Segnalazioni letterarie, politica, manipolazione

Segnalazioni letterarie, politica, manipolazione

Segnalazioni letterarie, politica, manipolazione

Segnalazioni letterarie, politica, manipolazione

L’unico innocente, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers & Angelo Giubileo©

Segnalazioni letterarie, politica, manipolazione

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Segnalazioni letterarie, un gruppo facebook dedicato alla letteratura con tante belle notizie letterarie, un amministratore che mette like a tutti, anche a pareri contrastanti tra loro, perché è d’uopo essere amici di chiunque, tutti buoni belli e bravi. Ma ecco una discussione su Carrère, noto scrittore che impietosisce la saggistica su Yoga e dolore in una sorta di vademecum per il principiante in cerca di emozioni spicce. Un commento sul fatto che esistano libri che del libro hanno solo l’apparenza estetico-ludica e nient’altro, come esistono lettori che non leggono, un invito non proprio politicamente corretto a rompere l’uovo che il benpensante trattiene nell’ano quando cammina, sempre pauroso di offendere qualcuno o qualcosa.
Arriva pronta la risposta. Il lettore non si offende! La volgarità poi non si ammette perché dire che esistono lettori ingenui o parlare di uova in tal guisa, sarebbe un’offesa che lederebbe i diritti umani. Eppure dire alle galline di farlo, l’uovo, anziché trattenerselo costantemente nel caldo pertugio innominabile, è metafora non proprio raffinata ma efficace, per dire, abbiate il coraggio di non autocensurarvi, per una volta almeno. Ma tutto questo è vissuto come operazione di grande volgarità espressiva, non ammissibile in una conversazione tra borghesi benpensanti, così tutti bellini e che sanno tutto di belle lettere in versione depurata. Quindi l’amministratore di Segnalazioni letterarie caccia via chi osa criticare con metafore ovesche e pittoresche. Censura totale e senza possibilità di replica.
Altra conversazione sulla poesia, altro contesto. All’espressione uccidiamo i poeti e le loro inutili facezie, innestata in una discorso in cui si capiva benissimo che l’uccisione auspicata era soltanto metaforica, c’è chi in anonimato segnala per incitazione alla violenza.
Il sistema ha ottenuto il suo scopo, ci ha indottrinati a tal punto da spingerci all’autocensura, alla censura e all’ostracismo di chiunque non osi rispettare le regole della gallina costipata dall’uovo.
In questo contesto di demenza totale, travestita da democrazia, diventa davvero inutile chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina, ossia la dimensione privata del posso trattenuto (uovo) e la dimensione pubblica e visibile del non posso (gallina) né dire né fare né respirare né defecare, nulla. Le due sfere ormai rotanti si scontrano penosamente, cagionando una patologia mortale e censurante del libero pensiero.
Il problema è che tutta questa censura mal si concilia con la letteratura, sì, perché nonostante i letterati siano sempre stati asserviti al potere, tranne rare eccezioni, la letteratura comunque ha sempre cercato di aggirare l’ostacolo della censura con il simbolo e la metafora, criticando il mondo e il potere stesso che spesso la foraggiava (non cercate coerenza nei poeti, non ne troverete!)
Oggi la metafora, il simbolo e tutti quegli escamotage che un tempo servivano per dire la verità, non si possono usare più.
Se leggete i classici latini e greci, ma anche molti autori del Cinque-Seicento, potreste rimanere stupiti da ciò che oggi verrebbe giudicato volgare.
Qual è dunque il metro della volgarità in un mondo che trova volgarissima la parola che cita parti del corpo nascoste ma trova normalissimo seguire la propaganda di libri spazzatura per lettori ingenui?
Che tipo di cultura i gruppi letterari vogliono diffondere? La cultura della censura? L’idea che la letteratura sia un corso per educande?
Siamo arrivati al punto in cui non si può nemmeno dire che i lettori sono ingenui.
Siamo alla catastrofe del pensiero, all’antidemocrazia che finge di sembrare democratica.
Dove arriveremo? Prima di collegarci ai social o di uscire di casa, useremo un nastro adesivo per tapparci la bocca?
Prima di esprimere un parere su un testo letterario, dovremo posare le ginocchia sul sale grosso e meditare due ore?
Dove siamo andati a finire? Finirà questa ondata di falsa democrazia garantista di un’ipocrisia dilagante tesa alla repressione di ogni moto spontaneo, di ogni critica costruttiva?
Siamo in pieno subnullismo.
Ma considerando che il particolare è solo la punta dell’iceberg di un discorso più ampio, possiamo dedurre che viviamo nell’epoca della democrazia imperfetta semplicemente perché la democrazia perfetta è rimasta da sempre un’utopia e anche oggi rimane irrealizzata ed irrealizzabile, perché il controllo della società appartiene a dittature finanziarie e politiche che impongono il modello dall’alto e monopolizzano le masse.
