Il giardino di mezzanotte

Il giardino di mezzanotte

Il giardino di mezzanotte

Il giardino di mezzanotte

Pearce, Il giardino di mezzanotte, credit Antiche Curiosità©

Il giardino di mezzanotte

Mary Blindflowers©

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Philippa Pearce, Il giardino di mezzanotte, libro del 1958, pubblicato per l’Italia da Salani e recentemente da Mondadori, è un libro che merita attenzione, godibilissimo dall’inizio alla fine.
La trama è bella, avvincente, scritta quando ancora gli scrittori sapevano concertare vicende e situazioni. Giocata tutta sul senso del tempo che passa, torna, si volge e riavvolge dando un senso d’infinito dei mondi impossibili, è una sorta di felice ritorno nietzschiano.
La storia avvince il lettore e lo trascina continuamente dalla realtà alla fantasia. La dicotomia del salto temporale, il sapore dell’onirismo e di una metafisica legata comunque alla concretezza, sono gli ingredienti di questo romanzo, concertato con maestria sulla scia del realismo magico.
Le descrizioni, a differenza di quanto accade in tanta letteratura contemporanea, non sono affatto atone ma profondamente legate ai sentimenti dei personaggi. L’ambiente non viene descritto per creare un effetto tappezzeria morta ma per rendere vivissimi i protagonisti.
I luoghi, nella felice dinamica oppositiva interno-esterno, sono perfettamente funzionali alla trama, segnano oniricamente o realmente il senso della vita, dell’amicizia, dell’affetto e di quel confetto che è poi l’infanzia destinata a finire nell’età adulta e dunque nella vecchiaia.
Si tratta di una sorta di favola filosofica destinata ai ragazzi ma che può essere letta con piacere anche dagli adulti.
Il finale non è affatto scontato. A differenza dei fantasy alla Harry Potter che, oltre la crosta superficiale, quell’esoscheletro lisciato dal marketing e da accademici fin troppo consenzienti al sistema che trovano significati anche dove non ci sono, qui siamo in presenza di un romanzo che ha profondità contenutistica e che fa riflettere. Lo stile è semplice perché si rivolge a dei ragazzi, ma semplicità non significa banalità. Ce lo ha insegnato lo stesso Silone.
Le atmosfere sono accattivanti. La trovata della tredicesima ora ha del genio. L’ora che non esiste consente il passaggio temporale di Tom, il protagonista. Egli salta da una realtà domestica deprimente, segnata da adulti noiosi e ordinari, profeti della buona educazione, a un mondo altro, diverso, di libertà, in cui il ragazzo può essere finalmente se stesso, in barba alle convenzioni sociali troppo rigide degli adulti. Essi giudicano senza conoscere, sono superficiali, non fanno nessuno sforzo per capire una realtà emotiva che non arrivano ad afferrare perché sono troppo aridi per sognare.
Il giardino è una sorta di Eden primigenio, dove la natura parla il suo linguaggio segreto alle anime che vogliono sentirla. È là che Tom conoscerà Hatty, l’orfana adottata e tollerata a malapena dalla zia. Hatty che immaginerà di essere una principessa, sfiderà lo snobismo dei cugini, l’indifferenza affettiva della zia, e si rifugerà con Tom in un mondo fatato e immaginario.
La parte migliore del personaggio maschile è che si interroga in continuazione. Non ha affatto l’arroganza dell’eroe, fa perfino ricerche storiche e indagini per capire cosa gli stia succedendo. È di notte che la pendola suona la tredicesima ora e si può passare dal misero giardinetto diurno della zia, dove ci sono solo i bidoni della spazzatura, al meraviglioso giardino di mezzanotte dove soltanto Hatty, Abel e gli animali possono vederlo. Sono infatti gli unici in grado di sognare in un mondo sostanzialmente arido e perbenista che non crede più nel valore della fantasia di cui è totalmente incapace di decifrare i messaggi.
Quando Tom urla perché non riesce più la notte a penetrare nel giardino segreto, lo zio pensa che sia sonnambulo e che gridi perché si è spaventato.
È invece Peter, il fratello di Tom, bambino anche lui, che non può muoversi da casa a causa del morbillo, a capire il mondo fantastico di Tom, a condividerne i piccoli segreti, a distruggere le sue lettere per evitare che i genitori le leggano.
Verso il finale si trova anche il senso della devastazione delle cose, con le case costruite dove un tempo sorgevano giardini. C’è infine una felice agnizione tra anime che non rinunciano mai al sogno, nonostante l’inesorabilità del tempo che passa.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

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