Antonio Foschini, Baracca, dimenticatoio

Antonio Foschini, Baracca, dimenticatoio

Antonio Foschini, Baracca, dimenticatoio

Antonio Foschini, Baracca, dimenticatoio

Il soldato, credit Mary Blindflowers©

 

Fabrizio Mugnaini©

Antonio Foschini, Baracca, dimenticatoio

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Un giorno di riposo, troppo caldo per andare fuori, meglio rimanere al fresco dello studio circondato da migliaia di libri che ti fanno una silenziosa compagnia. Il periodo è buono per leggere, finalmente sono riuscito a terminare il bellissimo libro, curato da Enrico Bittoto, “La vita tumultuosa di Antonio Foschini” edito nel 2015 da Pendragon, gentilmente regalatomi dall’amico Antonio Bagnoli.
Un volume veramente interessante che illustra molto bene un personaggio della cultura italiana del novecento caduto, come tanti, nel dimenticatoio. Un discreto scrittore che ha molti contatti con autori del 900 fra cui diversi futuristi. Il suo modo di scrivere è appassionante e come scrive il curatore, la sua opera si potrebbe suddividere in tre filoni ben distinti: storie di personaggi (Villon e L’Aretino), uomini illustri (Carlo Magno, Cesare, Mecenate) e ultimo quello delle “biografie di parte” (Baracca). Stimolato dalla lettura del libro, chiosato e sottolineato con pazienza, date le molteplici ghiotte indicazioni, ho pensato bene di verificare se oltre al libro che ricordavo avere ne fossero saltati fuori altri. Nessun altro libro nella mia libreria, solo “Baracca”. Pertanto, visto l’importanza del volume, mi piacerebbe parlarne un po’. Sicuramente, tra i libri scritti su Francesco Baracca è il più interessante e completo. Foschini riesce a farlo piacere anche a quelle persone che sono disinteressate all’argomento.
Lo glorifica, fino, come dice Bittoto, a divinizzarlo. La mia è la seconda edizione del 1939 che risulta arricchita da testimonianze dirette tratte dal diario personale dell’uomo, soldato e pilota Francesco Baracca. L’edizione pubblicata da Editoriale Italiana, Roma, 1939, pp 452, 23 illustrazioni, 22 cm., 2000 copie numerate; si presenta in brossura panna con il titolo in rosso e una sovraccoperta con una foto di Baracca e titolo in basso sempre in rosso. Esistono altre due versioni: la prima edizione stampata sempre da Editoriale Italiana, ma in 200 copie numerate e firmate dall’autore, (mm 242×164), pagine 453, con 24 tavole. Edizione impressa su carta di Fabriano, la legatura di lusso in pelle blu con decorazione dorata; in astuccio ben curato ricoperto di carta a rombi panna e marrone chiaro, solitamente le copie si trovano in barbe. Poi la terza versione identica alla seconda edizione pubblicata sempre nel 1939.
Francesco Baracca è stato il più intraprendente, temerario, sprezzante del pericolo tra i piloti italiani durante la Prima Guerra Mondiale. Nato da una famiglia facoltosa di Lugo di Romagna, Francesco Baracca decide di frequentare la Scuola Militare di Modena. La sua è una scelta fortemente voluta fatta contro la volontà del padre che lo voleva con lui per curare la gestione dei propri terreni. Uscito dalla Scuola di Modena con il grado di sottotenente di cavalleria fu assegnato al “Reggimento Piemonte Reale” dove di distinse per le sue abilità di cavaliere e di conseguenza venne prescelto per partecipare ai concorsi ippici internazionali. Durante i vari allenamenti ippici fu attratto da quei giganti che gli sorvolavano la testa.
Dopo pochi mesi riuscì a prendere, alla scuola di Reims, il brevetto di pilota. Impossibilitato a partecipare alla guerra in Libia, perché stava finendo, fu assegnato a Taliedo dove continuò il suo addestramento a bordo di diversi aerei. All’inizio della Prima Guerra Mondiale per Francesco Baracca iniziano i duelli aerei con i nemici tedeschi ed austriaci, vince la sua prima battaglia il 7 aprile 1916. A ruota, come fosse un mago dei cieli, ne vengono altre, si conquista la fiducia di tutto l’aviazione ed inizia a diventare il terrore dei nemici. Dopo aver ricevuto tre medaglie al valore viene nominato capitano ed assume il comando della 91° squadriglia che si contraddistinguerà per il simbolo disegnato sulla carlinga, un cavallino rampante. Le vittorie di Baracca aumentano a dismisura fino ad arrivare a 34. Il 18 giugno 1918 il colonnello Piccio guida sul Montello una formazione di 70 caccia e Francesco Baracca è tra questi, alla testa della 91° squadriglia. Il 19 è il giorno decisivo. Baracca è tornato all’assalto con gli altri e una pallottola gli ha bucato il collo del giaccone di pelle, lasciandolo illeso. Incurante del pericolo appena corso non demorde e, insieme a Costantini e Osnaghi, riparte alle sei e mezzo di sera per una nuova azione. Sarà l’ultima. Lo troveranno il giorno dopo sbalzato fuori dall’aereo, che nel frattempo era bruciato, con un foro alla testa, foro causato da un proiettile sparato da un fante austriaco da terra. Libro interessante per scoprire le gesta di un soldato italiano che credeva nella divisa che indossava, lontano dal fascismo e uomo di una sensibilità e generosità impareggiabili.

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