Dubitate dei libri

Dubitate dei libri

Dubitate dei libri

 

Di Lucio Pistis©

 

Dubitate dei libri

The Comprehensive English Dictionary, explanatory, pronouncing & Etymological, Ogilvie, Blackie and Son, 1864, credit Antiche Curiosità©

 

Visto che Sandro con il quale ordinariamente scrivo, è ancora in vacanza a godersi il sole, oggi mi sono seduto in giardino a bere una bella birra ghiacciata, e tra un sorso e l’altro, mentre mia moglie parlava con la dirimpettaia in piedi al di là dello steccato, mi stavo quasi addormentando, quando la voce della vicina che cianciava dell’ultimo libro letto, mi ha fatto svegliare del tutto e pensare all’inutilità di certi comportamenti ritenuti culturalmente validi. Quante volte avete sentito dire da persone assennate e piene di spirito: “regalate libri, i libri sono il cibo dell’anima, vi aiutano a crescere, sono la palestra della mente, l’allenamento del cuore” e simili altre facezie e consigli della nonna? I buoni consigli di pessimo gusto, direbbe Gozzano. I dispensatori di consigli vi spingono a regalare o comprare libri che trovano in vetrina, pubblicizzati alla tv, nei giornali, vi mostrano la scintillante copertina del solito noto. Esiste allora una cultura di serie A e una di serie B? E qual è la cartina tornasole che definisce il confine tra un buon autore e uno scadente? La grossa editoria? Non mi sembra, dati certi obbrobri che i grossi editori regolarmente pubblicano. Il concetto stesso di cultura propagandato dai media, in realtà non esiste. Leggiamo semplicemente ciò che il sistema vuole che leggiamo, troviamo in tutte le vetrine i libri degli stessi autori che non è vero siano più bravi e preparati di altri, semplicemente sono entrati nel girone Paradiso con relativi santi e altarini. E come si entra in Paradiso? Non crederete veramente alle favole che vi raccontano i media? Non crederete che partendo da un blog, i grossi editori possano notarvi o accorgersi di voi? La favoletta che iniziando da un blog di successo, poi si diventa scrittori importanti, è una fandonia perché ai grossi editori, per dirla volgarmente, non importa nulla dei numeri del vostro blog, tant’è che scrittori che pubblicano con la grossa editoria hanno blog visitati da quattro gatti spelacchiati in tutto, eppure pubblicano coi grossi editori.

Qual è allora la formula magica per far aprire il paradisiaco sesamo?

Innanzitutto l’appartenenza alla classe borghese aiuta e poi la politica la fa da padrona, gli scrittori, inutile scuotere la testa, provengono quasi tutti dall’alta borghesia che conta, ma in caso di nascita sfortunella c’è sempre il concetto di appartenenza che è fondamentale. E qui si parla di politica, non di letteratura strictu sensu. Se non appartieni a nessuno, sei finito, puoi scrivere ciò che vuoi, ma questo ciò che vuoi non sarà mai pubblicizzato, diffuso, vetrinato, consigliato, semplicemente perché nessuno ha reale interesse a dire che sai scrivere se non servi la politica e gli interessi di qualcuno che conta. E se nessuno che conta dice che sai scrivere, chi sei? Un nessuno tra tanti.

Allora tutto questo consigliare di leggere a manca e a destra, tutto questo affaccendarsi a dire, leggete, leggete, per essere uomini e donne migliori, non è forse uno dei tanti sistemi per giocare indirettamente a fare politica senza nemmeno accorgersene, dato che in giro si trovano soltanto i libri degli autori che vogliono farvi trovare?

Sono secoli che ci beviamo le stupidaggini sulla lettura, che esaltiamo scrittori che, ad un’analisi più approfondita, forse andrebbero bene nel cestino della mondezza, questo perché la cultura è essa stessa una costruzione fittizia, una invenzione umana basata su interessi specifici non su un’analisi obiettiva e disinteressata dei testi. Quindi se osi dire, per esempio che le poesie di Brecht tradotte in italiano risultano veramente lente e pesanti, sei un furioso iconoclasta, perché Brecht è un simbolo culturale contro il totalitarismo nazi-fascista. Eppure le poesie di Brecht non riesco a leggerle, ho provato in tutti i modi, le trovo pesantissime e senza ritmo e nemmeno in tedesco, lingua che leggo, riesco a digerirle. Ho trovato il primo libro della Rowling in una bancarella a un euro, tradotto in italiano dalla Salani, ho aperto il libro, ecco due congiuntivi sbagliati, l’ho rimesso nello scaffale. Tra l’altro la Rowling si è rivelata pessima scrittrice pure quando ha scritto sotto pseudonimo. E che dire dei noiosissimi promessi sposi che ci fanno sorbire a scuola? Soltanto per la descrizione di quel ramo del lago di Como, varrebbe veramente la pena di abbandonare la lettura e buttare il libro dalla finestra. E delle poesie di Pasolini? Liriche indulgenti al patetismo, senza ritmo, senza verve, polpettoni stilistici da stato comatoso. Ma Pasolini non si tocca, è un dio. Idem per Il pendolo di Foucault di Eco, un libro la cui completa illeggibilità era pari soltanto alla boria dell’autore. La politica decide chi è uno scrittore degno di essere chiamato tale e chi no. La politica decide tutto. Quindi noi leggiamo i libri che sono già stati sottoposti al vaglio del sistema dominante, libri degli scrittori saliti sul carretto dei vincitori, direttamente da porta Paradiso.

