Peter Pan, due versioni

Peter Pan, due versioni

Peter Pan, due versioni

Peter Pan, due versioni

Rompere il ghiaccio, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Peter Pan, due versioni

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I pochi veloci appunti che seguono, della valenza di un intramuscolo, sono tesi a evidenziare in modo estremamente sintetico e sicuramente non esaustivo la forte connotazione “femminista” del primo Peter Pan, il bambino che non voleva crescere, 1904, rispetto alla successiva trascrizione romanzata: Peter Pan nei giardini di Kensington in cui la figura femminile è già notevolmente ridimensionata e condotta nell’alveo della suggestione del mainstream e dei luoghi comuni, nonostante si noti comunque un’avversativa importante, un ma che dimostra come Barrie abbia comunque mantenuto un punto “femminista”.
La versione teatrale di Peter Pan è molto più esplicita sul piano dei diritti femminili se non della superiorità delle ragazze sui ragazzi. Peter infatti afferma direttamente fin dal primo Atto che “una ragazza vale più di venti ragazzi” e tutta la simbologia della fiaba tende a rovesciare il simbolo fallico in immaginario materno-femminile. Wendy viene scambiata per un uccello ed è un nido di uccello a salvare come madre amorosa Peter che rischia di affogare abbandonato su uno scoglio solitario.
L’uccello che nella simbologia tradizionale è simbolo fallico per eccellenza, qui viene trasformato in madre o figura femminile salvifica.
Anche nel romanzo successivo è ricorrente la simbologia del nido ma l’esaltazione del femminino è contenuta e ritmata dopo uno sbeffeggiamento e una parodia dello stesso che è come un riportare la mentalità dell’epoca per poi negarla.
Barrie ad esempio dice che ci sono due tipi di cricket, “il cricket dei maschi, che è un vero cricket con il suo battipalla e il cricket delle ragazze che si fa con la racchetta e la governante…”
Le ragazze non sanno giocare a cricket e fanno ridere al solo guardarle ma c’è sempre l’eccezione. “Una creatura chiamata Angela Clare fece tanti colpi…” E qui l’autore sospende il racconto lasciando immaginare al lettore la figuraccia dei ragazzi.
Le donne della prima versione teatrale non sono affatto propense alle lacrime facili, tant’è che anche Giglio Tigrato, la ragazza indiana catturata dai pirati, assente nella versione romanzata, non piange nemmeno di fronte alla prospettiva di essere uccisa, mentre sono i pirati ad essere piuttosto effeminati, infantili e piagnoni. Qui Barrie rovescia lo stereotipo stevensoniano sulla rudezza dei pirati, parodizzandolo, tant’è che Capitan Uncino vuole catturare Wendy perché la bambina diventi la sua mamma, raggiungendo l’acme del ridicolo nell’idea balorda per qualsiasi adulto sano di mente, figuriamoci per un pirata, della proposta a se stesso di una bambina per mamma. Del resto il Capitano ha perso la mano per colpa di un bambino, l’odiato Peter Pan. Anche questo particolare rafforza il senso del ridicolo e lo sprofondamento dei personaggi maschili in un mondo infantile che non prevede alcuna assennatezza o razionalità di giudizio.
Se però nella versione teatrale le figure femminili hanno gli occhi perlopiù asciutti, nel romanzo piangono a profusione per un nonnulla perfino perché il parrucchiere taglia i riccioli al loro figlioletto in un accostamento forse un poco irriverente tra la mitezza della pecora e le dame sul palco in teatro, che forse nasconde una critica della società bene: “Quando David lasciò i suoi riccioli dal parrucchiere disse loro addio… senza il minimo tremito nella voce, nonostante sua madre avesse le lacrime agli occhi… un altro momento terribile è quando l’uomo ha liberato dal loro manto di sudicia lana le spalle della pecora, e questa improvvisamente prende l’aspetto di una dama quando appare al davanzale del suo palco in teatro”.
Nella versione romanzata Barrie tende di più a riportare gli stereotipi vittoriani sulle figure femminili: Le ragazze e le donne sono spesso pavide e smorfiose: “fare le smorfie è comportarsi come una bambina…”; “ma eccoci in vista del gran Lago Rotondo, un bellissimo luogo, dove le governanti vorrebbero sempre opporsi ad andare, perché, già, sono donne e non han punto coraggio”.
Mentre i pirati della versione teatrale piagnucolano come bimbi, nel romanzo i bambini hanno il dovere di essere virili e di non fare assolutamente cose che potrebbero farli somigliare alle ragazze, altrimenti vengono puniti: “È una storia terribile quella di Marmaduke Perry, che aveva fatto le smorfie per tre giorni di fila ed era stato condannato a comparire nel Viale Grande calzato colle calze di sua sorella. Egli corse a nascondersi nella casetta di legno, e rifiutò in ogni modo di venir fuori finché non gli portarono tanti bonbons, quanti era giusto dargliene perché potesse superare la vergogna”.

Miss Mabel Grey, assente nella versione teatrale, era un bambina molto assennata secondo i canoni comuni ma anche piuttosto annoiata e il giorno che impazzì si sciolse i lacci delle scarpe, cacciò fuori la lingua, gettò la sua cintura in una pozzanghera ballandoci sopra ed ebbe una serie di incredibili avventure fino a che non venne riacciuffata dalla madre e riportata alla ragione ossia alla mentalità che relegava la bambina nel mondo di reale noia.

In entrambe le opere io scorgo una polemica femminista, soltanto che è molto più esplicita nell’opera teatrale che ha tempi di svolgimento e dinamiche differenti legate alle necessità della rappresentazione, quindi schiettamente comunica al lettore un punto di vista direttamente a favore del femminile. Nel romanzo invece si gioca maggiormente con l’ambiguità, affermando e negando in un gioco ossimorico molto interessante ma meno esplicito e diretto. Ma rompere il ghiaccio con un’opera letteraria significa anche coglierne i sensi impliciti e simbolici evitando le letture superficiali e i giudizi affrettati da lettori ingenui.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

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