Emergenza coronavirus, tempo distopico

Emergenza coronavirus, tempo distopico

Emergenza coronavirus, tempo distopico

Emergenza coronavirus, tempo distopico

Particolare di antico tavolo cinese, 1850, credit Antiche Curiosità©

 

Emergenza coronavirus, tempo distopico

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Lucio Pistis & Sandro Asebès©

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Covid-19, il famigerato coronavirus.
Bollettino dei morti, martellante ossessione dei nostri tempi. Fake news mescolate a notizie attendibili da fonti ufficiali che non solo ci danno le indicazioni di quante volte e come e per quanto tempo dovremmo disinfettarci le mani, ma pubblicano non si sa bene a che scopo, pareri di soubrettine che addirittura negano perfino l’esistenza del virus, riducendolo al rango di “semplice influenza”, elucubranti prediche di preti e affini che stigmatizzano la malattia come “castigo di Dio” per i nostri peccati, bel revival medioevale che fa sempre un certo effetto presso bizzochi e baciapile del nostro mitico stivaletto calzato un po’ da tutti. Dobbiamo restare a casa, evitare la folla, è il coprifuoco, negozi chiusi, scaffali vuoti, città deserte, amuchina, disinfettante. Gente idiota che affolla le stazioni per partire dal nord al sud, imbecilli risultati positivi al virus che vanno a sciare e si spaccano il femore quindi vengono scoperti, poi lo stop, il decreto “Stai in casa!”, le strade come in un film distopico dopo una catastrofe, insomma un bombardamento continuo. In Italia c’è piena emergenza sanitaria. Sembra di vivere in questo periodo in una dimensione irreale, con scenari apocalittici descritti minuto per minuto dai media e soprattutto dai social in cui c’è l’interazione della paura del singolo con altre paure, e poi la condivisione del terrore che gira e gira interminatamente come la ventarola arrugginita di Govoni:

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So d’una villa chiusa e abbandonata
da tempo immemorabile, segreta
e chiusa come il cuore d’un poeta
che vive in solitudine forzata.

La circonda una siepe, e par murata,
di amaro bosso, e l’ombra alla pineta
da tanto più non rompe né più inquieta
la ciarliera fontana disseccata.

Tanta è la pace in questa intisichita
villa che sembra quasi che ogni cosa
sia veduta a traverso d’una lente.

Solo una ventarola arrugginita
in alto, su la torre silenziosa,
che gira, gira interminatamente.

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C’è confusione, la massa è debole, la politica e l’alta finanza fanno i loro giochi. La stessa confusione che descrive Tucidide a proposito dell’eziogenesi della peste ad Atene (Thuc. II 47,2-48,3):

Subito all’inizio dell’estate i Peloponnesiaci e i loro alleati invasero l’Attica con i due terzi delle loro forze, come avevano fatto anche in precedenza – li comandava Archidamo, figlio di Zeussidamo e re dei Lacedemoni – e dopo essersi accampati cominciarono a devastare la terra. Erano nell’Attica solo da pochi giorni, quando il morbo cominciò a manifestarsi ad Atene. I medici non riuscivano a fronteggiare questo morbo ignoto ma, anzi, morivano più degli altri, in quanto più degli altri si avvicinavano ai malati, né alcuna tecnica umana veniva loro in soccorso. Per quanto si formulassero suppliche nei templi o si ricorresse agli oracoli e a cose del genere, tutto si rivelò inutile. Dapprima, a quanto si dice, la peste incominciò in Etiopia, poi passò anche in Egitto e in Libia, e nella maggior parte della terra del re. Ad Atene piombò improvvisamente, e dapprima contagiò gli abitanti del porto, così che gli ateniesi sostennero che i Peloponnesiaci avevano gettato dei veleni nei pozzi; poi raggiunse anche la città alta, e iniziò a ucciderne molti di più. Si dica pure su questo argomento quello che ciascuno pensa, medico o profano che sia, sia sulla probabile origine della pestilenza, sia sui fattori capaci di indurre un così repentino cambiamento dello stato di salute. Io invece racconterò di che genere sia stata, e ne mostrerò i sintomi, che si potranno tenere presenti per riconoscere la malattia stessa, caso mai scoppiasse un’altra volta. Giacché io stesso ne fui affetto e vidi altri malati”).

