Alberato martirio di sogni

Alberato martirio di sogni

Alberato martirio di sogni

Alberato martirio di sogni

Il respiro della montagna, credit Mary Blindflowers©

 

Domenico Sciacca©

Alberato martirio di sogni

 

***
Pigiamini sgraziati
E babbucce di cenere rosa
Per i suoi quarant’anni.
Sei anni prova a compierli da secoli Sara.
Non ha occhi ma emboli di fango
La fronte sterrata da lenzuola mitragliate dal silenzio
Un carillon di pillole
A ritardare il soliloquio delle bambole
E fogli di quaderni intagliati
Dalla raucedine degli angeli.

 

***
La città da qui
è un alberato martirio di sogni,
mi schioda inerzia dagli occhi
con martelli di ghiaccio.
Lungo l’ossuto sbadiglio
verde dei monti
il cielo si fa ritaglio
maldestro del respiro,
o sapore di vento
che a tratti sembra sgozzare palazzi
con tronchi di nebbia duri
come i tuoi bracciali di corallo.

Girami di fianco
quando il sole
è uno schiamazzo notturno.

 

***
Non era ancora un lontano rivale
il mio disagio di orientarti
tra le mellifere assonanze degli alissi,
eppure rincasava sempre in tempo
per noi la notte,
come il tuo fondotinta chiaro,
le tue vertebre sul tavolo in cucina,
e l’urbano vezzo del mattino
larvato e premuroso
come il gomito tiglioso di un cecchino.

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