Hirst sotto formaldeide? La sua più grande opera

Hirst sotto formaldeide? La sua più grande opera

Hirst sotto formaldeide? La sua più grande opera

Di Mary Blindflowers©

Hirst sotto formaldeide? La sua più grande opera

La libellula, credit Mary Blindflowers©

 

L’irrazionale domina ed impera, si annida nelle coscienze, subdolo, malefico, annulla le capacità senzienti del soggetto.

È una giornata calda, sala d’attesa di un dentista, ci sono poche persone che si guardano meccanicamente in faccia, qualcuna legge, qualcun’altra guarda fissamente lo schermo di un display che pubblicizza un dentifricio e una colla per dentiere, mostrando attempate signore che sorridono coi loro denti veri e tanto bianchi che sembrano sbiancati con la candeggina. Una signora esce dal bagno. Dopo un poco la gente si dirada. La signora che è appena uscita dal bagno guarda l’orologio, cava dalla borsa una bustina di plastica con un tubetto di dentifricio e uno spazzolino, inizia tranquillamente a lavarsi i denti a secco davanti a tutti, mentre siede con la borsa in grembo, si spazzola anche la lingua, poi si asciuga malamente con un fazzoletto, fa uno sforzo per non vomitare, si asciuga la lingua con lo stesso fazzoletto ormai a brandelli e rimette spazzolino e dentifricio dentro la bustina che posiziona dentro la sua borsa. Continua ad aspettare.

Supermercato. Un uomo sui quaranta, vestito con camicia di seta bianca a fiori neri, un paio di pantaloni jeans di buona marca e scarpe costose. Entra con uno scontrino e una bottiglia di vino rosso in mano. Va dall’assistenza clienti. Si lamenta. Dice che il vino era pessimo, imbevibile, orribile, che rivuole i suoi soldi. Peccato che si sia scolato quasi tutta la bottiglia. Il commesso lo guarda e ride. Lo premia. Gli ridà i soldi, nonostante entrambi sappiano benissimo che la pessima qualità del vino è soltanto una scusa.

Ancora supermercato. Se fai la spesa ti danno un caffé o un the gratis con o senza latte, a piacere, a seconda del tuo gusto. Puoi prendere anche un cappuccino, uno ovviamente a persona. Una signora ingioiellata, vestita bene, arriva con un thermos, posiziona, inclinandola, la bocca larga del thermos sotto la macchinetta del caffè e riempie. Non contenta, prende dalla borsa un altro thermos e lo riempie di latte. Mette nel sacco e se ne va. La commessa non dice nulla, poi ferma un ragazzo che ha preso due caffè. “Scusi ma lei ha uno scontrino solo, perché prende due caffè?”  Per mia moglie”, risponde. Quella incalza. “Purtroppo se ha uno scontrino solo non può prendere due caffè ma uno, è la regola”. Quello ride esterrefatto. “Ho provveduto a fare due scontrini, tranquilla, ecco li vede? La prossima volta però mi porto il thermos”.

La gente si comporta in modo perlopiù irrazionale, è come se spegnesse un interruttore e si ritrovasse in uno stato mentale catatonico che confluisce con l’assurdo.

Su una base sociale del genere e sul terreno fertile dell’irrazionalità, si innesta la forza propulsiva della propaganda che sfrutta l’incapacità mentale della gente, la sua disabitudine al ragionamento.

La propaganda travolge e coinvolge, trascina e convince.

Su questo meccanismo si basano le fortune di tanti scrittori e artisti contemporanei che premono sulla leva dello choc per suscitare interesse in menti primitivamente organizzate, dormienti, menti che il sistema non ha alcun interesse pratico o economico a risvegliare.

Il dormiente acquista pattume spacciato per oro, compra carta piena di parole vuote pensando di leggere qualcosa. E non si pensi che questa infausta categoria di comatosi esista solo tra le classi sociali svantaggiate che hanno pochi mezzi culturali, perché non è vero. I dormienti sono trasversali e appartengono ad ogni ceto sociale, perché l’irrazionalità è “democratica” nel suo essere folle. Così come c’è l’operaio che si compra la macchina di lusso, indebitandosi magari, c’è il miliardario che si compra le opere di Damien Hirst che non sono altro che animali depositati interi o sezionati dentro teche di vetro e acciaio e immersi in formaldeide, sostanza che ne rallenta ma non ne ferma la decomposizione. Hirst con la sua idiozia del disgusto, è metafora pregnante dell’irrazionalità dei tempi in cui viviamo. Se esiste una signora che si lava i denti a secco nella sala d’aspetto di un dentista, dopo essere appena uscita del bagno, non vedo perché non possano esistere idioti che si comprano le opere di Hirst, sponsorizzate niente di meno che da Saatchi. Del resto era deciso che tutti quelli della YBA dovessero diventare famosi perché noblesse oblige, coi soldi si fanno sempre altri soldi. Le “opere”, chiamiamole così di Hirst fanno leva sul senso del disgusto e sulla morbosa curiosità delle masse, attratte dall’orrido. Nel 1990 alla mostra Gambler Hirst espose una schifezza consistente in due scomparti fatti di vetro e acciaio. In una di queste sezioni c’era una scatola contenente delle mosche che vagavano un po’ finché non arrivavano ad un punto dell’altra sezione dove venivano fulminate elettricamente. In questo scomparto c’era una testa di mucca in decomposizione di cui le mosche si nutrivano. Questa porcheria esposta causò un tale fetore, che la gente si rifiutava di entrare alla mostra. Dopo qualche tempo Hirst si provò a bruciare la testa, ma l’odore restava, allora risolse con una testa finta. E tutti gridarono all’opera d’arte.

Il suo squalo in formaldeide di cui ormai deve essere rimasto ben poco, dato che i poveri animali, vittime innocenti e inconsapevoli della follia umana, continuano tranquillamente a putrefarsi dentro le teche, per la gioia di tutti gli psicopatici del pianeta, sembra sia stato venduto chi dice a 8 chi dice a 12 milioni di dollari. 

Gli animalisti (e come dargli torto) vorrebbero metterci Hirst dentro le teche al posto degli animali. In caso di declino dei prezzi delle sue schifezze, e sembra che il processo sia già in atto, forse potrebbe essere una grandiosa idea quella di mettersi egli stesso sotto formaldeide. Artista sotto spirito. Una trovata geniale dell’arte cosiddetta concettuale. 

Chissà che prezzi favolosi raggiungerebbe fino alla sua completa putrefazione, in questo mondo assurdo del crudele irrazionale e dell’idiozia generale.

https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-punti-fermi/

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