Ezio Flori, curiosità manzoniane

Ezio Flori, curiosità manzoniane

Ezio Flori, curiosità manzoniane

Ezio Flori, curiosità manzoniane

Ezio Flori, curiosità manzoniane, credit Antiche Curiosità©

Mary Blindflowers©

Ezio Flori, curiosità manzoniane

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Ezio Flori nel 1934 dà alle stampe per Vallardi un curioso e interessante libro intitolato Soggiorni e villeggiature manzoniane.

Al di là di certa retorichetta celebrativa rinvenibile nelle pubblicazioni di inizi Novecento, il testo è pieno zeppo di curiosità sulla famiglia Manzoni, studiata in base ai soggiorni in varie località e dimore signorili nelle quali la famiglia si trovò a vivere periodicamente. 100 illustrazioni in realtà foto, sono sparse nel libro, dando concretezza visiva a quanto si dice.

Interessante è stato scoprire che Manzoni proveniva da una famiglia di arrampicatori sociali, mercanti e guerrieri, ecclesiastici senza scrupoli, di non antica nobiltà.

Flori ci svela i retroscena dell’investitura nobiliare dei Manzoni e i traffici di Pietro per ottenere lo stemma:

 

Mercanti, guerrieri e magistrati, di spirito assolutistico e coscienza spregiudicata… tutti gli appartenenti ai tre rami di questa famiglia, ebbero un culto geloso della loro nobiltà. Primeggiare sì, anche mediante la forza, anche a costo di tutti i costi, ma con la sottintesa presunzione che la nobiltà della loro stirpe desse loro un indiscutibile diritto morale al primato e all’impero. Anche quelli tra di loro che appartennero al sacerdozio non furono esenti da questa vera e propria coscienza. E come i loro parenti e consorti vantavano i titoli baronale e signorile, così questi ultimi ambirono e conseguirono onorificenze e cariche ecclesiastiche. Fin dal 1771 don Pietro, padre del nostro grande, per essere ammesso agli onori di Corte, aveva fatto riconoscere le “qualità del suo sangue”. In data 9 marzo 1782 è una sollecitatoria al Presidente del Tribunale Araldico del maggiordomo maggiore… Principe Carlo Albani, nella quale s’afferma aver già Don Pietro Manzoni “ fatta constatare al Tribunale Araldico la nobiltà della propria famiglia”. Subito il giorno dopo il Principe Albani veniva assicurato che la famiglia del signor Pietro Manzoni “era stata descritta nel catalogo delle famiglie nobili”, così don Pietro e anche il fratello canonico Paolo, entrarono a Corte… chiesero nel 1791 di essere aggregati al patriziato milanese ma la Congregazione degli Ordini… non accolse la loro domanda… Soltanto nel 1821 Antonio Manzoni, avendo conseguito il riconoscimento governativo della propria nobiltà, poteva inviare alla Congregazione municipale di Milano una copia in duplo del proprio Stemma (pp. 20-22).

 

In poche parole i Manzoni erano soltanto dei parvenus che si erano arricchiti nel Seicento grazie ad attività finanziarie di vario tipo e che si erano comprati poi lo stemma a forza di carta bollata ed esborsi.

Manzoni, figlio in realtà della relazione della madre Giulia con Giovanni Verri,  godette tutti i frutti dei maneggi del padre ufficiale e poté permettersi il lusso di non lavorare per tutta la vita, dedicandosi ai salotti e alla scrittura.

Aveva altresì un pessimo senso degli affari. Svendette infatti la villa al Caleotto a Giuseppe Scola che acquistò anche gli arredi ad un prezzo irrisorio.

Flori riporta pezzo per pezzo l’inventario dei mobili e delle opere d’arte presenti nella villa e si meraviglia che perfino 32 dei 40 Piranesi, siano stati letteralmente svenduti dal Manzoni e definiti genericamente nell’inventario: cartine indicanti o rappresentanti antichità di Roma dei numeri 68, 118, 119 e 136.

Scrive Flori: “Ora che il falegname chiamato a peritare quel mobilio, non abbia fatto il prezzo che del vetro e della cornice si comprende benissimo; non si comprende come quei capolavori sfuggissero al Manzoni” (p. 68).

Anche i tentativi del Manzoni di coltivare i gelsi e il cotone, andarono in malora, nonostante agli inizi egli pensasse che fossero ben riusciti, per inesperienza e scarsa capacità da neofita:

 

Questi primi esperimenti agricoli del Manzoni, questa sua passione per la cultura di piante esotiche e rare sono stati presi forse un po’ troppo sul serio. Era in fondo, una smania di neofita che gli faceva scambiare il bello effimero per l’utile duraturo, l’apparenza per la consistenza… tutto il tenimento mancava d’arboratura, presentandosi squallido, difettava di gelsi e di vite… (p. 116).

 

Il libro, descrive anche le manie feticiste di donna Teresa Borri, seconda moglie di Alessandro Manzoni:

 

Se avessimo voluto riferire tutti gli episodi attestanti il culto di donna Teresa per il suo Alessandro  avremmo riempito non uno, ma due volumi… Così ne abbiamo omesso una quantità, tra i quali i capelli del marito raccolti precisamente negli anni 1841, 42, 51, 56 e 59… In quell’anno 1851, Stefano Stampa, tondendo come di consueto, i capelli al patrigno, non curavasi naturalmente, intento alla sua operazione, di quelli che dalle forbici cadean sul pavimento. Ebbene donna Teresa li raccoglieva da terra e li serbava gelosamente avvolti… Un’altra volta, a Milano, il 15 luglio del ’56, li fece raccogliere da terra dallo stesso suo Alessandro “essendo lei ammalata in letto” (p. 204).

 

Insomma il libro di Flori esula da una consueta ufficiale biografia per offrirci uno spaccato di vita, vizi, virtù e manie legate alla vita dei Manzoni,  che molti non conoscono e che non si ha interesse a ripubblicare, perché il mainstream deve coltivare l’idea assurda di ogni perfezione e cattolica virtù manzoniana, l’autore de I Promessi Sposi, il cattolicissimo e macchiettistico libro ufficiale della scuola italiana.

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Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Se fai buono sulla Terra
    tutto il marcio si sotterra.
    Se prometti il Paradiso
    non emerge che sei un priso
    nel tuo vivere meschino
    da Mondella e Tramaglino.
    Ma di scheletri interrati
    e di Egidi sciagurati
    nostra vita fa concento
    come a Monza nel convento!

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