Fenomenologia dello scrittore fallito

Fenomenologia dello scrittore fallito

Fenomenologia dello scrittore fallito

Fenomenologia dello scrittore fallito

Il tempo, credit Mary Blindflowers©

 

Fenomenologia dello scrittore fallito

Mary Blindflowers©

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C’è uno sfrigolar di antenne “in” quando una stella della letteratura di partito cade in disgrazia per aver detto troppo, questo succede perché ciascun apologeta che loda il profeta caduto della sua stessa pineta, può fare la stessa fine da un momento all’altro, anche per via di un piccolo intoppo ed è questo che lo turba, che lo strazia. Ma il Lucifero cacciato dal Paradiso non è un fallito perché è stato cacciato, ma al contrario, perché vi è entrato, se per accedere al sacro luogo ha dovuto far parte di una scuderia dove si apre bocca a comando e solo su questioni di cui si può parlare.

Il gap di uno scrittore, indipendentemente dalle sue capacità letterarie, (non si entra mai in Paradiso in virtù di quelle, lo sanno ormai praticamente tutti e chi finge di non saperlo mente) è il dramma tra essere ciò che comunemente viene definito un fallito, ossia uno scrittore di scarso successo e che nessuno legge oppure un fallito di successo, ossia un venduto che in virtù del suo vendersi, vende libri e innumerevoli bugie. Se per caso a questo signore viene un rigurgito di coscienza e osa dire cose non concertate prima, diventa l’angelo caduto e un simbolo per tutti di sopraffazione e ingiustizia. Anche chi prima avrebbe voluto polverizzarlo perché magari lo invidiava, inizia, dopo la cacciata dal Paradiso, ad adularlo, a definirlo grande, perché il fallito di successo che è caduto, genera l’immediato dubbio in chi ancora ora et labora servilmente ai piedi di Dio, di poter fare la stessa fine.

Il letterato in linea di massima e pure di minima, non ha praticamente scampo: se decide di non volersi assoggettare nessuno garantirà mai ai suoi libri la distribuzione capillare, quindi la gente non saprà nemmeno chi è, ergo il suo scopo, ossia farsi leggere, fallisce. Se invece decide di assoggettarsi e trova i santi giusti, avrà soldi, fama e successo (e non è nemmeno detto), ma dentro di sé saprà sempre di essere un fallito e di doversi suggellare la bocca con la cera dei padroni. Un fallito di successo che si illude di essere così noto da potersi permettere il gran lusso di un minimo di indipendenza, è un temerario che farà la fine di Lucifero.

Da sempre la scrittura viene definita atto di libertà, ma erroneamente. Se un individuo è libero non può avere successo perché è il potere che decide tutto. La scrittura come atto di libertà è destinata all’oscurità oggi più che mai in un tempo in cui la letteratura non viene affatto giudicata necessaria e lo sarà sempre meno perché è sempre stata scomoda, fastidiosa, quindi si punterà verso l’innocuo pernicioso. Un ossimoro vantaggioso per chi comanda, dal momento che il danno principale della pseudo-letteratura innocua e da marketing, sarà infondere nelle nuove generazioni l’idea fasulla che la poesia sia annusare fiori e la prosa parlare di nuvole rosa e di buoni sentimenti ossia, in pratica, di nulla.

Giambattista Casti nel canto VIII de Gli animali parlanti scriveva, arguto:

E se la verità render palese

Lieve e indiscreto osasse alcun, saria

Un delitto di Stato, un crimen lese;

O verità! Nasconditi, vaì via,

A corte non osar mostrarti mai,

Se aver non vuoi persecuzioni e guai.

Queste parole sono sempre valide a distanza di secoli, il che dovrebbe farci seriamente riflettere sul grado di evoluzione o involuzione umana e sul fatto che passa il tempo, ma certe cose restano immutate. L’orda dei cortigiani che piange per un par suo spinto dentro la bocca dell’inferno e lì dimenticato e ignorato come qualsiasi altro normale fallito, non deve affatto commuoverci, perché quel branco di animali piange per se stesso non per il suo povero compagno un tempo splendente e ora declassato a Lucifero; quei lacché piangono la consapevolezza che fare gli angeli del Paradiso ha un suo costo, perché niente è gratis a questo mondo, men che mai il successo conquistato dentro una scuderia di asini il cui forte raglio rappresenta la sottomissione della scrittura al potere che fa passare l’aglio per cipolla e ci vende illusioni dentro una misera ampolla di carta.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Se dai aglio per cipolla
    il fallito poi rampolla.
    Se cipolla dai per aglio
    il fallito emette un raglio.
    Obbedite al Mecenate
    altrimenti voi tremate
    tutti giù dal piedistallo
    come il rio Cornelio Gallo.
    “Mio rubino e mio topazio
    è quel buon tzmpone, Orazio!
    Chi mi manda in visibilio
    è quel tisico Virgilio!
    Io con lor rido di gusto
    se obbediscono ad Augusto!
    Chi si incazza oppure sbotta
    da me perde la pagnotta!”

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