Carrà, Futurismo e propaganda

Carrà, Futurismo e propaganda

Carrà, Futurismo e propaganda

Carrà, Futurismo e propaganda

Carrà, La mia vita, seconda edizione 1945, credit Antiche Curiosità©

Mary Blindflowers©

Carrà, Futurismo e propaganda

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La mia vita, di Carlo Carrà, pubblicato nel 1943, è un libro molto interessante che, ben lungi dall’essere autoreferenziale, percorre vari momenti della vita dell’artista di Quargnento.  A tratti divertente e faceta, a momenti più seria e descrittiva, l’autobiografia non manca di esprimere la concezione che il suo autore aveva dell’arte e che è ancora attualissima. Carrà ci informa che non aveva grandi mezzi economici, ma che, grazie al Futurismo, è riuscito ad affermarsi. Non nasconde nemmeno di aver sentito i morsi della fame. La collaborazione con Marinetti durò sei anni dal 1909 al 1915 e non fu priva di accenti critici:

Il futurismo non aveva alcun statuto, non aveva alcun regolamento; per entrare a farne parte non si firmava alcun patto, non si faceva alcun giuramento. Era un piccolo gruppo di artisti e di poeti liberamente unitisi per far trionfare le loro idee. Alla direzione del movimento futurista capitavano impresari teatrali, ballerine, registi, cantanti, musicisti, poeti… In quanto a conoscenza pittorica, quando io lo conobbi, Marinetti non superava quella del comune letterato di quel tempo. (Carrà, La mia vita, seconda ed. 1945, p. 131).

Carrà sottolinea a più riprese, il carattere propagandistico del Futurismo e l’abilità di Marinetti nel programmare quello che oggi si chiama marketing, in stile prettamente chiassoso, all’americana:

Sviluppatissimo era in lui fin da allora il lato reclamistico che portava nel campo letterario, usando i metodi comuni del commercio; perciò fin dal primo momento non escluse, anzi usò largamente anche per noi pittori, il sistema della réclame, impudente e insolente che eccita il sistema nervoso del pubblico. Il movimento futurista prese subito un carattere che direi “americano” lanciando una massa enorme di manifesti e di libri. La macchina pubblicitaria cominciò così a funzionare fin dal 1909 e allo squillo della tromba futurista accorsero giovani artisti e letterati d’ogni parte d’Italia. L’attività fenomenale di Marinetti e la sua straordinaria capacità reclamistica giovarono certissimamente alla diffusione delle nostre idee (Carrà, pp. 132,133).

Marinetti coi milioni ereditati dal padre riuscì, sperperandoli, a creare un movimento che fece diventare famosi tutti quelli che vi aderivano. Carrà non ha nessuna difficoltà ad ammetterlo. Se il mondo si è accorto di lui e di altri pittori e autori sconosciuti, è dovuto alla potente macchina pubblicitaria che Marinetti riuscì, in virtù delle sue enormi disponibilità economiche, a mettere in moto.

Anche oggi funziona così. Il libro, come l’arte, sono diventate un prodotto, più li si pubblicizza, più la gente li conosce, più li apprezza. Ma affinché questo “apprezzamento” avvenga, occorre denaro da investire, quindi chi non ha denaro è escluso dal gioco, a meno che, come Carrà, non incontri un Marinetti.

Carrà, tuttavia, nonostante i vantaggi, intravide anche le conseguenze a lungo termine della pubblicità ossessiva:

Sono convinto però che Marinetti abbia abusato del metodo reclamistico perché a lungo andare tale metodo si trasforma in grave errore, non potendosi applicare al fenomeno artistico i criteri propri dell’attività commerciale. Ma è certo che per muovere le acque stagnanti in cui versava l’arte da noi non vi era altro metodo più efficace (Carrà, pp. 133, 134).

La pubblicità anche oggi consente di vendere qualsiasi cosa. Il metodo reclamistico, come lo chiamava Carrà, basato oggi più che mai sul denaro, non è stato privo di conseguenze per l’arte e la letteratura contemporanee. Carrà lo aveva previsto, sapeva che trattare l’arte come un prodotto di consumo, se da un lato consente di rendere noti artisti sconosciuti, purché abbiano un protettore danaroso, dall’altro permette anche di rendere note cose improponibili e di scarso valore artistico perché la massa non fa distinzioni sottili tra un contenitore vuoto e uno pieno. Inoltre chi non ha amici importanti che possano azionare la macchina pubblicitaria a livello globale, rimane escluso.

Se Carrà non avesse aderito al Futurismo, probabilmente oggi lo conoscerebbero in tre o nessuno. Perlomeno Marinetti ha avuto il merito di pubblicizzare artisti validi, oggi chi ha denaro non bada più al contenuto. Infuria l’inerte e deprimente iperrealismo, si fanno foto e le si dipinge con uno straterello di olio, mentre le gallerie scrivono impunemente sotto siffatti capolavori: olio su tela e premiano pure con doni in denaro gli autori che si limitano a passare il colore su foto stampate da una macchina. Poi la gente ignara guarda e pensa, ma che bravo questo artista, il dipinto sembra un foto. Orwell lo aveva previsto. Arte e letteratura non serviranno più alla civiltà del denaro e dell’intelligenza artificiale. Siamo al nulla.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

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