Il Gattopardo, brevissimi cenni

Il Gattopardo, brevissimi cenni

Il Gattopardo, brevissimi cenni

Il Gattopardo, brevissimi cenni

Il Gattopardo, terza edizione, credit Antiche Curiosità©

Mary Blindflowers©

Il Gattopardo, brevissimi cenni

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Tomasi di Lampedusa non né ha la verve, né la passione viscerale del romanziere, non ne ha il genio, siamo lontani da un Landolfi o da Wilde che invece sono scrittori totali e geniali. Tomasi è un descrittore di cose viste, di personaggi realistici e ci offre un’Italia storica di dominatori e dominati.
Parliamo di storia descrittiva in cui la trama ha poca importanza, l’invenzione praticamente si limita a descrivere un fatto, la decadenza del potere nobiliare.
Sulla pedissequa imitazione dello stile di Tomasi e altri, si basa la letteratura attuale, ossia eliminazione totale del genio a favore del descrittivismo. L’unica differenza è che Tomasi sapeva scrivere, e lo faceva molto bene, è infatti una miniera di significati, tanti altri scrittori attuali, premiati allo Strega, potrebbero invece andare a vendere ombrelli nel deserto o a svuotare l’oceano con il cucchiaino.
Ne Il Gattopardo ci sono tante cose, ogni pagina è satura di storia, le descrizioni sia dei personaggi che degli ambienti, inquadrati con minuzia certosina, sono perfettamente funzionali alla storia, laddove oggi nella letteratura che sembra conti qualcosa, predomina invece un descrittivismo inerte, piagato dall’inutilità di comunicare al lettore particolari slegati totalmente dal contesto, giusto per il gusto di riempire pagine.
E nonostante l’autore de Il Gattopardo fosse un aristocratico che in Don Fabrizio vedeva probabilmente anche se stesso e la rovina della propria classe sociale di dominatori, ha comunicato al lettore una verità evidente. Nel passaggio dal dominio della prepotente aristocrazia a quello della rapace borghesia, non si rinviene altro che “una sostituzione di ceti”. Tutto dunque cambia affinché nulla cambi per le classi subalterne e lo dice esplicitamente: “Perchè tutto resti com’è, come è nel fondo: soltanto una lenta sostituzione di ceti”. In parole semplici, non si salva nessuno. L’autore evidenzia l’ipocrisia in entrambe le classi dominanti, sia nobili che borghesi. Le istruzioni date ad Angelica che non è nobile ma è ricca e perciò deve sposare il nobile Tancredi, sono precise sull’ipocrisia del comportamento da tenere in pubblico. Deve rispettare l’idea di lodare l’ambiente ma non troppo, di tessere elogi dell’arredo per poi subito dopo paragonarlo a qualcosa di più grandioso:

Tancredi le aveva detto il giorno prima: “Vedi, cara, noi, (e quindi anche tu adesso), teniamo alle nostre case ed al nostro mobilio, più che a qualsiasi altra cosa; nulla ci offende più della noncuranza rispetto a questo; quindi guarda tutto e loda tutto; del resto Palazzo Ponteleone lo merita, ma poiché non sei più una provincialotta che si sorprende di ogni cosa, mescolerai sempre una qualche riserva alla lode, ammira sì ma paragona sempre con qualche archetipo visto prima, e che sia illustre”.

Un continuo esercizio alla falsità in una alta società cattobigotta e misogina in cui le uniche donne che rivendicano il diritto di voto, sono definite “bagascette” e sbeffeggiate, mentre il giornale, mentendo riporta i fatti in modo diverso dalla realtà:

Prima del tramonto, le tre o quattro bagascette di Donnafugata (ve ne erano anche lì non raggruppate ma operose nelle loro aziende private) comparvero in piazza con il crine adorno di nastrini tricolori per protestare contro l’esclusione delle donne dal voto; le poverine vennero beffeggiate via anche dai più accesi liberali e furono costrette a rintanarsi. Questo non impedì che “Il Giornale di Trinacria” quattro giorni dopo facesse sapere ai Palermitani che a Donnafugata “alcune gentili rappresentanti del bel sesso hanno voluto manifestare la propria fede inconcussa nei nuovi fulgidi destini della Patria amatissima, ed hanno sfilato nella piazza fra il generale consenso di quella patriottica popolazione”.