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E l’incertezza e lo sviamento circa l’origine dei contagi è un tema ridondante e ciclico in altri passi letterari: si pensi a questo passaggio de “La morte a Venezia” di Thomas Mann:

Già da parecchi anni il colera asiatico aveva mostrato un’accentuata tendenza a diffondersi anche fuori della sua terra d’origine. […] Ma mentre l’Europa sgomenta si aspettava che il morbo l’invadesse da quella parte, per via di terra, lo spettro invece aveva fatto la sua comparsa in vari porti mediterranei, attraversando il mare su navi mercantili di Siria […] Il nord della penisola era rimasto immune; ma a metà maggio di quell’anno i terribili vibrioni erano stati rinvenuti a Venezia, in un medesimo giorno, sui cadaveri nerastri e scarniti di un mozzo di nave e di una fruttivendola. Fu imposto il silenzio sui due casi, ma nello spazio di una settimana erano saliti a dieci, venti, trenta, e per di più in diversi quartieri”.

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Il coronavirus può uccidere specialmente i vecchietti come noi pure un poco cardiopatici, non ci sono dubbi. La nostra vita è incerta, il cancro uccide, le malattie cardiovascolari sono una causa di morte efficientissima, ma non sono virali. Il virus contagia, limita i rapporti umani, fa impazzire, inibisce le capacità di ragionare. Sul terrore del contagio di un virus reale che miete vittime, si innestano sempre giochi di potere. E il terrore ciclicamente e storicamente ritorna, palesandosi nei comportamenti isterici della gente che ha qualcosa da difendere e scappa dai luoghi quarantenati; nulla di nuovo sotto il sole, se si paragona la fuga nottetempo di tanti meridionali risiedenti al Milano verso lidi d’origine ritenuti assurdamente più sicuri; come non rileggere Manzoni all’epoca della peste di Milano?

Sono partiti prima della mezzanotte. Nonostante le grida che proibivano di lasciare la città e minacciavano le solite pene severissime, come la confisca delle case e di tutti i patrimoni, furono molti i nobili che fuggirono da Milano, per andarsi a rifugiare nei loro possedimenti in campagna”.

Tra il complottismo becero e idiota di chi nega il coronavirus minimizzandone la portata e l’allarmismo da “mi uccido se mi viene”, forse la virtù sta in mezzo.
La crisi fa arricchire molti. Anche durante le guerre parecchi speculatori si sono arricchiti mentre la gente moriva. Ed è verità conclamata, ché altrimenti un grande come Trilussa non avrebbe scritto questo capolavoro:

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Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna,
dormi dormi, cocco bello,
se no chiamo Farfarello,
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone
Gujermone e Cecco Peppe
che s’aregge co’ le zeppe:
co’ le zeppe de un impero
mezzo giallo e mezzo nero;
ninna nanna, pija sonno,
che se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno,
fra le spade e li fucili
de li popoli civili.
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che comanna,
che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza,
o a vantaggio de una fede,
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar sovrano macellaro;
che quer covo d’assassini
che c’insanguina la tera
sa benone che la guera
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le borse.
Fa la ninna, cocco bello,
finché dura ‘sto macello,
fa la ninna, che domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima,
boni amichi come prima;
so’ cuggini, e fra parenti
nun se fanno complimenti!
Torneranno più cordiali
li rapporti personali
e, riuniti infra de loro,
senza l’ombra de un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la pace e sur lavoro
pe’ quer popolo cojone
risparmiato dar cannone.

