La latitanza delle motivazioni

La latitanza delle motivazioni

La latitanza delle motivazioni

La latitanza delle motivazioni

Libri, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

La latitanza delle motivazioni

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Nei lettori di oggi si riscontra una totale latitanza di motivazioni. Nei social specialmente chi dice di interessarsi di poesia e di leggere prosa, non ha spiegazioni che giustifichino in fase post-lettura, un parere negativo o positivo. Tutti hanno un parere, nessuno è in grado di motivarlo. Il chiacchiericcio si riduce a “grande poeta, bravissimo, eccelso”, etc. etc. oppure ad un disprezzo dettato spesso (occorre dirlo) da frustrazione personale verso chi ha avuto successo, per un motivo o per l’altro. Lodatori e odiatori stanno sullo stesso livello contenutistico. Non criticano alcunché, dando per scontato che il loro pigolio immotivato e stupido sia Vangelo perché sono stati loro a parlare.
Un signore ha scritto sulla mia bacheca che Eco è stato un grande semiologo. Gli ho chiesto di spiegarmi perché e mi ha bannato, così, direttamente, senza proferir parola.
Un altro ha pubblicato una poesia di Neruda, ho scritto che non mi entusiasma come poeta, riesce sì, a costruire belle immagini ma di base sono tutte prese dal repertorio classico e non si inventa nulla, per cui ritengo abbia i suoi limiti come poeta. Mi è stato risposto che è un grande poeta e se è stato tradotto in tante lingue, un motivo ci sarà. Ma anche Volo è stato tradotto in 22 lingue del mondo, ma a nessuno verrebbe mai in mente di definirlo un grande scrittore. Dunque la motivazione è poco strutturata, facilmente confutabile, la si demolisce in due secondi.
Di fronte alla richiesta di analisi più profonda, il lettore dice banalità oppure si scansa, troppo faticoso, e ripete, è un grande poeta, punto. Verità apodittica.
Non esistono in realtà verità incontestabili in letteratura, esiste un lettore critico che ha voglia di capire cosa un poeta e uno scrittore dicano e un lettore non-critico e superficiale che legge ma non va oltre un certo livello di lettura, evitando di impegnarsi troppo. La disamina del testo viene demandata ad altri, definiti competenti, i cosiddetti specialisti, i famosi studiosi, i soli che oggi sembrano aver diritto di leggere criticamente un testo, in sintesi, i cattedratici. Così accade che nel vuoto lasciato dal lettore che rifiuta categoricamente di leggere esercitando una critica del testo, si insinua la serpe evergreen dell’accademico il quale pensa di essere il solo essere senziente sulla terra, il solo che possa permettersi una disamina seria del testo. Ma il suo potere monopolizzante è alimentato proprio dal lettore medio, da colui che dopo aver letto dice: è grande poeta perché lo afferma lo studioso X, punto, non sono in grado di andare oltre. In sintesi la critica accademica unitamente alla grossa editoria stanno creando un non-lettore, ossia un soggetto che serve solo all’acquisto dei libri ma non alla loro lettura critica. Gli addetti ai lavori, editor e professori universitari, ci hanno convinto che soltanto loro siano i detentori del segreto di Fatima necessario per decifrare tutti i misteri di un testo letterario, tant’è che quando si affronta un conversazione sulla letteratura, il vuoto critico è evidentissimo, sia in caso di parere negativo su un testo, che positivo. Si denigra e si loda senza motivazione alcuna, con aggettivi generici quanto inutili che non arrivano mai a svelare la sostanza del testo perché ci si affida agli espertoni i quali, se osi fare una disamina che vada un poco più in là di un riassuntino generico, si urticano.
Di solito quelle che nei blog chiamano recensioni si limitano a fare un resumè piuttosto miserello della trama e a mettere il link per l’acquisto con la foto del libro. Professori e editors sono contentissimi, i primi perché non si è fatta nessuna critica letteraria seria, che è loro monopolio sacro ed esclusivo; i secondi perché un po’ di pubblicità gratuita non guasta mai, bisogna pur vendere.
Se un recensore osa andare oltre e si discosta dall’ortodossia ufficiale motivando, arrivano i ricercatori universitari e lo aggrediscono dandogli del deficiente e cercando di offenderlo sul piano personale, abbandonandosi allo sport preferito dagli accademici, l’arroganza. Questa è alimentata proprio dal fatto che il lettore medio si sente imbarazzato o inadeguato quando deve criticare un testo nel bene e nel male. L’accademico medio mediocre campa sulla paura e sulla insicurezza del lettore che si è abituato a non leggere più se non superficialmente. L’editoria poi aiuta molto l’accademico pubblicando molti libri che dicono esattamente quello che dicono e niente più, con un solo semplice e spesso deludente livello di lettura. Visto che il sistema ha creato un non-lettore che è soltanto un consumatore, in pratica un numero, gli dà dei libri semplici, innocui, che non fanno pensare troppo. Si aspetta inoltre che una volta acquistato il libro, si comporti da numero e si limiti a dire mi piace, non mi piace, bello, brutto e a chiamare pomposamente recensione, un parere senza nessuna documentazione critica.
Riprendiamoci la libertà di leggere un testo e capirne i meccanismi. Leggere non è un privilegio di pochi, ma un diritto di tutti. Tutti hanno diritto alla critica purché motivata. Chi critica senza motivare è solo un imbecille molto funzionale al sistema e ai suoi giochi di potere.

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Libri Mary Blindflowers

 

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