Pirandello, Novelle per un anno

Pirandello, Novelle per un anno

Pirandello, Novelle per un anno

Pirandello, Novelle per un anno

L. Pirandello, L’abito nuovo e altre novelle, Mondadori, 1944, credit Antiche Mary Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Pirandello, Novelle per un anno

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L’abito nuovo e altre novelle, stampato da Mondadori nelle officine delle “Imprimeries Popolaires”, a Ginevra, il 28 Dicembre dell’anno 1944, raccoglie ventuno delle oltre duecento novelle che Pirandello scrisse tra il 1884 e il 1936, confluite nella famosa raccolta Novelle per un anno. Di solito preferisco leggere opere complete, ma considerando la mole delle novelle di Pirandello, dovendo leggere durante un viaggio e non amando particolarmente la lettura digitale, ho messo il libro in borsa e l’ho portato con me.

L’aspetto che più salta all’occhio nei racconti dello scrittore siciliano, è la condanna delle ipocrisie borghesi, di quel perbenismo becero che non permette a uomini e donne, di vivere appieno la loro vita perché schiavi di un mondo costruito su una morale artificiale quanto falsa.
Ne Il viaggio, l’autore offre uno spaccato realistico ed impietoso della condizione della donna. Adriana Braggi, rimasta vedova di un marito assegnatole senza amore, non esce di casa da più di tredici anni. Soltanto un serissimo problema di salute la costringerà ad uscire dal suo Paese, (dove è impossibile ricevere delle cure adeguate al suo caso) per andare in città a consultare dei medici. Le si apre un mondo che non conosce. La clausura di Adriana non sgomenta nessuno al paesello, data la condizione di totale sottomissione a cui viene obbligata la donna da una mentalità gretta, misogina e meschina. La condizione di solitudine e di isolamento dal mondo in cui vive Adriana, è la condizione di tutte le donne di una società chiusa e arretrata in cui la donna è il mezzo di scambio per matrimoni combinati al solo scopo della procreazione:

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Di questa clausura nessuno si meravigliava in quell’alta cittaduzza dell’interno della Sicilia, ove i rigidi costumi per poco non imponevano alla moglie di seguire nella tomba il marito. Dovevano le vedove starsene chiuse così in perpetuo lutto, fino alla morte. Del resto, le donne delle poche famiglie signorili, da fanciulle e da maritate, non si vedevano quasi mai per via: uscivano: uscivano solamente le domeniche, per andare a messa; qualche rara volta per le visite che di tempo in tempo si scambiavano tra loro… Sempre sottomesse e obbedienti, queste si paravano com’essi (gli uomini) volevano, per non farli sfigurare; dopo quelle brevi comparse, ritornavano tranquille alle cure casalinghe; e se spose, attendevano a far figliuoli, tutti quelli che Dio mandava (era questa la loro croce); se fanciulle, aspettavano di sentirsi dire un bel giorno dai parenti: eccoti, sposa questo; lo sposavano; quieti e paghi gli uomini di quella supina fedeltà senza amore. Soltanto la fede cieca in un compenso in un compenso oltre la vita poteva far sopportare senza disperazione il lento e greve squallore in cui svolgevano le giornate, una dopo l’altra, tutte uguali, in quella cittaduzza montana, così silenziosa che pareva quasi deserta…

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Leggere Pirandello è come viaggiare nel tempo, arrivare al passato recente di un’Italia che per certi versi non è mai morta nei suoi paludamenti bigotti. I personaggi pirandelliani non sono mai fini a se stessi, ma sempre universalizzati per denunciare con stile accattivante, la stoltezza del vivere, la futilità non solo di certe convenzioni sociali ma la relatività dell’esistenza stessa.
In Pallottoline! Jacopo Maraventano che scandalizza la moglie e la figlia coi suoi discorsi atei, incarna il senso della illusorietà della vita umana, il senso della piccolezza, della insignificanza cosmica dell’uomo, la fallacia ridicola della sua presunta grandezza:

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– Pensare… pensare che la stella Alfa della costellazione del Centauro, vale a dire la stella più vicina a questo nostro cece, alias il signor pianetino Terra, dista da noi trentatré miliardi e quattrocento milioni di chilometri! Pensare che la luce, la quale, se non lo sapete, cammina con la piccolissima velocità di circa duecento novantotto mila e cinquecento chilometri al minuto secondo (dico secondo), non può giungere a noi da quel mondo prossimo che dopo tre anni e cinque mesi – l’età cioè del nostro buon Franceschino che sta a sfruconarsi il naso col dito, e non mi piace… Pensare che la Capra dista da noi seicentosessantatré miliardi di chilometri, e che la sua luce, prima d’arrivare a noi, con quel po’ po’ di velocità che v’ho detto, ci mette settant’anni e qualche mese, e, se si tien conto dei calcoli di certi astronomi, la luce emessa da alcuni remoti ammassi ci mette cinque milioni d’anni, come mi fate ridere, asini! L’uomo, questo verme che c’è e non c’è, l’uomo che, quando crede di ragionare, è per me il più stupido fra tutte le trecento mila specie animali che popolano il globo terraqueo, l’uomo ha il coraggio di dire: «Io ho inventato la ferrovia!». E che cos’è la ferrovia? Non te la comparo con la velocità della luce, perché ti farei impazzire; ma in confronto allo stesso moto di questo cece Terra che cos’è? Ventinove chilometri, a buon conto, ogni minuto se condo; hai dunque inventato il lumacone, la tartaruga, la bestia che sei! E questo medesimo animale uomo pretende di dare un dio, il suo Dio a tutto l’Universo!
Qui il Maraventano e la moglie si guastavano.
– Jacopo! – pregava la signora Guendalina. – Non bestemmiare. Fallo almeno per pietà di noi due povere donne esposte quassù…
– Hai paura? – le gridava il marito. – Temi che Dio, perché io bestemmio, come tu dici, ti mandi un fulmine? C’è il parafulmine, sciocca. Vedi dond’è nato il vostro Dio? Da codesta paura. Ma sul serio potete credere, pretendere che un’idea o un sentimento nati in questo niente pieno di paura che si chiama uomo debba essere il Dio, debba essere quello che ha formato l’Universo infinito?
Le due donne si turavano gli orecchi, chiudevano gli occhi; allora il Maraventano scaraventava per terra la ventola, e gridando con le braccia per aria:
– Asine! asine! – andava a chiudersi nella sua stanzetta e, per quella sera, addio cena.

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Pirandello come Boccaccio critica la struttura artificiale della morale in cui si è rinchiusa la società umana, per questo le sue novelle, esattamente come quelle del Certaldese, sono destinate a non morire mai.

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Christ was a female

Comment (1)

  1. giancarlo rosati

    be io vivo in toscana nelle città trovi di tutto fanno porcate anche dietro gli angoli, le donne sono quelle che guidano l’uomo, purtroppo nei piccoli borghi montani o spersi nelle campagne ancora c’è chi porta il lutto per anni e chi non esce dal proprio cortile ma sono casi rari che comunque la dicono lunga su quello che era una volta l’uomo il padre padrone

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