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La crisi è un mezzo da manipolare per ottenere nuovi equilibri. Chi nega che nella ridondanza continua di informazioni monotematiche ci sia uno scopo preciso, nega l’evidenza, chi dice che il virus è solo un complotto, è un imbecille.
Il virus è una realtà negativa manipolabile.
La guerra fredda si fa anche usando un virus.
La Cina accusa gli Stati Uniti. Zhao Lijian, ha infatti dichiarato senza mezzi termini che: “Potrebbe essere stato l’esercito Usa ad aver portato l’epidemia a Wuhan”. Si riferisce ai giochi militari dell’ottobre 2019 che hanno portato oltre 300 militari statunitensi in Cina. E ottobre è proprio il periodo in cui gli scienziati avrebbero individuato il famigerato Covid-19 che infatti viene datato 2019 e non 2020. Le borse di Pechino fanno così il tonfo.
Col terrore si costruiscono imperi partendo da un elemento di realtà. Il ministero degli esteri cinese ha accusato Washington di «creare e diffondere terrore».
Chi ha paura non pensa, non riesce a farlo serenamente. C’è un tempo per pensare e un tempo per non pensare. Ma questo tempo non è deciso dal singolo, ma dai media manipolati che modificano e decidono a cosa si debba pensare e in quale momento strategico per fare il gioco del potere. Che ci sia un connubio coronavirus-potere è chiaro, che ci sia uno scontro Usa-Cina era palese fin dall’inizio.
Il potere non ha inventato un virus, lo sta semplicemente usando per i propri fini. I social poi rappresentano la cassa di risonanza ideale per la ripetizione ad oltranza della notizia in tempo reale, in una continua ossessione globale che prevede messianismo apocalittico, pareri contrastanti di virologi che si contraddicono a vicenda, opinionismo spiccio, sguardi terrorizzati di chi non sa più a che notizia credere e esce solo per buttare la spazzatura dopo aver fatto incetta di carta igienica , amuchina e immaginette di Padre Pio che in questi giorni pare abbiano virtù prodigiose. Ci troviamo di fronte ad una corte dei miracoli in cui ciascuno dice la sua. Gli economisti ci informano sui famosi bond legati alle epidemie, c’è chi vince e c’è chi perde, causa pandemie. Ci sono squali e pesci destinati ad essere mangiati. Sono faccende complesse.
Che poi l’Italia sia un punto nevralgico per la gestione degli interessi nel Mediterraneo e che il bombardamento di notizie riguardo al virus si abbia in modo molto massiccio proprio in tutti i Paesi che si oppongono all’imperialismo americano, è un fatto, non un’opinione, un fatto su cui si dovrebbe riflettere senza per questo negare la pericolosità effettiva del virus e lo stato di emergenza reale che c’è in un Paese come l’Italia dove anche in condizioni normali in molti ospedali i degenti sostavano nei corridoi per mancanza di posti letto disponibili. Adesso è il caos più totale perché il sistema era già debole e malato.
Nel frattempo noi stiamo a casa a leggere qualche buon libro con le mani pulite di ingenui cittadini che non sanno nulla, sperando di sopravvivere in questo mondo così terribilmente incerto e contraddittorio dal quale, vista la nostra età, non tarderemo comunque ad uscire.

Ci sia consentito di pasticciare in sintesi e senza alcuna velleità tutto quel che abbiamo ricapitolato fin qui:

Un popolo deflatto, piatto accasciato in rete,
sembra che si ridesti passando ore inquiete.
Dapprima ignaro e fiacco, perso alla vita e inerme,
adesso si ridesta, parte a far guerra al germe,
corre agli ipermercati, file di mattina
per fare la fortuna a chi fabbrica amuchina,
felice fa chi effettua più d’un furto e sopruso
vendendo a triplo prezzo i guanti monouso.
Muore la gente e gode chi sfrutta questa peste,
sulla tragedia altrui sciacalli fan le feste.
Quando qui si scatenano i mari e le tempeste,
c’è sempre chi si spoglia, c’è sempre chi si veste!

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https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=viZAhOY3Bto

 

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