Winston Churchill disse un giorno di novembre del 1947 alla Camera dei Comuni: “E’ stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora”.
Il problema vero però non è valutativo nella comparazione, bensì un nodo di realizzazione impossibile. Più che la peggior forma di governo, la democrazia è irrealizzata.
Oggi la democrazia è diventata una forma di controllo e gestione di ciò che oggi chiamiamo “eventi” e fino a ieri chiamavamo “fatti”. E quindi, secondariamente, una forma di controllo dei fatti affidata a una maggioranza di individui, e quindi sottratta al controllo di ogni singolo individuo che smette di pensare. E ciò, in aggiunta al fatto altresì imprescindibile che, in quanto uomini, ci è toccato in sorte di non poter governare il destino ignoto e avverso che ci attende. Nel 1947, dopo la fine del secondo conflitto storico “mondiale”, la popolazione globale era appena sfuggita alla “presa” (di controllo del destino) da parte del governo nazista e quindi, in generale, la forma di controllo della democrazia doveva apparire alla stessa stregua di “una manna piovuta dal cielo”. Ma, già prima della fine del secolo scorso, l’ordine fideistico e progressista del “crescete e moltiplicatevi” si è rivelato un vero e proprio boomerang per l’intera popolazione del nostro pianeta. Allo stesso Churchill, la situazione della crescita della popolazione mondiale faceva probabilmente già presagire il destino futuro di possibili forme di governo peggiori rispetto alla “democrazia” in genere o una forma di “democrazia” in specie peggiore rispetto a quella fino ad allora generalmente sperimentata. Dopo l’imperativo democratico e progressista di quest’inizio secolo, e cioè “l’esportazione della democrazia”, sarebbe ora invece il caso di discutere se la forma di democrazia ancora sperimentata nel primo Novecento sia piuttosto compatibile con una popolazione di quasi otto miliardi di uomini, oltre al fatto che una democrazia – come in specie quella oggi dell’Unione Europea – universalistica e consensualistica – tanto per intenderci modello-social, Facebook o altri – è stata è e costituirà sempre un fallimento. La democrazia non è una “verità”, ciò che i Greci antichi chiamavano “episteme”. Il discorso della verità non c’entra affatto con il discorso della politica che manipola le menti e che, al contrario, presuppone l’inganno e la falsità.
Rimestando nel mainstream perenne, il gurges mirabilis della nostra intera storia, scopriremmo che la nostra stessa cultura “occidentale” deriva dall’oriente e, in generale, è il prodotto attuale di un processo che definiamo “indoeuropeo” e di cui il linguaggio dei segni è la più evidente testimonianza. A livello “politico”, la tendenza è invece quella di contrapporre due sistemi diversi, definiti per l’appunto “geo-politici”: democratico-occidentale e dispotico-orientale. In realtà, già nel corso della fine del secolo scorso, nei Paesi anglosassoni si discute di Post-democrazia (C. Crouch 2000). In breve, la tesi riguarda la formazione e lo sviluppo, in Occidente, di società organizzate attraverso l’azione congiunta di tre interpreti: Stato, Mercato e Impresa Multinazionale. Mentre, il corollario di questa tesi riguarda una qualche forma di “accomodamento” tra queste tre diverse forze o potentati, come si sarebbe piuttosto detto anticamente. Accomodamento che, nei fatti, ha cagionato due vittime – lo Stato e il Mercato – e il trionfo attuale della Grande Finanza Internazionale. L’unica alternativa possibile alle diverse forme di questo “accomodamento” è costituita da un “immiserimento” della società in cui noi occidentali siamo ormai abituati a vivere già da molto tempo, in-debitamente. Facendo cioè debito. Il fenomeno di questo stesso “immiserimento” è invece già presente e ampiamente riscontrabile nelle attuali società orientali e in particolare medio-orientali. Ma, dovrebbe essere chiaro a tutti che lì lo Stato, basato sul potere militare e religioso, svolge ancora una funzione essenziale oltre che dispotica. La verità non c’entra affatto.  È soltanto una questione di organizzazione e, in definitiva, di controllo in possesso degli uni o degli altri: chiese, eserciti, imprese multinazionali da cui il pensiero del singolo pinko pallino è indubitabilmente influenzato. Se il mainstream ha deciso che è di gran moda il politicamente corretto, tutti i poveri in spirito si attengono alla regola pedissequamente e senza pensare, per cui si arriva al punto che perfino dire che un lettore è ingenuo, diventa un’offesa che causa l’ostracismo del cattivo che l’ha pronunciata. Ma tutto questo non nasce per caso e soprattutto non è frutto di iniziative individuali ma della manipolazione delle masse oggi più che mai indottrinate. Stiamo diventando automi e noi pensiamo che potrebbe andare sempre peggio.

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Rivista Il Destrutturalismo

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