La fine delle lumache

La fine delle lumache

La fine delle lumache

La fine delle lumache

Le lumache, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

La fine delle lumache

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Pinocchio bussa alla porta della fata che dorme e dice alla lumaca: Portami almeno qualche cosa da mangiare, perché mi sento sfinito.
La lumaca torna, porta un vassoio d’argento con sopra un pane, un pollastro arrosto e 4 albicocche mature.
Alla vista di quella grazia di Dio, il burattino si sente consolar tutto. Ma quant’è grande il suo disinganno quando incominciando a mangiare, si accorge che il pane è di gesso, il pollastro di cartone e le quattro albicocche di alabastro, colorite, come vere (C. XXIX). Insomma Pinocchio si accorge che c’è un inganno!

Ecco ora qualche lumaca, una teca che riproduce il loro ambiente naturale, foglie di lattuga e 4 contenitorini d’acqua posizionati ai lati della teca.
Nel viaggio lento verso il cibo, qualche lumaca sale sul guscio dell’altra con il suo unico grande piede, muove le corna, e si dirige verso uno dei quattro contenitorini d’acqua, non si limita a bere, ma si fa il bagno direttamente dentro il contenitore, lasciando bava e residui fecali, poi si allontana per mangiare, lasciando alle altre il contenitorino lurido.
Altre tre lumache si dirigono ciascuna verso tre contenitorini non ancora usati, con acqua fresca, una beve e se ne va, le altre due ci si sdraiano dentro e là rimangono, posizionando il guscio direttamente nell’acqua come se fosse una piscina fresca e si addormentano così perfino.
Questi sono i fatti, nudi e crudi, così come si presentano al nostro occhio, né più né meno.
Se io fossi una giornalista e scrivessi oggi per un giornale non potrei riferire i fatti così come sono avvenuti, probabilmente ricercherei il sensazionalismo, per ottenere un effetto “urto”. Allo scopo di attirare l’attenzione è utilissimo un giudizio morale e quindi anziché intitolare il minuscolo resoconto sulla vita dei gasteropodi osservati: “Osservazione delle lumache”, scriverei “Le lumache egoiste” oppure “Le lumache assassine”, perché di fatto impediscono alle altre di bere acqua pulita. Insomma oggi i giornali non riportano notizie ma mere opinioni di chi scrive che, in barba ad ogni deontologia professionale, ha il compito non di riferire i fatti ma di attirare lettori annoiati sempre meno capaci di stupirsi perché assuefatti un poco a tutto. Si sa che dopo qualche tempo una medicina-veleno o ti uccide o non fa più effetto. Ed è quello che accade sotto i nostri occhi. Il sensazionalismo forzato e grondante opinioni non richieste e spesso non professionali, non solo ha preso totalmente il sopravvento rispetto al giornalismo serio, ma ricerca man mano che si va avanti, effetti sempre più forti, non-notizie sempre più assurde, che postate anche nei social in determinate fasce orarie, hanno lo scopo di manipolare, indirizzare la pubblica opinione in un senso o nell’altro, e creare dissapori tra i lettori a scopo distrattivo.
L’informazione non esiste praticamente più, così le lumache diventano animali killer e tutti ripetono che lo sono, fino ad arrivare a convincersene sul serio e non hanno la consapevolezza del Pinocchio collodiano ancora in grado di capire che c’è qualcosa che non va nei cibi finti che vengono serviti.
Mentre la lumaca collodiana, madre e padre, simbolo di uno stato originario cosmogonico e lento, ha un lumicino acceso sul capo, la luce della conoscenza nel buio mondo dell’esistenza terrena, noi corriamo frenetici nell’oscurità, sprofondando nell’interpretazione dell’interpretazione di ogni notizia già interpretata da altri. Ci sfugge così, perennemente, quel genuino senso di comunione con il fatto in se stesso, al naturale, per affidarci ad un’orda di moralisti che viaggiano su auto veloci e con candele spente. Li ascoltiamo come oracoli quando dicono banalità imbarazzanti, danno suggerimenti su come cuocere la pasta senza fuoco, mangiare senza cibo, correre senza piedi e senza energia, risparmiare i soldi che loro sprecano assieme al fiato dello zucchero filato da giostra degli incanti che vogliono venderci.
Siamo vittime di un sistema orwelliano da “1984”, romanzo del resto bannato anche in certe università inglesi filo-atlantiste, in nome di una sana educazione alla schiavitù e di sottomissione totale alla linea del potere.
Siamo alla narrativa inventata sulla lumaca e oltre ma senza narrativa e soprattutto senz’arte, quella ormai non va più di moda.

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Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Dove sei finito, fatto?
    Io lo sai sono distratto
    dal press-man testina lassa
    con la distrazion di massa
    che è davvero fiera arma
    per portar al cervel la tarma!

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