Un cognome senza nerbo!

Un cognome senza nerbo!

Un cognome senza nerbo!

Un cognome senza nerbo!

La poesia contemporanea, tecnica mista su tela by Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers & Roberto Marzano©

Un cognome senza nerbo!

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Caro Roberto,
quando ti vedo armeggiare alla bottega
di dame e mari con il go innestato,
mi fai l’effetto di un elefante ai crini
o dei pini spelacchiati nei giardini
che con la lima nella plastilina
cercano di adattarsi al verso altrui,
perlopiù scarso e cicirivendolato
che sa di vecchiume, di semolino andato.
Perché sei acqua in un bicchiere sporco?
Non vedi che racchiume su quei mari?
Non senti il rancidume degli alari in go finale?
O il chiacchiericcio, il fango, l’illusione del fanale
spacciato per la luna?
Non vedi la cruna di tre vecchie
che nessuno invita al tango?
Salvo il leone e pochi altri animali,
il resto di quel mare è un circo equestre
in cui con pedestre litania
si cuce il vestitino anche alla zia
dei fastiguasti in crinolineblasti,
e imbarbarisci il verso, lo deprimi
per quattro vecchine dagli aloni guasti,
addomesticatrici
di pulci in fiera e cerambici,
che tirano i capelli agli agnocasti.

.

Mia cara Mary, che cosa vuoi che dica?
Qui dietro i vetri sozzi di ditate
di stanche scribacchine malcontente
mi metto in gioco con il sorriso in faccia
ben conscio che nulla poi mi tocca
in special modo chi scrive come zappa
ma spacca oltre le palle anche il capello
con la bacchetta accesa notte e giorno
credendo di saper la giusta via
‘ché la Poesia è loro competenza!

Mi guardo attorno e vedo solo vuoto
ed è da un po’ che li ho abbandonati
al lor stantìo orizzonte di chi perde
la strada mentre si avvia al cassonetto
a buttar via i miei “versi lassativi”
oppur sé stessi se sono ancora vivi…

.

Caro Roberto,
stai pur certo che mi guardo attorno
e vedo di contorno al chiacchiericcio una poetessa
dal color posticcio
che ha il nome di un fumetto in fricassea,
la dea che parla solo di stelline e di occhi frigi
e che ha le ragnatele proprio lì,
dove le prude sì, mentre si smendica le rughe,
ad una ad una,
e te lo dico rude, chiatto chiatto, senza duna
lei ricorda un certo ratto o pruna che alla fogna
gira metope e zampogna,
fa i suffumigi proprio lì,
mentre cadavere qui spira
nell’incompetenza estrema della lira,
copia parole intorcinate a caso
con quel suo naso che pare una palanca,
per non dire men che nulla, stanca!

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Mi sono incuriosito, a questo punto
e mi divertirei a farla secca
sommergerla di versi serpentini
a ‘sta cretina – ma come si permette! -.

Dal basso del suo quoziente zero
solo la lingua la distingue un po’
da quei rifiuti tra i quali si confonde
ma il tanfo rancido l’abbassa anche più in giù.

La Falsità è ciò che non accetto
chi mostra una faccia smancerosa.
Se è un ratto di fogna, giust’appunto
perché mi mostra quegli occhi da cerbiatta?

.

Perché caro Roberto, è una schiatta, una ciofeca,
una lumaca senza guscio inane,
e dall’immane sua libidine repressa
che cuoce in ressa le parole amare
verso chi non la pensa e non la caga,
costruisce la sua saga di centrini,
per me può andare a fare una montagna
di… (fa rima).

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Che magari cara Mary, in ciò che (fa la rima)
potrebbe aver anche punte d’eccellenza
me lo proibisce il buon gusto e la decenza
di dir “potevi dirmelo anche prima!”.

Oh poveraccia, ma dove si è cacciata
sotto ‘sto bombardamento di parole
se non fosse perché è triste e sola
le direi “manda pure tuo marito”!

Le ricordo il mio effetto lassativo
e che la penserò costantemente
e quando la carta igienica è finita
potrà pulirsi senz’altro con le dita…

.

Lo scarto per la Contessina è tutta vita,
che avvita l’euchessina abbrustolita sulle sfere,
e fa missione sparso guano
per poi pulirsi l’ano inebriandosi l’olfatto,
presto detto e fatto!
Lasciamola al suo brodo sgiuggiolato,
ai finti amici che snocciolano il vento,
sento già un certo tanfo sfranto
contro gli scogli dell’inutilità
che sono sempre materia di diletto
per chi osserva la serpe e anche l’insetto!

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Forse non pensava l’amica poetina
che la poesia avesse ‘sto potere
oltre che a farla, lo credo, un po’ cagare
ne aggiungesse poi ben altra dose
al punto di lasciarla sola e vuota
in un mare d’olezzo nauseabondo
dove la rotta davvero la si perde
costretti a navigare nella merda!

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E che la merda la consacri grande,
mentre consuma ghiande nei convivi,
intanto siamo vivi!
Lei solo coi morti
può sussurrare negli acclivi,
coi divi impiastricciati di letame
scendiletto dello strame,
e se vuoi saperne un po’ di più
unisci i mari con il verbo,
otterrai un cognome senza nerbo!

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Alba a Bellaria
    Marzano col poema a culinaria!
    Perché passò a coprogastronomia
    che spacciano taluni per Poesia?
    Chi calca non la nuova, ma la vecchia via
    delude tutti i fans finendo nella stia
    dove quelle galline coccodè
    arrangiano poesie buone ai bidet!

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