L’arte contemporanea? Un bluff!

L'arte contemporanea? Un bluff!

L’arte contemporanea? Un bluff!

L'arte contemporanea? Un bluff!

L’arte contemporanea? Un bluff!

 

Mary Blindflowers©

L’arte contemporanea? Un bluff!

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Le installazioni d’arte degli anni 60-70 nascono come “protesta” contro la discriminazione delle donne, l’inquinamento, il sistema finanziario, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, contro le guerre, etc. etc. In pratica l’idea era quella di utilizzare materiali diversi, coinvolgendo attivamente lo spettatore nel processo artistico, facendogli acquisire consapevolezza dei problemi del mondo. Tutto molto bello in teoria, certo, ma profondamente e insanabilmente contraddittorio nella pratica.
Come sempre, tra realtà e apparenza, c’è di mezzo la faciloneria con cui si crede a tutto nelle epoche delle propagande e delle università compiacenti alla politica del momento e alle classi sociali alte, le sole che detengano il monopolio dell’arte.
In sintesi le installazioni oggi sono diventate arte mondiale o globale, un sottoprodotto replicato quasi industrialmente e posizionato in più punti del globo “per creare consapevolezza”, si dice, ma in realtà “per fare soldi” utili per creare altre installazioni che producono altri soldi e così via.
Tanto per farla breve, dei ricchi signori raccomandati da altrettanti ricchi signori, mettendo dei cessi in un prato o delle bolle di metallo caccaferro sull’erba, due ombrellini sgangherati o degli animali sotto spirito nelle biennali tutte a pagamento, dovrebbero renderci più intelligenti e sensibili, eh già… Dei ricchi signori perfettamente inquadrati nel sistema finanziario dell’arte, della politica e delle raccomandazioni, dovrebbero istruirci sulle devastazioni del sistema finanziario, della politica, dello sfruttamento umano, della povertà e delle raccomandazioni. Siamo al gatto che dà lezioni al topo dentro una piccola ed elitaria gabbietta d’oro, prima di mangiarselo. Il topo siamo noi, poveri creduloni che vediamo dei letti sfatti o delle palline colorate buttate per terra nelle super-inutili biennali, e crediamo a tutto ciò che ci vien detto da due accademici corrotti e privi di coscienza. Crediamo a bocca aperta che quelle palline siano simbologie di mondi giusti e rotanti sulla nostra stupidità, e che i letti sfatti siano apologie di tutti i diritti umani possibili e immaginari. Poi dicono che il mondo non abbia fede. Macché! Eccome se ce l’ha! Ha fede nel nulla! Noi, da quei poveri sprovveduti che siamo, crediamo agli “esperti”; inneggiamo all’arte e all’artista, ai grandi significati sociali che questi promuove assieme ai galleristi che foraggia di becchime sempre fresco, laddove il becchime è il denaro. Siamo religiosi, lo siamo fino in fondo, crediamo alla lotta sociale dell’artista upper class raccomandato da un gallerista e da due professori pagati. Pensiamo che sia vero che con due mutande appese a un filo dentro una biennale o una galleria, l’artista lotti contro il business che è in definitiva egli stesso, solo che non si dice e chi lo intuisce, praticamente tutti quelli a cui rimane un grammo di cervello, viene tacciato di invidia.
Viviamo in un’epoca tecno-primitiva, ossia siamo immersi in una civiltà che è di base molto primitiva, fondata sull’inganno delle masse e sull’azione costante della propaganda, ma anche molto tecnologicizzata.
Anziché utilizzare la tecnologia per istruire veramente e alimentare lo spirito critico delle persone, la si utilizza per creare un inganno mondiale e nuove forme di dominio dell’uomo.
Così il modello di finta protesta per i diritti umani, che in realtà serve solo a far fare altri quattrini a gente già ricca, viene replicato a livello planetario. L’arte diventa globale. Il privilegio viene reiterato e amplificato in modo semplice, ora che le comunicazioni sono facilitate. Le biennali e le grosse gallerie in cui si entra pagando, monopolizzano totalmente il concetto di arte e stabiliscono con l’arroganza propria del dio quattrino, cosa possa essere chiamato arte e cosa no.
Il risultato? Qualunque castrone ricco ed agganciato può fare arte, tutti gli altri ne sono esclusi.
Il castrone propinante castronerie doc, avrà l’appoggio delle università che lo includeranno nei loro programmi, avrà il sostegno della stampa, dei galleristi e delle biennali dove si entra se si hanno soldi e pure tanti.
La società tecno-primitiva presuppone il bluff contenutistico e la sublimazione artificiosa di un contenuto dentro un oggetto che di quel contenuto viene investito impropriamente, senza alcun nesso reale o creativo. Un ombrello, lo scheletro di un cavallo, un cesto, un bidone di spazzatura, dei coriandoli, delle ossa finte, dei palloncini, delle sedie, dei fiori, dei cavoli a merenda o della merenda nei cavoli alla cena della pena, insomma qualunque quisquilia, diventa la legenda di una narrazione fittizia, in cui i significati vengono costruiti a tavolino dalla classe dominante per renderci sempre più stupidi e farci trattare come tali mentre ci dicono che ci rendono istruiti.
È un neocolonialismo delle coscienze iper-tecnologiche e vuote di senso, votate alla primitività, alla inconsapevolezza. E andrà sempre peggio.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

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