Perché vi affannate allora a consigliare alla gente di leggere i libri della grossa editoria? A che serve leggere questa roba? A indottrinare le masse sul tipo di ideologia dominante in quel momento.

Siccome le cose stanno come stanno, leggere non serve praticamente a nulla, comprare un libro che ha vinto il premio di qua e il premio di là, di un autore che ha pubblicato con grosso editore di qua e con quell’altro altrettanto grosso editore di là, equivale a farvi un clistere al cervello, pulite ogni dubbio con l’acqua benedetta del super ego, così santificati, purificati dall’idea di aver letto veramente qualcosa nella vostra vita, correrete a comprare un altro libro di cui avete sentito parlare in tv, un libro di Piero Angela, magari, pensando di aver letto non un banale resumé di cose scontate, ma un grande trattato scientifico, da parte di uno che le lauree le ha avute a suon di politica, prosciutti (come si diceva ai nostri tempi), e atteggiamenti nepotistici, piazzando tutta la sua pregevole ditta familiare in Rai, altra fucina di raccomandati celebri.

E tutto questo mentre gli opinionisti fb fanno la gara a chi ha più libri, e che libro state leggendo, e io ne ho letto 5 in questa settimana, eccoli, e ve li fanno vedere con una foto più o meno sbiadita, e io ne ho letto 7, più di te. Io leggo molto, sono colto, tu hai letto l’ultimo libro di Camilleri? Ah proprio ieri…

Discorsi oziosi, di boriosi salottieri che leggono un miliardo di libri e non capiscono nemmeno come si chiude un sacchetto della mondezza o si cucina un uovo, perché hanno la colf che lo fa per loro e gli sistema il bavaglino mentre mangiano aragosta e caviale o perlomeno fingono di mangiare aragosta e caviale.

Non date retta perciò a chi vi dice di spendere i vostri soldi nei libri, perché vi sta prendendo in giro, sta spacciando oro di Bologna per oro vero, vi sta vendendo una patacca, vi sta semplicemente indottrinando coi libri da vetrina e da supermercato. Questo non è fare cultura, è buttare i propri soldi in illusioni globali che fanno girare la ruota del criceto in cui vi stanno intrappolando.

Quale sarebbe dunque la soluzione? Incenerire i libri?

No, andare oltre il libro consigliato dell’autore super-gettonato. Spaccate le vetrine delle librerie, pisciateci sopra, cercate libri che non troverete al supermercato o in prima fila, snobbate il marketing, la pubblicità, i patetici consigli dei vicini che si leggono Coelho & Company. Scoprirete un mondo di libri dimenticati, la tangibile dimostrazione di come la cultura non sia ciò che ci sbandierano sotto il naso e ci costringono a comprare per essere alla moda.

https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-psico-pillole/

https://www.youtube.com/watch?v=rJmFpzfyLsk

Comment (1)

  1. Claudio

    Sono in gran parte d’accordo con quanto scritto nell’articolo, però, anche tra i borghesi e i raccomandati politici c’è chi sa scrivere e fa buona letteratura. Anche se non sono tanto ingenuo da credere che vengano pubblicati per queste ragioni. Nessuno in Italia, tra quelli pubblicati da grossi editori, viene pubblicato per via del talento. Se qualcuno di questi scrittori ne ha, la cosa è del tutto accidentale, e forse i loro editori nemmeno se ne erano accorti quando hanno deciso di pubblicarli. Poi, bisogna anche vedere chi realmente ha scritto quei libri. Quanto del loro contenuto sia stato copiato da libri di poveracci più o meno ignari… Tutto questo dovrebbe in effetti bastare a far decidere a un lettore amante dell’onestà, e con un minimo senso di giustizia, a non leggere più libri pubblicati da grossi editori. Altro che recensirli o suggerirli ai quattro venti! Invece, ci sono frotte di recensori che a furia di recensire sempre positivamente i libri di certi editori, sono riusciti a farsi notare da loro e ad essere pubblicati. E questo è un altro motivo per aborrire i libri della grande editoria e per non fidarsi di tutto il comparto culturale. Certo, è difficile scoprire i buoni libri sepolti nell’enorme massa di quelli pubblicati in proprio o con piccoli editori, però ne vale la pena. Se non altro per non dargliela vinta a questo sistema corrotto.

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