L’arte diventa commozione cerebrale

L'arte contemporanea? Una supercazzola di ricchi per ricchi.

L’arte diventa commozione cerebrale

Di Mary Blindflowers©

L'arte contemporanea? Una supercazzola di ricchi per ricchi.

I soldatini, credit Mary Blindflowers©

 

Mostra di design in un prestigioso museo, ciotole bianche anonime che potrebbe aver fatto qualunque artigiano ceramista; tele con pochi segni di acrilico spennellato alla rinfusa, riproduzione esatta dei primi esprimenti astrattisti; figure umane stese su tele in cui il colore non vibra ma tende ad una depressione atonico-estetica di completa insignificanza concettuale e filosofica; paesaggi con trite barchette mal abbozzate sotto cieli che lasciano trasparire impietosamente la trama della tela, tanto è dipinta con approssimazione… Mancavano giusto gli animali in formaldeide tanto cari a certa non arte venduta come tale, e il quadro poteva dirsi completo.

Prezzi assurdi, alle stelle, gente che forse compra questo nulla creativo, questo vuoto contenutistico, questo zero su supporti sprecati, e compra su indicazione di critici d’arte e galleristi, fonti autorevoli sull’arte, a quanto pare.

Ci si chiede esterrefatti dove stia andando l’arte contemporanea e che fine farà.

La risposta è facile.

Corre velocemente verso l’unica meta fittizia ed illusoria del business.

L’imperativo che ogni buon artista che si rispetti deve tenere presente oggi è mettere mano al portafoglio e alle giuste conoscenze, per avviare una massiccia operazione di marketing che gli consenta di ottenere la parola magica che si chiama “propaganda”.

Dopo che il suo nome è stato propagandato di qua e di là e dopo un notevole esborso di moneta sonante, c’è il ritorno, indipendentemente da quello che l’artista fa, diciamo che il contenuto è di scarsa importanza nell’economia generale del business. Non importa se l’artista sputa su una tela; se imbalsama un animale e lo ficca dentro un liquido chimico; se fa due pallini e li chiama visioni sognanti; se firma un cesso e lo butta su un prato; se stende due panni al vento; se appende una cornice vuota; se prende un orinatoio e lo appende a un muro; se fa le linguacce in un video… Tutto fa brodo, perché ormai il meccanismo propagandistico è stato messo in moto e funziona, o almeno, c’è chi sostiene che funzioni e che la gente compri perfino la supercazzola proposta solo perché se ne parla e la si espone in un posto “in” a pagamento, ovvio.

Così capita di trovare l’Why di Federico Clapis in vendita nelle gallerie.

Egli stesso in un’intervista ammette candidamente di essere un “impostore”, dice a chiare lettere che la sua arte è un bluff, come se avessimo bisogno che ce lo dicesse, non ce n’eravamo accorti da soli? Comunque sostiene:

L’idea è stata del mio agente e mi è sembrata subito geniale. Il mondo dell’arte è in crisi, serviva un volto nuovo per rilanciarlo. Ha contattato alcune persone del mondo dell’arte per dare al mio personaggio una certa credibilità. Mi hanno dato dei premi, organizzato mostre, qualcuno mi ha definito anche il nuovo Michelangelo e sono stato inserito tra i primi 60 artisti sui quali investire. Pazzesco. Abbiamo dimostrato che con una buon marketing si può vendere e rilanciare qualsiasi cosa, anche l’arte… Sono un attore, non so nemmeno disegnare. Le mie opere si chiamano “attore su tela”, ho fatto una supercazzola alla luce del sole. Se ci penso, non so se ridere o piangere. L’arte contemporanea è pazzesca… anche un omino stampato in 3D può essere considerata un’opera d’arte credibile. Basta associargli un concetto, inserirlo in un qualsiasi contesto, anche il più banale e scontato che ci sia, e il gioco è fatto. Alcune mie fan hanno addirittura scritto di aver pianto davanti a una mia opera. La gente le compra.”

Io vorrei guardare in faccia l’idiota che si compra un’opera di Clapis, se è vero che qualcuno le compra. Si sa il mondo è pieno di imbecilli chiamati investitori che pensano solo ai soldi e confondono il raglio dell’asino con il canto degli dei purché qualcuno abbia scritto su un pezzo di carta stampata che quello non è un raglio ma un canto melodioso e catartico che viene dall’Olimpo, capace di smuovere le montagne e di risvegliare le pietre e di commuovere gli alberi e le lucertole perfino.

Più che di commozione emozionale si tratta di una vera e propria commozione cerebrale.

L’arte sta in coma e non credo che si risveglierà a breve.

Forse, a parte qualche raro caso di artista indipendente, l’arte non è nemmeno mai nata, perché è sempre stata al servizio del potere e dei soldi. 

L’arte dei ricchi per i ricchi, dunque, oggi più che mai, in una società che si illude e si vanta a vanvera di essere democratica e che esclude i poveri da ogni competizione.

https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-punti-fermi/

https://www.youtube.com/watch?v=IDhbZeZOBb0

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