Le rivoluzioni letterarie della borghesia rampante

Le rivoluzioni letterarie della borghesia rampante

Le rivoluzioni letterarie della borghesia rampante

Di Lucio Pistis©

 

Le rivoluzioni letterarie della borghesia rampante

L’insetto in vetrina, credit Mary Blindflowers©

 

Tra i miei ricordi scolastici, che risalgono a un bel po’ di tempo fa, quando ancora se non seguivi la lezione, le maestre ti davano certe bacchettate sui palmi delle mani, da scorticarti la pelle, c’è l’immagine di una maestra che ci insegnava la storia dei vari movimenti letterari, agitandoci la bacchetta vicino alla faccia. Era una donna grossolana, dalla struttura massiccia e le guance che sembravano quelle di un mastino. Almeno così la ricordo, a distanza di anni e anni. Promettendoci che se non avessimo seguito la lezione con la massima attenzione, ci avrebbe tenuto un’ora in più in classe, la maestra iniziava la sua lezione-tortura con tono cantilenante, ci parlava, e noi cercavamo di stare svegli anche per evitare la bacchetta che fischiava nell’aria. Ci parlava con la stessa enfasi con cui si leggerebbero dei nomi qualsiasi su un elenco del telefono, ci elencava autori e movimenti, sintetizzava come un Bignami meccanico il loro significato, la loro genesi, gli intenti, con frasi standard che doveva aver letto nei libri che le davano assieme al programma. Noi dovevamo studiare a memoria, pensare poco e ubbidire sempre.

Odiavo la scuola. Ai miei tempi non c’erano i vari telefoni colorati a cui potevi rivolgerti per segnalare un maltrattamento. Dovevamo incassare e zitti. Se osavamo lamentarci, a casa, dopo essere stati picchiati dalla maestra, prendevamo pure il resto. Mio nipote per fortuna ride quando glielo racconto ma poi mi dice che so spiegare le cose meglio del suo maestro.

Ho iniziato ad apprezzare i libri soltanto dopo essere uscito dalle aule scolastiche, primo per le busse che ci davano, secondo perché ho scoperto da solo che la verità che ci propinavano quelle menadi isteriche di maestre era solo una parte della storia che è scritta dai ricchi e dai potenti di questo mondo.

Per esempio, i più grandi e importanti movimenti della letteratura italiana, da chi sono stati fondati?

Il Decadentismo italiano ha tra i suoi principali esponenti D’Annunzio, Pascoli e Fogazzaro.

Gabriele D’Annunzio nacque a Pescara il 12 marzo 1863 da una famiglia borghese benestante.

Giovanni Pascoli, massone, accademico ed esoterista, nacque il 31 dicembre del 1855 a San Mauro (oggi San Mauro Pascoli) in provincia di Forlì all’interno di una famiglia benestante.

Antonio Fogazzaro vide i natali a Vicenza il 25 marzo 1842. La sua famiglia agiata e patriottica, era impegnata nella lotta antiaustriaca.

Il Crepuscolarismo era un particolare aspetto interpretativo del Decadentismo. Il primo a definire il nome Crepuscolarismo fu Giuseppe Antonio Borgese (Polizzi Generosa, 12 novembre 1882 – Fiesole, 4 dicembre 1952) un accademico italiano, docente di Letteratura tedesca alla Sapienza-Università di Roma (1910). Giornalista del Corriere della Sera. Crearono perfino apposta per lui la cattedra di Estetica e Storia della critica, presso l’Università degli Studi di Milano. Per un certo tempo esercitò anche la carriera politica. Con chi pubblicava costui? Tra gli altri con Ricciardi, con Mondadori, con Treves, Bocca, etc.

La data ufficiale della nascita del Romanticismo italiano è il 1816. Nel gennaio di quest’anno, infatti, nacque la rivista «Biblioteca italiana» dove comparve l’articolo di Madame de Staël “Sulla maniera e la utilità delle traduzioni”.

Chi era Madame de Staël?

Anne-Louise Germaine Necker, baronessa di Staël-Holstein, meglio nota con il nome di Madame de Staël (Parigi, 22 aprile 1766 – Parigi, 14 luglio 1817), scrittrice francese di origini svizzere. Un tocco di nobiltà e salotto dei bei tempi andati, in ricordo di quando soltanto i nobili scrivevano, non guasta mai.

Il Futurismo nacque per volontà di Filippo Tommaso Marinetti, che aveva ereditato dal padre un patrimonio milionario, patrimonio che non esitò a spendere e spandere per creare una massiccia operazione di marketing, antesignana del marketing moderno e per far diventare famoso il suo movimento pubblicandosi da solo libri che poi regalava ai critici e agli amici per farsi conoscere.

Passiamo all’Ermetismo, creato dal critico Francesco Flora (Colle Sannita, 28 ottobre 1891 – Bologna, 17 settembre 1962), pupillo di Benedetto Croce al quale subentrò ne La Critica. Rivista di letteratura, storia e filosofia, fondata nel gennaio 1903, una delle maggiori riviste culturali del primo Novecento. Con chi pubblicava tra gli altri Flora? Con Laterza e ovviamente con Arnoldo Mondadori Editore.

Marinetti è stato il più lungimirante, ha capito la forza della propaganda. La visibilità, il chiasso, pagano in termini di notorietà, tanto che ormai c’è un’identificazione molto forte tra scrittura e rumore.

Oggi la scrittura che conta è propaganda, chiassosa visibilità mediatica.

Gli “scrittori” si sono spostati dal tavolo di lavoro alla tv, così, indipendentemente da quello che scrivono, che spesso non viene scritto da loro ma da autori fantasma, vendono, e non vendono libri perché la gente ne apprezza il contenuto o la grande profondità, ma si vende immagine, pubblicità, fumo e soprattutto politica senza la quale molti signori e signore che sentenziano e sanno tutto, non saprebbero dove sbattere la testa e andrebbero a lavorare. Tante volte quando vedo in tv certi personaggi che dicono di essere scrittori, mi rammento degli insetti nei musei di scienze naturali, in apposite vetrine illuminate, fermati con gli spilli, immobili e stecchiti, che fanno bella mostra di sé per chiunque voglia guardarli e ascoltare il loro stato di cadaveri silenti ma molto coreografici.

https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-psico-pillole/

https://www.youtube.com/watch?v=c0EWMf87M_U

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