Paese dei Balocchi, contemporaneità

Paese dei Balocchi, contemporaneità

Paese dei Balocchi, contemporaneità

 

Paese dei Balocchi, contemporaneità

Sardinia, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

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Paese dei Balocchi, contemporaneità

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Giovanni Treccani degli Alfieri possedeva alcuni autografi del Manzoni che Fausto Ghisalberti analizza in Nuovi Autografi Manzoniani, Estratto degli Annali Manzoniani, Vol. II, pp. 237-252, Casa del Manzoni, 1941, copertina morbida, prezzo del volume all’epoca in cui è stato stampato lire 50, indicato nella quarta di copertina. Nel testo suindicato, in Appendice, ecco I Giudizi sulla posterità del Manzoni (fogli staccati dal primo abbozzo della Colonna Infame). Scrive il Manzoni:

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La colonna eretta solennemente, nel 1630, con pubblico decreto, per eternare  l’infamia dei condannati e la gloria dei condannatori, fu abbattuta nella notte tra l’agosto e il settembre dell’anno 1778. Si dice comunemente, come cosa certa, che i giudizi falsi d’un secolo sono sempre riformati dalla imparziale e infallibile posterità.

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Inizia dunque un discorso sul giudizio del posteri circa un determinato avvenimento storico. Il Manzoni afferma di non riuscire a capire quando si possa giudicare iniziata la posterità traslata che giudicherebbe bene gli avvenimenti del passato:

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Non si sa capire con quali regole generali, certe, e applicabili ai diversi casi si potrebbe scoprire e fissare il punto dove comincia questa posterità che giudica concordemente bene.

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È praticamente impossibile capire il momento esatto in cui il giudizio su un uomo o un avvenimento sia diventato uno, forse perché non diventa mai realmente uno, infatti i giudizi sono vari e opposti. La posterità non è mai venuta al giudizio apodittico, dice Manzoni, e in quello che dice c’è una logica, un ragionamento sensato.

Quest’idea manzoniana può essere tranquillamente trascinata dalla posterità alla contemporaneità.

Mentre si vive un avvenimento i giudizi sono caleidoscopici e più questo avvenimento è importante e coinvolgente, più i punti di vista si moltiplicano, specie adesso che viviamo in una società in cui media e social replicano l’accaduto, lo fanno rotolare lungo la rete, ramificandolo, arricchendolo di sempre nuovi particolari e ipotesi. Il giudizio non può essere uno semplicemente perché ciascuno pensa nel suo piccolo di avere un cervello e di usarlo per dire la sua. La disinformazione e i fake si confondono con le presunte verità, i dati e i numeri vengono apparentemente aggiornati in tempo reale, si crea un calderone di informazioni, spesso contrastanti, opposte, litiganti, “i varii e opposti giudizi” di cui parlava Manzoni, giudizi appunto e non più fatti, un calderone d’opinione in cui districarsi diventa di volta in volta più difficile per l’uomo comune.
È il crollo della verità, il trionfo dell’opinionismo nella corte dei miracoli, un minestrone in cui ciascuno aggiunge un suo particolare ingrediente; è la mancanza di dati sicuri e scevri da manipolazione; il pesante fardello della geopolitica che vede l’Italia guarda caso proprio al centro del Mediterraneo, sulla via della seta; è il contrasto tra USA e Cina, quella Cina che vuole investire in Italia e l’Italia che investe in Cina, mentre si conta il numero dei morti con la scienza meno scientifica del pianeta: la fredda e disumana statistica che può dire tutto e il suo contrario. È la finanza globale che schiaccia sempre il piccolo e il più povero durante le crisi mentre lo squalo si arricchisce e più di qualcuno si preoccupa delle banche. È l’apoteosi dell’egoismo collettivo che svuota, nel panico indotto dal continuo e ossessivo bombardamento mediatico, gli scaffali dei supermercati mentre i minions automatizzati dello shopping compulsivo, hanno bisogno che qualcuno dall’alto gli dica che non c’è alcun bisogno di riempire i carrelli come se fosse arrivata l’apocalisse di San Giovanni e l’angelo sterminatore, perché il cibo non manca. Il giorno dopo sarà di nuovo sugli scaffali perché ci sono commessi che prendono paghe abbastanza insignificanti rispetto al lavoro che fanno, che di notte rimpinguano gli scaffali di merce in arrivo. Poi c’è l’indifferenza colpevole di un’Europa che lascia solo il Paese più in difficoltà dopo averne ridotto altri sul lastrico senza alcuna pietà, quell’Europa che a detta di un certo politico italiano, ci avrebbe resi tutti più ricchi perché avremmo lavorato di meno, guadagnato di più e saremmo vissuti finalmente nel Paese dei balocchi, quello di cui parla Collodi ne Le avventure di Pinocchio:

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Ma come si passano le giornate nel «Paese dei balocchi»?
-Si passano baloccandosi e divertendosi dalla mattina alla sera. La sera poi si va a letto, e la mattina dopo si ricomincia daccapo. Che te ne pare?

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Ma Pinocchio era un bugiardo e il Paese dei Balocchi non esiste, c’è un’Italia piagata dove la gente è confusa e spaventata e per decreto vive dentro casa, privata della sua libertà: “la sera si va a letto e la mattina dopo si ricomincia da capo”, un capo senza capo né coda.

Quando potremo dire che possa iniziare un momento preciso in cui la posterità potrà raggiungere un giudizio univoco su quanto sta accadendo in questo periodo?

Manzoni ha già risposto pur non avendo mai conosciuto il coronavirus perché la letteratura anticipa sempre la vita. L’unica cosa certa è che non c’è niente di certo e che in ogni epoca storica è davvero faticoso anche soltanto esser vivi e morire senza capire bene nemmeno il perché, come pedine in un grande gioco di scacchi.

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https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.panorama.it/economia/via-della-seta-guida-politica-cina-italia

 

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