Il cerotto sulla storia

Il cerotto sulla storia

Il cerotto sulla storia

Il cerotto sulla storia

Illustrated London News, 1852, credit Antiche Curiosità©

Mary Blindflowers©

Il cerotto sulla storia

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In un articolo dell’Illustrated London News, n. 556 vol. XX, 26 Giugno 1852, intitolato, Our colonial Empire, l’articolista vanta la grandezza dell’Impero coloniale inglese riferendosi alla scoperta dell’oro australiano:

 

The discovery of gold in Australia has had the effect, among many ithers as remarkable, of directing public attention to the splendour and grandeur of our Colonial Empire. The grat tide of emigration from our shores formerly flowed whit a rapid and strong current towards the united States of America; for the people of England, as a mass, scarcely thought of our Colonies at all. To the Canadas, to Australia, to New Zealand, to the Cape of Good Hope, the annual emigration was a mere driblet compared whit the full stream that poured yearly to New York. When our Colonies were mentioned in Parliament, it was either in a tone of complaint or indignation against the Colonial Office, that persisted in misgoverning them, or with an impatient deprecation of demands thought to be unreasonable, which were made in the part of the colonists. But the mighty power of gold has operated a great change in the public feeling in this respect. The mind of the nation has been awakened to the full consciousness and appreciation of the fact, that our Colonies are not alone magnificent in extent an resources, but that they have been grossly neglected by the people, as well as by our rulers; and that in the times in which we live, while other nations are making such rapid advances towards an equality whit us in all the arts that extend and maintain the power of States and Governments, it is not wise on the part of Great Britain to suffer those splendid possessions to be alienated, either by misgovernment or by neglect…

 

In sintesi chi scrive ci sta dicendo con toni trionfalistici da colonizzatore, che se prima della scoperta dell’oro, nessuno era granché interessato ad andare in Australia, in seguito a questa scoperta tutto è cambiato. Nasce la febbre dell’oro. Le colonie diventano terre da depredare e l’articolista se ne vanta, in perfetto accordo con la mentalità dell’epoca, metà Ottocento: “La scoperta dell’oro in Australia ha avuto l’effetto, tra molti altri altrettanto notevole, di attirare l’attenzione del pubblico sullo splendore e la grandezza del nostro impero coloniale”.
In pratica, dice, non è saggio che il governo non sfrutti le magnifiche risorse delle splendide colonie per rendere grande la nazione.
Oggi, nell’epoca del politicamente corretto in cui ci si affanna a sollevare dal fango le magnifiche sorti e progressive di tanti musei pieni zeppi di oggetti e beni letteralmente depredati nelle colonie, si cerca, al contrario, di giustificarne ancora l’esistenza “culturale” attraverso la pratica magico-ricostruttiva della restituzione di reperti ottenuti con la depredazione, i bronzi del Benin ne sono un esempio lampante. Un articolista attuale, a meno che non abbia battuto la testa contro qualche spigolo, non userebbe i toni suindicati perché il giornalismo si adegua sempre al mainstream che oggi finge di essere buono e bravo mentre fa i suoi interessi specifici, anche neo-colonialisti. Da un parte si lancia la pietra e dall’altra si nasconde la mano. Nuovi problemi intanto sorgono, nascono cerotti che cercano di suturare le ferite mai rimarginate inflitte alla storia dei popoli dai vecchi e beceri colonizzatori; sorge il pentimento postumo, il bel gesto evocativo. Io ti restituisco un bene che ti ho sottratto in passato perché sono diventato buono, perché sono evoluto, civile. Da qui discussioni sull’opportunità di ri-mandare il bene in Paesi non politicamente stabili che potrebbero farlo finir male e le discussioni infinite sul pro e sul contro del cerotto terapeutico che resta comunque un gesto simbolico e mai una cura. Non c’è rimedio infatti per i danni storici inflitti dalla colonizzazione.
Resta di fatto di fronte a tutto questo movimento, la realtà di un mainstream che ci ha sempre raccontato le favole, che ci ha sempre descritto, fin da bambini, il Museo come tempio della cultura e della saggezza, che sarebbe un po’ come dire che San Pietro sia stato costruito sull’amore cristiano e non vendendo le indulgenze con il soldin che cade nella cassetta mentre l’anima sale in cielo benedetta, famoso slogan usato per convincere le masse a conquistarsi, pagando, un posto nel Paradiso di Pietro e di Cristo, il traditore e il tradito, tutti insieme appassionatamente mentre a manetta si mente.
Siccome il bene il male non hanno mai valori assoluti, l’indottrinamento scolastico-accademico li assolutizza in modo del tutto artificiale, sommergendo le coscienze di realtà fittizie in cui è tutto nero o tutto bianco, cosa assolutamente impossibile. Smontare e destrutturare il senso della storia attraverso un’analisi critico-personale della stessa, indipendentemente da ciò che ci è stato detto, credo sia la base per una vera cultura alternativa e mai diva nella sua stessa autodefinizione portante.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

 

 

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