Ora torniamo a leggere

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Il drago, credit Mary Blindflowers©

 

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Mary Blindflowers©

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Giorno dopo giorno declinano gli dei

Millosh Gjergj Nikolla (1911-1938)
da ‘La beidana – cultura e storia nelle valli valdesi”, n. 67, febbraio 2010
Traduzione di Claudio Canal e Kozeta Noti

Giorno dopo giorno declinano gli dei
e sfumano le loro immagini
negli anni e nei secoli
e nessuno ora sa più chi sia dio, chi sia uomo.
Nel cervello dell’uomo dio si è rannicchiato
e con la mano si batte le tempia
per il rimorso
e, pieno d’ira, gridando si chiede:
“Che cosa ho creato?”
E l’umanità non sa più
se dio sia una sua creatura
o se sia lei creatura di dio,
ma s’accorge che è folle
meditare su un idolo che non risponde. […]

È folle meditare su un idolo che non risponde, dice il poeta, in una lirica che attiene all’impossibilità di comunicazione tra uomo e dio in un mondo in cui le derivazioni e le genesi sono sfumate, confuse, perché gli dei declinano lungo il corso dei secoli, nessuno distingue più l’uomo dal dio crollato, né chi ha veramente generato chi. Una professione di dubbio e il senso di un vuoto cosmico ineliminabile nel rapporto con la divinità. La ricerca di dio da parte dell’uomo si rivela infruttuosa, permane il gap, due piani differenti e inconoscibili.
Ecco dunque l’esercizio del dubbio in questo poeta di lingua albanese, poco conosciuto. Abbiamo l’idea che l’uomo sia una creatura limitata che si fa domande e più si interroga meno sonda il mistero che permane, da qui l’irrisolto, il fluttuante che è nemico del dogma.
Una lirica semplice in cui dio si rannicchia nel cervello dell’uomo e forse ne è creazione.
Una velata dichiarazione di ateismo o gnosticismo contro la rigidità dell’educazione ortodossa ricevuta dall’autore? Forse. Bisognerebbe approfondire e leggere altro, sempre che si riescano a reperire i suoi libri. Qui c’è una reazione comunque, anti-dogmatica. Già il semplice fatto che ci si ponga domande anziché affermare, dice molte cose, ci si confronta sul terreno minato del dubbio e non più della certezza perché i precisi confini sono sfumati e dio stesso è come un bimbo rannicchiato, non ha la potenza, la forza e la folgorante aggressività degli dei da calendario o da immagine sacra, è disceso fino al cervello dell’uomo e vi si rannicchia come dentro un nido, si è ridimensionato ad uno stadio infantile, perché questo è il tempo non tempo del crollo degli dei.
Ebbene, leggere il testo è semplice, al di là delle sfumature di senso, è possibile analizzarne i contenuti sulla base dei termini usati, il crollo degli idoli è esplicito, non sottaciuto, la critica delle certezze imposte si percepisce. Ma non tutti sono dello stesso avviso.
Per contrastare questa mia interpretazione, c’è stato qualcuno che è ricorso a wikipedia, interpretando la poesia sulla base de:

1) il profilo biografico dell’autore — sempre di natura sommaria — che ci offre Wikipedia
2) il testo tradotto della poesia
3) quel che sappiamo dell’ateismo
4) la consapevolezza della differenza in critica testuale fra esegesi e ermeneutica.

Vi risparmio l’enucleazione dello sviluppo castroneggiante di questi punti, un pippone intellettualoide sulla kenosi di dio necessaria affinché la creazione abbia luogo, il richiamo biblico del silenzio, la teologia di Giobbe, l’ermeneutica, l’esistenzialismo, l’ateismo definito sottoprodotto culturale e perciò impossibile in questa poesia, e chi più ne ha più ne metta, il trionfo della supercazzola tout court con spifferamenti in ogni direzione dello scibile umano citazionistico. Siamo al Limosino Rabelaisiano. Esso vive!

Resta dopo tutta questa tronfiaggine una sola domanda: ma per leggere una poesia oggi c’è bisogno di wikipedia, la fonte meno attendibile al mondo? E c’è bisogno di citazioni sovrapponibili e componibili in un cubo di solfeggi intellettuaoidi ciarlataneschi d’ostentazione forzata di cultura libresca e principesca fatta coi piedi? Caro intellettualoide, perché non ti siedi e leggi le semplici e pure parole del poeta? Non vedi che fa crollare gli idoli? Non vedi che il poeta esercita il dubbio antidogmatico? Hai bisogno di Giobbe, dell’ermeneutica e della pitaffieria dell’alta uniforme da intellettuale e di tutta l’artiglieria pseudo-dotta per capirlo? Lo capirebbe pure un bambino! Perché complicarsi tanto la vita e intorbidare la purezza con le pseudo-filosofie, perché scomodare ermeneutica e esegesi, quando il poeta dice già tutto?  Occorre tornare a leggere, non serve davvero altro.  E io sono con Millosh Gjergj Nikolla, crollino gli idoli e tutti i loro seguaci da mi piaci globale.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti
Libri Mary Blindflowers

 

 

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