Eduardo De Filippo, Questi fantasmi

Eduardo De Filippo, Questi fantasmi

Eduardo De Filippo, Questi fantasmi

Eduardo De Filippo, Questi fantasmi

Eduardo De Filippo, Questi fantasmi, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

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Eduardo De Filippo, Questi fantasmi

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Eduardo de Filippo, nella presentazione dell’edizione televisiva 1962 di Questi fantasmi, commedia quanto mai attuale tra il serio e il faceto:

Eccomi a voi, non capirò un bel niente ma non credo ai fantasmi, questo è tutto. Se muore un parente ci mettiamo in lutto e aspettiamo il fantasma del parente. Se ci credete li vedete voi! Io dico che i fantasmi siamo noi, lo siamo quando non vogliamo credere che una realtà ci annienta, anzi ci schiaccia. Ne consegue che per salvare la faccia crediamo in tutto quello che può illudere. I fantasmi li vede chi ci crede. E Pasquale Lojacono li vede. Il benessere di natura equivoca che egli raccoglie in casa, soldi, beni, per lui sono risorse ultraterrene e si costruisce una coscienza civica. Se si ha una moglie bella è necessario credere nei fantasmi. Su il sipario!

Questi fantasmi è la commedia dell’ambiguità, dello scontro tra realtà e apparenza. Ce lo dice chiaramente lo stesso Eduardo nel presentarla. Non è questione di realtà, è questione di disposizione d’animo all’accoglienza di verità fittizie, è un bisogno di credere a ciò che ci fa comodo per scansare realtà più dure. Così Pasquale Lojacono si impone di credere ai fantasmi e ne ha persino paura quando se ne parla. Accetta di gestire gratuitamente un grande palazzo di ben 18 camere a Napoli, un luogo che ha fama di essere infestato. La leggenda infatti narra che un gran signore di Spagna sorprese la moglie con l’amante e che per vendetta li murò vivi. Pasquale deve abitare il palazzo per cercare di superare i pregiudizi superstiziosi della gente e affittarne di nuovo le stanze.
Egli ha disposizioni precise: Cantare la mattina e la sera, sbattere tappeti da tutti i balconi che sono più di sessanta, per dimostrare che i fantasmi non esistono e che nel palazzo la vita procede per il meglio.
I fantasmi sono una metafora per indicare vizi e virtù dei personaggi: Maria, moglie di Pasquale, Alfredo Marigliano, suo amante, Armida, moglie di Alfredo, Silvia e Arturo, suoi figli, Raffaele, portiere ladro e misogino, Carmela, sua sorella, Gastone Califano, “anima in pena”, Saverio Califano, maestro di musica e sua moglie Maddalena, definiti “anime inutili”, i facchini e il Professor Santanna che non si vede mai ma è sempre presente come un occhio alla finestra, entità di visibilità panottica.

La commedia venne rappresentata per la prima volta sul palcoscenico del Teatro Eliseo di Roma nel gennaio del 1946.
Emerge dalle parole dei personaggi la mentalità di un’italietta misogina. Nella stessa presentazione Eduardo dice: “Se si ha una moglie bella è necessario credere ai fantasmi”. Lojacono infatti accetta di gestire il palazzo per rinverdire le sue finanze e far contenta la moglie e non si accorge che Alfredo non è un fantasma ma l’amante della moglie o forse finge di non accorgersene. Credere ai fantasmi gli comporta prospettiva di benessere economico, secondo la mentalità che una moglie bella e giovane abbia bisogno di mantenere un certo tenore di vita: “Tu sei una donna che vale, devi vivere bene e non ti puoi contentare tanto facilmente”. Il gap generazionale tra lui e la moglie in realtà niente affatto contenta, si avverte anche nella scena del caffè sul balcone in cui Lojacono dice che il professore lo guarda mentre pronuncia la parola “becco”, riferita alla caffettiera ma estesa alla sua condizione di cornuto:

mia moglie non mi onora… queste cose non le capisce. È molto più govane di me, sapete, e la nuova generazione ha perduto queste abitudini che, secondo me, sotto un certo punto di vista, sono la poesia della vita… non trascuro niente… Sul becco… lo vedete il becco? (Prende la macchinetta in mano e indica il becco della caffettiera). Qua professore, dove guardate?

 

Pasquale ragiona da mediocre uomo medio: “il coraggio te lo dà il denaro, senza danaro si diventa timidi, paurosi… senza denaro si diventa carogna!”
Ma la cecità e la mediocrità di Pasquale è nulla rispetto alla misoginia di Raffaele. Questi racconta che la sorella è diventata scema per aver visto il fantasma. Dice che la sorella era un fiore quando hanno preso il portierato mentre poi è divenuta cretina e con tutti i capelli bianchi, anche se, precisa, un poco cretina lo era pure da prima, è soltanto diventata “più cretina”. Allora chiede Pasquale, “era già cretina?” No, risponde Raffaele “ma è donna”. E Pasquale, di rimando, “perché le donne son cretine?” Raffaele risponde: “Non sono uomini”.
Questi fantasmi potrebbe essere definita una commedia delle mentalità, purtroppo, mai estinte.

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https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

 

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