Colonialismo, l’uomo delle bestie

Colonialismo, l'uomo delle bestie

Colonialismo, l’uomo delle bestie

Colonialismo, l'uomo delle bestie

Africa, credit Mary Blindflowers©

Mary Blindflowers©

È l’uomo delle bestie

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Ne Il Paese di Madreperla, Edizioni Alpes, Milano, 1926, documento di un’epoca in cui il colonialismo e il razzismo erano percepiti come normalità, c’è una descrizione precisa de L’uomo delle bestie. Non contenti di sottomettere gli uomini, i colonialisti, si dedicavano anche al commercio di animali in grande stile. L’uomo delle bestie era infatti un italiano che in Africa catturava in grandi quantità animali selvaggi e li rivendeva, non dopo averne sterminato una notevole quantità durante viaggi assurdi in cui le bestie, grandi e piccole, venivano tenute dentro delle gabbie trasportate a dorso di cammello. In una conversazione con Zucca, il commerciante di bestie, è fiero di quello che fa, sostenendo che una giraffa si pagava fino a centottantamila lire, ma vendeva anche zebre, uccelli, orix, antilopi, perfino leopardi, pitoni, scimmie, iene, coccodrilli, ginnette, sciacalli argentati, etc. etc. La maggior parte degli animali catturati morivano di stenti, di sete, malattie o maciullati durante la traversata:

Più della metà degli animali mi sono morti in viaggio. Se sapesse che razza di difficoltà è portar le bestie per centinaia e centinaia di chilometri a dorso di cammello… Basta che le bestie comincino a urlare e a dimenarsi dentro le gabbie, il cammello si spaurisce, perde la testa, si butta a correre all’impazzata per la boscaglia: e più quello corre, e più le bestie nelle gabbie fanno l’inferno: e lui, sbanda di qua, sbanda di là, s’impastoia nei cespugli di spine, ruzzola, si rialza, cozza con le gabbie nei rami, gli si sconquassa il carico, gli finisce già sotto la pancia a sbattergli di traverso tra le gambe… E allora è la rovina perché non lo si riacciuffa più che quando è a terra con almeno un paio di gambe spezzate e quando ha già seminato di rottami di gabbie la sua stupida fuga. Le bestie, allora, o si ritrovano addirittura macellate ovvero hanno riguadagnata, pagandola con un po’ di ballo e un po’ di paura, la loro libertà. Ma oltre questo pericolo, c’è le malattie, le infezioni che si contagiano fulmineamente da gabbia a gabbia e portano via le bestie a dozzine in poche ore… Avevo una gabbia piena zeppa di merli metallici e di martin pescatori. Saranno stati complessivamente un duecento, Non ne ho più uno. Adesso ho la morìa dei passeri tessitori. E la gran difficoltà poi di abbeverare tutta la compagnia quando si viaggia lontani dai fiumi e non c’è pozzi per la strada (pp. 37,38).

Una strage di animali in prospettiva puramente antropocentrica, mentalità che non è stata ancora superata. C’è infatti chi uccide vilmente  una capretta innocente per divertimento e chi spara ad un’orsa per stupidità. Notizie recenti che dimostrano come siamo soltanto trogloditi tecnologici, incapaci di empatia con la natura.

Gli animali servivano al colonialista anche come pasto. Si parla nel libro di menù sceltissimi e variati di cui si fa elenco:

Brodo ristretto di ottarda.

Petti di faraona alla milanese.

Cosciotto di dig-dig arrosto.

Filetto di gazzella ai ferri.

Francolini o pernici del deserto allo spiedo.

Non poteva mancare tra le pietanze la pasta con retorichetta annessa e connessa:

Tra le nostre più sicure armi di penetrazione pacifica e di vittoriosa diffusione del nostro genio nel mondo: la pasta asciutta. Delizia della tavola! Innocente felicità dello stomaco appagato… appetito… che ci richiama ai giorni belli ed aspri della giovinezza…

Vi risparmio il resto. Comunque sono in molti a pensare che siano stati i cinesi ad inventare la pasta come tante altre cose.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Nel film “El Alalein” con Favino e Solfrizzi, mentre le truppe muoiono di cumuli di sabbia da ghibli o di colpi di calore ai 50 gradi, gli Ufficiali emissari del duce portano loro la cromatina per lucidare gli anfibi al momento del supposto IO! IO! TRIUMPE! TRIUMPE! a via dei Fori Imperiali appositamente sventrata per le marce trionfali. Le truppe per sopravvivere debbono ammazzare e cuocere alla brace i cammelli. Per fortuna qualche esemplare era sopravvissuto e i colonialisti del duce in Egitto non c’erano mai stati!

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