Se il libraio è moralista

Se il libraio è moralista

Se il libraio è moralista

Se il libraio è moralista

Noblesse oblige, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Se il libraio è moralista

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Non parlerò del libro di Vannacci perché non l’ho letto e non intendo acquistarlo, e non giudico mai un libro dagli stralci proposti dai vari giornalisti che liberi non sono, ergo mi astengo dal fare commenti, sia nel bene che nel male. Mi limito invece a rilevare in questo articolo il moralismo dei librai che decidono cosa il lettore debba leggere e cosa no, appendendo cartelli fuori dalle loro librerie con su scritto: “Qui non si vende il libro del tale, qui non si vende il libro della talaltra”. Trovo che, al di là del caso Vannacci e della libraia che ha informato i suoi lettori di non voler vendere il libro dello stesso, questo atteggiamento di censura da parte dei librai abbia tre scopi: schierarsi politicamente, fare moralismo spiccio e falso, farsi un bel po’ di pubblicità.
Il punto uno punta l’attenzione sulla tensione del giudizio opinabile, meglio sullo sbandieramento estrapolato di un contenuto presunto che violerebbe gli standard feticcio della comunità, ossia del potere dominante. Il contenuto sarebbe non adatto ai dictat di una società civile. Forse è vero e forse no, si può scoprire solo leggendo, operazione che ormai non si usa più. Perché non lasciare che sia il lettore a decidere se veramente il contenuto dentro il testo possa essere inaccettabile? Perché impedirgli di leggerlo? Diventa atto arbitrario, una vera e propria censura quella di dire io non ti vendo questo libro perché ha contenuti non graditi al pensiero unico, il mio e quello del mio partito.
Punto due, il moralismo che il libraio ostenta è falso, perché si applica solo ad alcune categorie di libri e non ad altre, ad alcuni tipi di libri e non ad altri.
Dopo lo scandalo del ministro della cultura Sangiuliano che non ha nemmeno letto i libri in concorso allo Strega, nonostante fosse giurato, c’è stato qualche libraio che ha scritto fuori dalla sua libreria: “Qui i libri dei Premi Strega non si vendono?” Non mi sembra. Eppure da anni si sa che, al di là del ministro che ha ammesso di non aver letto nulla, nessuno legge nulla là, il Premio Strega è infatti tutta una farsa, un giochetto di potere tra grossi editori che decidono quale autore vada premiato e quale no, indipendentemente dal contenuto. Ma questo non scuote minimamente le coscienze dei librai che anzi mettono nelle loro belle vetrine fior di premi Strega, uno più inconsistente dell’altro e nulla hanno da dire sui contenuti dei loro libri e sulle modalità per cui sono arrivati fin là.
Terzo punto. Il moralismo spiccio serve al libraio come pubblicità. Se si puntano i piedi e lo si fa sapere in giro, tutti ne parleranno e ovviamente le persone rimarranno incuriosite, si schiereranno pro e contro, parleranno del libraio o della libraia del momento che, in caso venga insultata, perché la rete è grande e piena di imbecilli, assurgerà perfino a martire, vittima per le proprie idee.
Cioran in un suo libro, Squartamento, pubblicato in Italia da Adelphi, quando ancora le menti non erano rose e rimbecillite del tutto dal politicamente corretto, dice cose (che condivido) terribili agli occhi di un buonista:

Non c’è nessuno di cui, in questo o in quel momento io non abbia desiderato la morte.

Un libro deve frugare nelle ferite, anzi deve provocarle. Un libro deve essere un pericolo.

È un errore voler facilitare il compito del lettore. Non te ne sarà grato. Non gli piace comprendere, gli piace segnare il passo, sprofondare, gli piace essere punito. Donde il fascino degli autori confusi, donde la perennità della farragine.

E che dire de L’Isola del Tesoro? Un classico, no? Ma lo avete mai letto? Noioso e pure razzista.
Quando Jim incontra Ben Gunn, teme a causa del colore della sua pelle, che sia un selvaggio, e si rassicura soltanto quando capisce che è bianco come lui ma cotto dal sole. L’Isola del Tesoro è un libro che espone un punto di vista colonialista. Che facciamo? Scriviamo fuori dalle librerie: “Qui non si vendono i libri di Cioran, qui non si vende L’Isola del tesoro perché non sono politicamente corretti?”
Ed è politicamente corretta invece la raccomandazione del partito che serve per esporre tanti libri scadenti in vetrina e distribuirli ovunque, indipendentemente da quello che scrivono e monopolizzando tutto il mercato del libro?
Sono quelle domande senza risposta, fatte così, giusto per chiedere…

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Io ci ho un libro nel cassetto
    ma mai in vendita lo metto
    il partito me l’ha detto
    che quel libro sia interdetto.
    Per sapere se a Vannacci
    posso dire LI MORTACCI
    su, leviamoci sti stracci,
    ai divieti togli i lacci!!!

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