Ecco un libro curiosissimo

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Ecco un libro curiosissimo

Manni, Le Veglie piacevoli, 1715, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Ecco un libro curiosissimo

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Ecco un libro curiosissimo: Le veglie piacevoli ovvero notizie de’ più bizzarri e giocondi uomini toscani, le quali possono servire di utile trattenimento scritte da Domenico M. Manni, Accademico etrusco, seconda edizione fiorentina, Firenze, a spese di Gaspero Ricci da S. Trinità, 1715 (data errata, forse per un errore di stampa, visto che i tomi successivi sono datati 1815).
L’opera è molto interessante perché descrive le biografie facete di alcuni personaggi antichi. Non a caso la prefazione dell’autore recita che la realtà può essere più faceta della fantasia.
E in effetti, scorrendo il primo tomo, la biografia di Vaiano Vaiani da Modigliana, è tra le più divertenti. Dopo aver studiato “quel pocolino” che i maestri di Modigliana potevano insegnare, Vaiano andò a Firenze per cercar fortuna e iniziò ad occuparsi di belle lettere, in particolare di poesia:

 

La vivacità del suo spirito spaziò quanto gli fu permesso negli studi delle belle lettere, occupandosi massime della Poesia, la quale d’ordinario non dà da vivere. Per questo praticò familiarmente la casa, e la persona del celebre Andrea Salvadori, Poeta della Corte di Toscana… Prese intrinsichezza con Alessandro de’ Macchiavelli de Certaldo, il quale allora patrocinava cause in Firenze… (Manni, p. 97).

 

Vaiano viveva di espedienti e burle, dopo aver preso a frequentare Alessandro de’ Machiavelli, pensò bene di andare a rubare a casa sua. L’occasione arrivò una sera di Carnevale, mentre Alessandro, la moglie e la fantesca si trovavano ospiti a una veglia. Vaiano si fece dare dalla fantesca le chiavi di casa, fingendo una necessità corporale. Quindi andato a casa del Machiavelli, aprì l’uscio e pose un legnetto sotto il saliscendi in modo che rimanesse alto e facesse sembrare l’uscio serrato, poi restituì la chiave alla serva, quindi dopo un poco tornò alla casa, rubò tutto il contenuto di una cassa dove si trovavano i gioielli della moglie del Machiavelli. Tornati a casa i padroni, si accorsero del furto e incolparono la serva per non aver chiuso bene la porta, ma questa si ricordò di aver dato le chiavi a Vaiano che venne denunciato, catturato e interrogato. Questi si inventò di aver avuto i gioielli dalla moglie del padrone di casa innamoratasi di lui. Per non perdere l’onore, il denunciante, non procedette oltre e Vaiano venne liberato, riuscendo a cavarsela.

Le storie delle truffe di Vaiano sono simili a tante novelle boccaccesche.
Manni racconta anche che il licenzioso religioso, Vaiano era infatti anche prete, fece da finto mezzano a Lionardo Nemi, il quale, innamoratosi di una donna, cercava di conquistarne il favore. Vaiano diede ad intendere a Lionardo di poter consegnare i suoi regali alla donna. Si fece dunque dare dei regali e finse di portarli alla donna finché non venne scoperto e preso a calci.
La sua carriera di truffatore continuò e trovò anche dei soci in affari. Assieme ad un personaggio detto il Prete Brutto, concertò vari scherzi fingendo alcuni incantesimi davvero ridicoli:

 

Avendo Vaiano nella propria casa, posta in via della Salvia fatto vestire il Prete Brutto mascherato in abito stravagante, ed orribile, al che contribuivano eziandio le naturali sembianze del medesimo; e facendosi per ambi loro finta, che per poter avere il Demonio a’ suoi voleri, faceva di mestiere l’ornare una bella sedia con certe monete d’oro nuove di zecca; queste con la sua credulità somministrò il Saracinelli, che agognava d’abboccarsi, e udir le risposte di quel folletto; quando dopo le molte il finto Demonio venne fuori e si assise su quella sedia con un paio di brache ben ampie, e di dietro tutte impeciate; talché dando al Cavaliere lunga udienza, la pece si venne a riscaldare, e ad attrarre quasi tutti quei fiammanti zecchini, conchiudendo il discorso con dire, che per allora non era tempo da ritrovar tesori; ma che bisognava trasferir l’affare fino al crescer della luna in certo di determinato. E rizzatosi da sedere il Demonio, e traendosi addietro per riverenza del Cavaliere, si ritirò talmente che esso non ebbe tempo di vedere come l’oro fosse sparito, e se dalle diaboliche natiche fosse stato assorbito, o consunto (Manni, p. 103-104).

 

Manni descrive altre burle del Vaiano, scrivendo che dopo varie truffe venne catturato dagli sbirri dell’Inquisizione. Il Prete Brutto corse ai piedi dell’Inquisitore e in cambio dell’impunità, svelò tutte le truffe del Vaiano che venne processato, torturato e condannato a dieci anni di remo. Riuscì a scappare ma venne riacciuffato e grazie alla sua abilità oratoria riuscì ad ottenere un carcere da signori. La storia continua tant’è che non morì in carcere…

Se veramente era un poeta cosa rimane delle poesie di Vaiano?

Il personaggio è ricordato principalmente nel testo di Manni, anche in altri libri, perfino nelle enciclopedie, ma in fondo, a parte le rocambolesche avventure della sua vita mirabolante, di lui poco sappiamo. Manni dice che siccome la poesia non gli consentiva di campare, si diede alla truffa. Ma nulla si sa del valore o disvalore dei suoi testi. Se fosse stato ricco avrebbe potuto occuparsi a tempo pieno di poesia e magari oggi conosceremmo le sue opere, e invece lo ricordiamo come un gran truffatore il che non esclude che potesse essere un buon poeta. Ma la poesia è sempre stata delle élite o dei servi delle élite. Questo è un fatto incontrovertibile.
Quanti poeti mancati, dimenticati e prestati all’espediente, giacciono nel fondo del dimenticatoio?

Chissà… non lo sapremo mai…

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