
Gioco di specchi, credit Mary Blindflowers©
Mariano Grossi©
Traduzioni, Giuseppe Flavio, classici
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Le traduzioni dei classici già anticamente mostrano la tendenza a presentarsi nelle edizioni a stampa in forma marcatamente libera e disinvolta. Uno dei casi da me verificato di recente riguarda Giuseppe Flavio. Nel Libro XVIII delle “Antichità Giudaiche” ci è capitata una traduzione presente sul web, (Antichità Giudaiche) della quale non risulta evidenziato l’autore, laddove καὶ εἴκοσι μυριάδας δραχμῶν, che significa “anche 200.000 dracme”, viene tradotto “200 dracme” con evidente errore matematico.
Giuseppe Flavio ama esprimersi sovente per litoti ed eufemismi, attenuando la crudezza di alcuni passaggi del suo racconto; a proposito di certe azioni riprovevoli compiute dai sacerdoti del tempio di Iside in Roma, egli così si esprime al capitolo 65: πράξεις αἰσχυνῶν οὐκ ἀπηλλαγμέναι συντυγχάνουσιν, letteralmente “accaddero azioni non esenti da vergogne”; già la traduzione sopracitata rende “azioni di natura scandalosa”; e similmente, quella dell’Abate Francesco Angiolini, Editore Paolo Fumagalli, 1846, è “azioni indegne”, per lo meno più aderente, grazie all’aggettivo negativo, al concetto eufemistico dell’originale.
Più avanti, Giuseppe Flavio parla del marito della protagonista dei capitoli 65-80, Paolina, definendolo alla lettera τῶν εἰς τὰ πάντα ἀντισουμένων τῷ περὶ αὐτὴν ἀξιολόγῳ, “uomo degnissimo delle cose che venivano in generale riportate a proposito di lei”; la traduzione dell’Abate decolora il concetto dell’originale che si incentra su quanto la gente riferiva per fama della donna, e così si esprime: “uomo per ogni conto degnissimo di tal consorte”.
A me pare addirittura stravolto il senso poco oltre, quando l’autore, parlando dei propositi di digiuno suicida da parte di Decio Mundo, lo spasimante di Paolina, riporta: καὶ ὁ μὲν ἐπεψήφιζέν τε τῇ οὕτω τε τελευτῄ καὶ πράσσειν οὐκ ἀπηλλάσσετο, letteralmente “ed egli si autodecretò una morte di questo genere e non smise di procedervi”. Orbene, l’Angiolini rende: “Egli adunque si condannò a tal morte; ma non potè farlo, in modo che non se ne avvedesse persona”. Si rimane perplessi: non è rintracciabile in alcun dizionario per il medio-passivo di ἀπαλλάσσω l’accezione “avvedersi di una cosa”, “sfuggire”.
Più in là l’Angiolini mostra nuova idiosincrasia a riportare alla lettera le litoti in cui Giuseppe Flavio indulge e traduce οὐ γὰρ ἀφανὴς ἦν ἀπολούμενος “perciocché chiaramente andava mancando” (allineandosi a lui il traduttore reperito sul web, che rende… (Continua su Destrutturalismo n. 1).
DESTRUTTURALISMO Punti salienti
be credo che a volte le traduzioni vengano aggiustate per onor proprio probabilmente