Scrittore, conosci l’amico giusto?

Scrittore, conosci l'amico giusto?

Scrittore, conosci l’amico giusto?

Scrittore, conosci l'amico giusto?

The tiger cat, 1770 ca. Credit Antiche Curiosità©

 

Scrittore, conosci l’amico giusto?

Mary Blindflowers©

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Gioacchino Lanzi Tomasi, nella “Premessa” a Il Gattopardo, scrive:

Il letargo dello scrittore (Giuseppe Tomasi di Lampedusa) durò fino al convegno svoltosi a San Pellegrino Terme nell’estate del 1954.

Cosa accadde in quella occasione?
Tomasi di Lampedusa aveva accompagnato al convegno il cugino Lucio Piccolo, che, presentato da Eugenio Montale, veniva ammesso nel Salone del Kursaal alla repubblica delle lettere.

Siamo al primo movimento: “essere presentati”, come accade anche ora, soltanto che ridicolmente lo si nega, oggi sono tutti geni… Eugenio Montale presenta Lucio Piccolo al salone del Kursaal; Lucio Piccolo presenta Tomasi di Lampedusa che è anche suo cugino. Non è una bella catenella? E relativamente al talento, sempre nella suindicata Premessa, Lanzi Tomasi scrive:

A distanza ravvicinata quella repubblica (delle lettere) non gli apparve composta da semidei. Fare il letterato può equivalere ad essere letterato, e non tutti gli ingegni raccolti a San Pellegrino avevano fatto gran che.

Il prefattore qui sostiene che, se si è presentati, non occorre aver fatto “grandi cose”, in poche parole piuttosto esplicite, il talento non è necessario. Un po’ come accade anche oggi. Gli scrittori mainstream, non sono mica tutti talentuosi, ma presentati sì, condizione essenziale per fare lo scrittore di successo. E fin che lo dico io che sono Pinka, potreste dire, ma che dici mai? Non è così! Sei invidiosa! E invece ce lo sta dicendo Gioacchino Lanzi Tomasi, prefattore de Il Gattopardo, e ce lo sta dicendo in un libro pubblicato da Feltrinelli. Insomma è piuttosto chiaro il messaggio. Si dà per scontata la raccomandazione, vissuta a tal punto come cosa normale, da metterne le vicende per iscritto e farle sapere a tutti. Non è meraviglioso?
Ma continuiamo.
Lanzi Tomasi precisa ulteriormente:

 

L’attività poetica e la fortuna di Lucio Piccolo, un paio di giorni a San Pellegrino fuori dalla sua solitudine, le lezioni pomeridiane che impartiva a Francesco Orlando, anch’egli a quei tempo poeta e narratore, si tradusse in incentivi all’azione. Scriveva digià sul finire del 1954 e nei trenta mesi che gli restarono da vivere, Lampedusa scrisse quasi ogni giorno, indipendentemente dal successo, quello che la sorte in vita gli negò.

 

Il Gattopardo, infatti, venne pubblicato postumo a cura di Giorgio Bassani, soltanto nel 1958. In realtà Tomasi di Lampedusa aveva cercato invano di pubblicarlo in vita. Come si pubblica e si pubblicava in Italia con un grosso editore? Tramite il solito noto, ovvio. Dunque che fece l’autore de Il Gattopardo? Si rivolse a Vittorini che allora era un mammasantissima, decideva le sorti di chi doveva e non doveva pubblicare. Vittorini “scorse il dattiloscritto prima per la Mondadori poi per la Einaudi”, e lo rifiutò:

La risposta personale di Vittorini raggiunse Tomasi di Lampedusa a Roma: “come recensione non c’è male ma come pubblicazione niente…” Se Vittorini era un letterato in grado di riconoscere un avversario degno di considerazione, sosteneva anche di non essere l’uomo fatto per proteggerlo.

Allora lo scrittore mandò il dattiloscritto ad Elena Croce che a sua volta lo mandò a Giorgio Bassani il quale lo pubblicò per Feltrinelli, su sollecitazione della sua amica Croce. Siamo all’amica dell’amico qua… Come al solito… Ma Tomasi di Lampedusa, nonostante avesse trovato la persona giusta, amica di Bassani che aveva il potere di pubblicarlo, morì e quindi non poté vedere il suo libro edito:

 

I 18 mesi intercorsi tra l’invio del dattiloscritto ad Elena Croce e la sua pubblicazione nei “Contemporanei” della Feltrinelli non sarebbero poi stati troppi se la morte non fosse stata più lesta. La tragedia è affatto umana, non letteraria.

Tomasi di Lampedusa era nobile, ebbe una maestra privata, imparò il francese, era cugino di uno già famoso, Lucio Piccolo, anche lui aristocratico… insomma poteva frequentare, per la sua condizione sociale, quegli ambienti che avrebbero potuto consentirgli di pubblicare. Nonostante questo, ebbe difficoltà poi superate grazie al ricorso dell’amica dell’amico.
E credete che dai tempi di Tomasi di Lampedusa ad oggi sia cambiato qualcosa? Credete voi, cari lettori, che correte in libreria (sempre meno devo dire), a sfogliare gli ultimi capolavori, che quei libri siano stati pubblicati dai grossi editori e immessi nella grande distribuzione, perché gli autori sono bravi? Eh no, non basta essere talentuosi, anzi, non è nemmeno necessario, come ha scritto Lanzi Tomasi, spesso gli autori non hanno fatto gran che… ma pubblicano…
Non è cambiato nulla. Se vuoi fare lo scrittore di successo occorre l’amico giusto. Non ce l’hai? Ah allora son guai! Sei e resterai Nessuno. Funzionava e funziona così perché siamo primitivi, la nostra cultura è classista e oscurantista, basata sulla raccomandazione. Se Tomasi di Lampedusa non avesse conosciuto Elena Croce, non avrebbe mai pubblicato. È un fatto confermato, potete leggerlo dentro un libro di un grosso editore, e la storia della letteratura è tutta così. Si ha successo previa raccomandazione, se no si viene ignorati. Prima di tacciare di invidia chi dice questo, prima di accusare uno scrittore di pochezza perché viene ignorato dalla critica, leggetevi qualche libro, magari le prefazioni, potreste trovare notizie interessanti su come realmente funziona tutta la giostra della cosiddetta “cultura” e della doc letteratura basata sul toc toc di chi conta.

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

 

 

 

 

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