Misantropia delle noci sonanti

Misantropia delle noci sonanti

Misantropia delle noci sonanti

Misantropia delle noci sonanti

Misantropia delle noci sonanti, credit Antiche Curiosità©

 

Misantropia delle noci sonanti

Mary Blindflowers©

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La frantumazione delle aspettative sociali e della fiducia verso l’umano, oggi anche la diffidenza verso la globalizzazione e i suoi meccanismi, può tradursi, stante l’iper-tecnologia informativa e totalmente disinformante che ci attanaglia, in misantropia, se non proprio ostilità estesa a tutto il genere umano, tuttavia desiderio di isolarsi.
Il misantropo, avendo sperimentato in più individui la tendenza al tradimento, alla degenerazione, alla bugia, alla piaggeria, al dissesto di ogni senso logico nell’aborto programmato e super-egoticamente imposto dall’alto, decide di allontanarsi dal mondo e lo fa volontariamente.
L’Alceste di Molière, incapace di adattarsi alla vita cortigiana e falsa del suo tempo, comprende di non potersi fidare di nessuno, perciò parte e si allontana da amici, amante e corte.
Manlio Sgalambro sosteneva in Della misantropia, che “I più alti spiriti… sono stati misantropi… L’Idea… è raggiungibile solo in uno stato di misantropia. Il misantropo non vede più l’uomo, la cui carne detesta, ma l’Idea dell’uomo”.
In un dipinto di Pieter Bruegel il Vecchio, datato 1568, conservato al Museo Nazionale di Capodimonte, intitolato Il misantropo, si osserva una cornice circolare, dentro una scena di furto. Ci sono due personaggi: un anziano incappucciato con lunga barba bianca e uno giovane dietro di lui che gli ruba la borsa allusivamente a forma di cuore. Sotto di loro c’è anche una scritta: “Om dat de werelt is soe ongetru / Daer om gha ic in den ru”, “Poiché il mondo è così infido / Mi vesto a lutto”.
Curioso è notare che il ladro, vestito come uno straccione, si trovi dentro una specie di globo con una croce alla sommità. Sullo sfondo un paesaggio con pecore e pastore, un mulino a vento. Per terra davanti al viaggiatore incappucciato ci sono delle spine. A sinistra di chi guarda, ecco un albero e dei funghi.
Il misantropo eremita, incarnato dal vecchio, qua sta facendo i conti con il mondo. Inutile dire che si scorge la polemica contro la Chiesa in quella croce associata ad un ladro e probabilmente contro l’eremitaggio che la Chiesa esaltava come fonte di grazia.
Sorge spontanea una domanda. È possibile oggi isolarsi totalmente e rifiutare le convenzioni mondane?
Nell’anconetano, a Cupramontana, un signore di nome Fabrizio Cardinali vive in una casa abbandonata nel bosco, rinunciando alle gioie della tecnologia, dalla semplice corrente elettrica al cellulare. Fabrizio ha fondato la Tribù delle Noci Sonanti che sin dagli anni ’80 ospita persone che vogliono vivere l’esperienza di stare isolati nella natura.
Su Fabrizio è stato girato anche un film documentario da Damiano Giacomelli e Lorenzo Rapon. I protagonisti di questo documentario sono proprio Cardinali e il figlioletto Siddharta.
Lo stesso Cardinali quindi non disdegna di far riprendere il figlio e se stesso da un mezzo tecnologico come la telecamera pur dicendo che aborre la tecnologia al punto da non volere nemmeno la corrente elettrica.
Inutile dire che Noci sonanti, questo il titolo del film, ha anche una pagina facebook, un social che non è propriamente un tempio della discrezione e dell’isolamento.
Il film sulla vita di Cardinali è arrivato anche al Trento Film Festival, festival della montagna.

Non si può affermare di rifiutare la tecnologia, di voler vivere dentro un’utopia, dentro un sogno agreste e poi entrare dentro il mezzo tecnologico come protagonista.
Rilevo una contraddizione in questo. Se ti vuoi veramente isolare non inviti persone a condividere la tua stessa esperienza a casa tua ma soprattutto non ti fai riprendere dalle telecamere e non fai un film.
Per quanto buone possano essere le intenzioni di Cardinali, ritengo che Bruegel avesse ragione. Il dipinto di Bruegel suindicato infatti, dimostra come non sia di fatto possibile isolarsi totalmente dal mondo per vivere nelle proprie utopie. Prima o poi il conto con gli altri bisogna pur farlo o in un modo o nell’altro.
Non ritengo utilissima la demonizzazione completa della tecnologia, la ritengo inautentica proprio perché non possiamo tornare a vivere nelle caverne cacciando e cuocendo i cibi nel fuoco allestito la sera per allontanare i predatori, con la scusa che aborriamo il sistema per poi utilizzarlo quando ci fa comodo, un po’ come il borghese che critica la borghesia vivendo nel salotto borghese e taccia di scarsa credibilità qualsiasi critica provenga da fuori dell’ambiente borghese stesso.
Per me siamo nel regno dell’inautenticità e Bruegel lo aveva capito fin dalla metà del 500. E aveva ragione anche Sgalambro, che di certo non si riferiva nel suo discorso alla rinuncia ipocrita della tecnologia (cosa peraltro impossibile), ma semplicemente all’isolamento creativo che genera l’arte e l’idea. Che dire poi del genio sublime di Molière, dell’isolamento intelligente d’Alceste, protesta e rifiuto della piaggeria? Ci si può rifiutare di essere degli ipocriti con o senza cellulare o luce elettrica, il resto è pubblicità.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

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