Se il borghese è avido, grezzo, non ha stile nemmeno nel vestire, pensa soltanto ad accumulare soldi, anche la nobiltà viene ridicolizzata. Le donne sono scimmiette, gli uomini bestiame, brutti d’animo e d’aspetto. Questo perché i nobili avevano poco ricambio di sangue, dato che si sposavano tra consanguinei per non intaccare il patrimonio. Ecco dunque per la gioia del politicamente corretto cosa scrive Tomasi di Lampedusa:

La frequenza dei matrimoni tra cugini, dettati da pigrizia sessuale e da calcoli terrieri, la scarsezza di proteine nell’alimentazione aggravata dall’abbondanza di amidacei, la mancanza totale di aria fresca e di movimento, avevano riempito i salotti di una turba di ragazzine incredibilmente basse, inverosimilmente olivastre, insopportabilmente ciangottanti… Gli sembrava di essere il guardiano di un giardino zoologico posto a sorvegliare un centinaio di scimmiette: si aspettava di vederle ad un tratto arrampicarsi sui lampadari, e da lì, sospese per le code, dondolarsi esibendo i deretani, e lanciando gusci di nocciola, stridori e digrignamenti sui pacifici visitatori. Strano a dirsi, fu una sensazione religiosa a estraniarlo da quella visione zoologica: infatti dal gruppo di bertucce crinolinate si alzava una monotona, continua invocazione sacra: “Maria, Maria, esclamavano perpetuamente quelle povere figliuole. “Maria che bella casa!” “Maria che bell’uomo è il colonnello Pallavicino”… Il nome della Vergine, invocato da quel coro virgineo, riempiva la galleria e di nuovo cambiava le scimmiette in donne… Anche le scimmiette sui poufs, anche i babbei suoi amici erano miserevoli, insalvabili e cari come il bestiame che la notte mugola per la via della città…

Lo sguardo è impietoso, sarcastico e descrive con precisione chirurgica la ridicolaggine del mondo che l’autore conosceva bene. Ogni pagina meriterebbe analisi minuziosa, lettura attenta. Nel 1959 questo romanzo vinse il Premio Strega che ormai è diventato il Premio sega talenti, quello che distribuisce complimenti ad un’arte diventata melliflua e totalmente innocua.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

Comments (3)

  1. Gli educatori al conformismo • Antiche Curiosità

    […] battutina. Poi sottolinea che io sminuirei la Maraini, e addirittura Il Gattopardo. Si riferisce a questo articolo che evidentemente ha digerito male. Quindi passa immediatamente dopo alla citazione senza fonte, […]

  2. Mariano Grossi

    Non ha letto neanche un rigo dell’articolo il Gualerzi,
    ma, da bravo difensore ribellato a conto terzi,
    ha tuonato: “Come si può demolire quell’autor di Lampedusa?
    La Blindflowers è cecata e si esprime alla rinfusa!”
    Torna in prima elementare senza offese, pischelletto!
    Tu quel pezzo della Mary son sicuro, non l’hai letto!

    1. Destrutturalismo

      Il grave problema degli accademici è che applicano la stessa prepotenza che esercitano dentro gli atenei, anche fuori, nei social e nei blog, convinti che tutti stiano a bocca aperta a sentire le loro castronerie. Quando trovano opposizione, insultano, convinti che loro possano permetterselo, perché sono appunto, accademici, e per loro tutto sia lecito. Chiaramente l’articolo non lo ha letto, non ho infatti sminuito alcunché. Se lo ha letto è ancora peggio, perché significa che insegna all’università e non sa nemmeno leggere però invita gli altri boriosamente a seguire le sue lezioni, ci insegna a criticare lui il testo, tra un insulto e l’altro verso chi non gli dà ragione. Sinceramente mi fa pena.

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