Liberi tutti bei schiavi

Liberi tutti bei schiavi

Liberi tutti bei schiavi

Liberi tutti bei schiavi

La democrazia perfetta, credit Mary Blindflowers©

 

Liberi tutti  bei schiavi

Mary Blindflowers©

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Il motto oggi di gran moda sui social è “liberi tutti”.
Bellissimo ma che significato assume in riferimento ai libri?
Ci sono quegli intellettuali e quei lettori che amano sostenere che la diffusione ossessivo-compulsiva di libri scadenti sia fenomeno normale, addirittura veicolo di libertà espressiva. Dicono infatti costoro e con molta convinzione che se un libro non vuoi comprarlo nessuno ti obbliga, sta a te scegliere. Giustissimo.
Facciamo un piccolo esempio. Immaginate di esservi persi in un deserto e di trovare un’oasi non-oasi senz’acqua dove c’è un signore dietro un chioschetto che vi vende della pipì di cammello in bottiglia. State morendo di sete, sapete che non resisterete a lungo. Potete scegliere, o la pipì o la pipì perché questo passa il convento, anzi il chioschetto, diamo a Cesare quel che è di Cesare e a dio quel che è di dio.
A questo punto i miei due sparuti lettori, ridendo, potrebbero obiettare, ma che dice questa? Il libro mica è considerato un bene di prima necessità, mica muori se non leggi. L’esempio del chioschetto non è affatto appropriato!
Giusto, pertanto aggiungiamo che nel chioschetto ci sono cinque libri, uno sui carburanti per autotrazione nell’isola che non c’è, uno sulla vita sociale dei coleotteri mai avvistati che si presume abitino a Marte e uno su come si coltivano le zucche vuote.
Dopo aver bevuto il paradisiaco liquido giallo ed aver placato la vostra sete meglio di quanto farebbe la Brigliadori, pensate: Ma che ci faccio di questi libri? Il padrone del chioschetto che la sa lunga e intuisce i vostri pensieri, di rimando, vi dice: Ci passi il tempo che qua non passa mai. Ribadite che sono tre titoli che non vi interessano. Ma il furbetto vi risponde che la scelta è limitata a quei tre titoli. Che fate? O non leggete e rinunciate oppure ne scegliete uno, quello che vi sembra il men peggio, un po’ come molti fanno coi politici. Chi hai votato? Mah, non mi convinceva nessuno, ho scelto il meno peggio.
Ecco quel liberi tutti sintetizza una situazione del genere, per cui la scelta è fittizia, è una finta scelta e chi compra, ormai sempre meno gente, finisce  con l’acquistare ciò che il sistema vuole.
La cultura per questo è un bluff perché è scritta dai potenti, dai ricchi, dagli allineati che costringono l’uomo ingenuo e assetato (di sapere si spera, non di pipì), che va errando nel deserto, a leggere ciò che dall’alto del potere finanziario si possa e si debba leggere perché in giro c’è solo quello, gli altri autori sono sommersi, pubblicano o autopubblicano postumi in vita perché il sistema ha deciso la loro morte intellettuale. Non esistono.
L’esistenza ufficiale di un’opera letteraria e la sua diffusione capillare nei circuiti di vendita dipende veramente in minima parte dal suo contenuto, questo perché anche in ambito culturale l’Occidente è ipocrita: mentre associa tutti alla parola libertà illudendo le masse, crea nella realtà circoli elitari di privilegiati, i soli che arrivino con i loro libri alla massa la quale si illude di essere libera ma è sempre e soltanto agita.
Dopo che un’opera viene scelta per il marketing, arriva la sua santificazione. L’autore, se si comporterà bene, seguendo tutte le istruzioni del bugiardetto che lo ha operato e ricostruito con l’etichettatura ufficiale di poeta o scrittore, verrà posto in nicchia e adorato dalle genti come il nuovo dio, il guru, il saggio, il paesologo, l’abbandonologo, l’astrologo, e quant’altro, (un’etichetta è sempre utile per identificare il prodotto). Il nostro eroe finché non aprirà troppo la bocca per dire qualcosa di non concesso dal bugiardetto, verrà lodato e replicato in ogni sua minima castroneria che diventerà Vangelo populista e opportunista.
Liberi tutti dunque è un motto insidioso, uno slogan solo apparentemente ingenuo che nasconde sotto i veli della parola libertà, un grande magnifico inganno dell’Occidente doppio che riflette punto per punto le stesse dinamiche della sua politica, quella che dice che siamo tutti liberi anche se di fatto non lo siamo perché la democrazia è corrotta, elitaria e finisce con l’assimilare ma falsandoli nel gioco degli specchi contrari, elementi propri delle dittature che esplicitamente violano i diritti umani. Le democrazie imperfette calpestano implicitamente i diritti delle classi meno abbienti e dei deboli, in modo subdolo, dicendoci che noi tutti sì che siamo liberi, noi sì che possiamo parlare ed esprimerci, noi sì che viviamo in una società giusta e buona. Peccato che le parole di molti, di troppi si disperdano nell’oblio mentre gli slogan dei pochi vengano replicati all’infinito, in modo ossessivo stile lavaggio dei cervelli o di quel poco che ne resta. Così solo l’élite ha voce, gli altri non esistono e la cultura continuano a scriverla ricchi e intellettuali venduti.
Mentre aedi e cantori ufficiali dicono di amare visceralmente la libertà, monopolizzano il mercato saturo delle loro chiacchiere che denunciano l’eterno gap tra parola e fatti di un mondo che ha fatto dell’ipocrisia la sua legge costante.

 

Libri Mary Blindflowers

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

 

 

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