Calabrò, Quinta dimensione?

Calabrò, Quinta dimensione?

Calabrò, Quinta dimensione?

Calabrò, Quinta dimensione?

L’insetto, credit Mary Blindflowers©

 

Lucio Pistis & Sandro Asebès©

Calabrò, Quinta dimensione?

.

Avevamo davvero bisogno di Quinta dimensione? Che cos’è un viaggio in un altrove denso e significante? Un volervi stupire con effetti distopici di ultima generazione? Macché, sono i pio pio di un libro pubblicato da Mondadori che propone l’ampia produzione poetica di Corrado Calabrò dal 1958 al 2018. Dopo aver chiamato in causa l’astrofisica, i seicento versi che avrebbe scritto senza sapere neppure da dove vengano, dopo aver citato Senofonte, Neruda, la Collana Specchio ormai defunta e Oscar Wilde, che si starà rivoltando nella tomba, l’autore ci delizia con un certo quantitativo di poesie in prosa innocue quanto inutili che dicono men che nulla.
Per esempio, eccone una:

 

Imprinting

Ad occhi chiusi
per vedere il tuo volto
Le mie mani cercano i tuoi fianchi
perché non sanno
di non sapere ricalcare ancora
i muti segni in alfabeto Braille
che scrivevi col dito sul lenzuolo
La doccia nell’appartamento sopra
annuncia il giorno e anticipa la sveglia
Non ho parole nuove per amare
a tua immagine e somiglianza
un’altra donna.

 

Calabrò non ha parole nuove per amare, ma neppure per scrivere poesie, a quanto pare.
Lo pseudo poeta si inventa una artificiosa antitesi per scioccare (lui crede…) il lettore: la donna la vede come vedono i ciechi, che non possono guardare! Poi si passa al tatto, in quanto le estremità degli arti superiori non sarebbero sufficientemente addestrate ai metodi di lettura degli orbi (originalissimo!!!). Lei invece in assoluto bravissima, perché l’alfabeto dei diversamente abili addirittura lo vergava sulle lenzuola! Emozionante! Per fortuna la vicina di casa è sufficientemente igienica e ci sveglia prima della sveglia. In clausola il meraviglioso riferimento biblico: mancavano le parole del Genesi “a tua immagine e somiglianza”, per capire questa mirabolante non poesia!!!
Lo stile è piatto, privo di profondità, è una riproposta piuttosto atona del motivo amoroso tra uomo e donna che ormai, essendo totalmente innocuo, è il tema prediletto dalla grande editoria.
Il titolo recita, Poesie scelte, caspita, devono aver meditato molto a lungo sul perché abbiano pubblicato questa roba. Noi non ne intuiamo il motivo, anche sforzandoci e scorrendo le liriche, proprio non capiamo… E non capiamo neppure chi parla di “sperimentazione poetica”. Ci vuole davvero un bel coraggio a definire i suindicati versi come sperimentali.
Forse saranno i successi istituzionali del poeta che hanno spinto Mondadori a pubblicarlo?
Chissà!
Comunque il re è nudo, le poesie non valgono nemmeno la carta su cui sono state stampate. Del resto Calabrò non è nuovo agli insulsi pigolii amorosi. In T’amo di due amori, opera insulsa quant’altre mai, già cantava tra nuvole e oroscopi:

 

Stormcloud

Sei apparsa sul mio sentiero
come una nuvola fredda
che in un istante è grande quanto il cielo.

 

Se non sei tu l’amore

Se non sei tu l’amore,
ne sei in qualche modo l’annuncio.

Ne sottendi l’avvento nell’arcano
della premonizione
ma, angelo scanzonato, lo rinneghi
nell’atto stesso in cui lo rechi in dono.

Se non sei tu l’amore
forse ne serbi il suo ricordo inconscio.

Specchio d’acqua irridente i tuoi occhi.
Se non sei tu l’amore
ne sei l’angelo incauto e beffardo,
l’agente provocatore
di interazioni che lasci alle spalle…

 

 

Annunciamo al poeta che:

– è pedissequo, infarcito di dinamiche medieval-ottocentesche trite e ritrite;
– la poesia è altrove e il Dolce Stil Novo finito da un pezzo, la donna angelicata è stata già cantata;
– una lirica con citazioni oracolistiche che farebbero invidia a Brando costituisce davvero riprova e marca d’acqua di originalità;
– ci manca la spiegazione del timore che avrebbe questa donna di amarlo;
– i versi pregressi, monchi e disarticolati, appaiono inconsequenziali: noi poveri mortali ne rimaniamo sviati ed estranei;
– andrebbe altresì chiarito come può una nuvola improvvisamente coprire tutta l’estensione del cielo; fenomeno meteo che ci risulta ignoto!

Aggiungiamo che lo stile è infantilissimo, privo di simboli, spiattellato tutto davanti al lettore che coglie al volo ogni cosa semplicemente perché non vi è nulla da capire.
Detestiamo questi ronzii pseudo-poetici; a proposito, nomina sunt consequentia rerum; l’accrescitivo di Calabrò rammenta proprio l’insetto più ronzante in natura! Che combinazione!

.

Christ was a female

Rivista Destrutturalismo

Video – The Black Star of Mu

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

 

Post a comment