Fausto Ghisalberti, Analecta Manzoniana

Fausto Ghisalberti, Analecta Manzoniana

Fausto Ghisalberti, Analecta Manzoniana

Fausto Ghisalberti, Analecta Manzoniana

Fausto Ghisalberti, Analecta Manzoniana, credit Antiche Curiosità©

 

Fausto Ghisalberti, Analecta Manzoniana

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Mary Blindflowers©

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Fausto Ghisalberti (Lodi, 22 dicembre 1892 – 26 gennaio 1975) è stato un critico letterario, filologo, medievalista, noto collaboratore del Centro Nazionale di studi Manzoniani.
Nel 1943 ha dato alle stampe Analecta Manzoniana, Estratto Degli Annali Manzoniani vol. IV, pp. 203-347, Milano, Casa del Manzoni. Si tratta di un libretto specialistico che valuta le corrispondenze tra testo edito e manoscritto manzoniano. Emerge dalla lettura un certo gap tra manoscritto e libro a stampa. Dell’Indipendenza dell’Italia, per esempio, estremo scritto del Manzoni, in parte diramato da un saggio sulla Rivoluzione Francese, è stato stampato più tardi interamente da Domenico Bulferetti in cinque puntate successive sul quotidiano torinese La Stampa, numero del 24 dicembre 1924, paragrafi I e II, del 25 paragrafo III, numeri del 27 e del 28 paragrafo IV e del 30 dicembre, ultimo capoverso e la chiusa.
Scrive il Ghisalberti relativamente alla stampa del Bulferetti:

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“Non solo l’editore si permette leggieri ritocchi ortografici, come troncamenti ed elisioni, ma purtroppo egli ha il gusto delle interpolazioni e delle sostituzioni che intaccano ed alterano il dettato dell’originale e si concede la più ampia libertà anche nel costituire il testo. Anzitutto il Bulferetti crede di poter dare il breve scritto senza farlo precedere da quell’Avviso al lettore che ne spiega l’origine e lo scopo. Omette poi l’aggiunta inserita dal Manzoni col mezzo foglio n. 4…”

 

Le notazioni del Ghisalberti, non riguardano soltanto questo lavoro veramente poco conosciuto del Manzoni, ma pure altri, lettere comprese. Per esempio, la Lettera a Victor Cousin, è stata “migliorata”. La lettera, precisa il Ghisalberti, denuncia un’ortografia nervosa e non sempre corretta. Cita poi un passo in cui il Bonghi ha fatto delle integrazioni non giudicate felici:

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Ce qu’il y a même de choquant… dans ce principe d’utilité, de jouissance c’est qu’on ne s’en aperçoit presque plus dans l’application que ces gens en font…

Le parole c’est qu furono supplite dal Bonghi e guastano il contesto, perché il Manzoni vuol dire che ciò che v’ha di spiacevole nella teoria dell’utilità, sparisce nell’applicazione che di essa vien fatta da coloro che propugnano tale dottrina. Il Bonghi invece gli farebbe dire un controsenso, e cioè che quanto v’ha di ripugnante nella teoria è che non ci si accorge di esso nell’applicazione rivolta al bene che dai teorizzanti se ne fa”.

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La disamina del Ghisalberti è puntigliosa e precisa.

A questo punto, al di là delle notazioni specifiche riguardanti ciascuna opera nel confronto tra manoscritto e pagine pubblicate, la lettura dell’Analecta, può dare al lettore un’idea del fatto che i testi manoscritti che si leggono poi in stampa, siano per forza di cose soggetti all’arbitrio di chi trascrive e questo è un fatto più che ovvio, meno ovvio al non specialista appare lo spingersi verso l’interpolazione, la sostituzione e l’omissione di parti (che magari qualcuno leggendo, sarebbe portato a giudicare importanti), quando non perfino allo stravolgimento del senso della frase che viene modificato nella sua sostanza.
L’Analecta di Ghisalberti è un testo non facilmente reperibile sul mercato dell’usato, poco conosciuto e piuttosto raro, perciò difficilmente il lettore comune potrà imbattervisi, però ritengo sia una lettura produttiva e utile per capire certi meccanismi editoriali e gli opinabili filtri che si interpongono tra lettore e testo classico originale, originando la consapevolezza di avere spesso a che fare con un testo filtrato da altri, frutto di aggiustamenti e punti di vista opinabili.

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https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=wygy721nzRc

 

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