UFO 78 Wu Ming

UFO 78 Wu Ming

UFO 78 Wu Ming

UFO 78 Wu Ming

UFO 78 Wu Ming, credit Paolo Durando©

 

UFO 78 Wu Ming

Paolo Durando©

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Ammetto di non essere mai stato attratto dai romanzi dei Wu Ming. Ho una certa resistenza ad accettare un “autore collettivo”, essendo legato a una visione olistica dell’opera letteraria, se vogliamo ancora “romantica”, in cui è importante sapere chi è che scrive, in carne ed ossa. Non mi è indifferente se è uomo o donna, a quale generazione appartiene e così via. Sono attratto dalle scritture “incarnate” in un corpo, una biografia. L’opera irrelata dello strutturalismo o della neoermeneutica mi appare come un tronco senza radici. Ma questo è probabilmente un mio limite, un desiderio forse ingenuo di integrità e parresia, un narcisismo proiettivo, se vogliamo. Stavolta però ho superato l’ostacolo, dal momento che mi intrigano sia gli UFO che il 1978.
Che ci fosse un collegamento tra il mio interesse per la fantascienza e quello per gli anni ’70 mi era chiaro implicando entrambi il viaggio, la conoscenza, l’utopia. Ciò che non avevo messo abbastanza a fuoco, invece, era che il 1978 fu anche un anno in cui si moltiplicarono incessantemente gli avvistamenti di UFO. Il romanzo cita, tra l’altro, molta musica dell’epoca ispirata all’universo e agli alieni, da Space is the Place di Sun Ra a Space a Truckin dei Deep Purple. In auge proprio nei mesi in cui è ambientata la vicenda, fu “Extraterrestre” di Finardi. Persino lo Zecchino d’oro non si sottrasse, con “Uffa gli Ufo”.
Potremmo ricordare più romanzi ambientati in quell’anno, come “Non ho paura” di Niccolò Ammaniti o “Il tempo materiale” di Giorgio Vasta. Ancor più del 1977, il 1978 ricorre come anno chiave, precipitato multiprospettico delle aspirazioni e tensioni maturate dal dopoguerra, appena prima della svolta decisiva verso il riflusso, le febbri del sabato sera, l’Italia degli anni ’80, tanto più simile a quella di oggi.
Quell’anno vennero, tra l’altro, approvate la legge sull’aborto, la legge Basaglia, venne istituito il sistema sanitario nazionale. Due papi morirono, un presidente della Repubblica si dimise e, soprattutto, vero evento buco nero, a cui la nostra riflessione collettiva continua a tornare, le Brigate Rosse rapiscono e uccidono Aldo Moro, il simbolo del “Compromesso storico”. E dopo nulla fu come prima, dentro e fuori le istituzioni, nelle abitudini, nelle ragioni e ispirazioni della nostre scelte collettive.
Nel 1978 parallelo delineato dai Wu Ming, proprio il giorno del rapimento di Moro, uno scrittore, Martin Zanka, autore di successo di libri di contenuto paleocosmico, su antichi astronauti e contatti con gli alieni, dovrebbe presiedere, a Roma dove vive, a un convegno di ufologi. Naturalmente, l’iniziativa va a monte. È venuta da Torino anche una giovane antropologa, Milena Cravero, intenzionata a studiare gli appassionati di dischi volanti che, tutti rigorosamente uomini, le appariranno inequivocabilmente come un segno della crisi dell’identità maschile. Un po’ come il protagonista del film di Spielberg “Incontri ravvicinati del terzo tipo”, che aspira all’impresa epocale, alla fuga come riscatto da una vita che non possiede più.
Milena finisce col legarsi soprattutto a Jymmi Fruzzetti, giovane alternativo di Aulla, nella Lunigiana tradizionalmente anarchica, comunista e antifascista (“Aulla non è mica un posto per fasci” dice infatti Jymmi a Pardo, neofascista tossico e caduto in disgrazia) che, più che un ufologo, si definisce Ufofilo. È l’Ufofilia, infatti, più che la pseudoscienza da nerd degli affiliati ai Grucat (Gruppo ricercatori ufologi e clipeologi associati Torino), a costituire, agli occhi di Milena, un approccio autenticamente creativo e visionario agli Ufo come occasione di salto cognitivo, quantico, applicabile a molti altri campi. Gli ufofili sono situazionisti o, meglio, situazionauti.
Del tutto pertinente, in quel lembo ispirato di Toscana, appare la presenza di una comune hippy intitolata a Thanur, divinità femminile etrusca della nascita, guidata dalla carismatica Orsola, in cui il figlio di Zanka, Vincenzo, trova scampo dall’eroina, mettendo tra l’altro incinta la proprietaria della tenuta, Rossella, figlia “degenere” di un’importante industriale milanese.
La vicenda segue l’impegno di Zanka in un nuovo libro che, deviando dalla consueta linea esclusivamente ufologica, affronta la misteriosa scomparsa, due anni prima, dei fidanzatini scout Jacopo e Margherita durante un campeggio ai piedi del monte Quarzerone. Sullo sfondo, il mondo di giovani e meno giovani tra sinistra extraparlamentare e neofascisti, ennesima riproposizione di un paese bipolare, con i suoi eterni guelfi e ghibellini.
Non mancano strali della voce narrante e dello stesso Zanka contro la “linea della fermezza”, il rifiuto di ogni accordo con le brigate rosse per salvare Moro, che unificò la stampa e l’informazione di quei giorni, in un’ossessività che richiama la mancanza di libertà e di espressione di altri momenti della nostra storia.
“Qualcuno disse, senza giri di parole, che di fronte all’emergenza, la libertà di stampa era secondaria. Il paese era in guerra, e parlare di diritti civili mentre si fa la guerra è roba da anime belle, da disfattisti, da disertori.”
Viene ricordata, a tal proposito, una dichiarazione della giornalista Camilla Cederna: “Basta sfogliare i giornali di quel periodo e leggere i titoli: sembrano tutti scritti da una stessa mano”.
È piuttosto evidente, a mio avviso, l’allusione dei Wu Ming al ruolo recente dell’informazione. Non dobbiamo infatti dimenticare che il collettivo (stavolta identificabile nella voce di Wu Ming 1, Roberto Bui), con il saggio “La q di complotto”, ha proposto, durante la pandemia, l’unico tentativo serio di un’analisi che evitasse sia le derive complottistiche tra deep state e rettiliani che l’unilaterale compattezza dell’informazione cosiddetta mainstream.
Lo storytelling dei Wu Ming è sempre esperto, agile. Si avvale di una scrittura standard, quella “professionale” di editor e vere o presunte scuole di scrittura, che non crea attrito e che, va detto, non sorprende. Si può cercare altro in una narrativa che voglia scandagliare la nostra esperienza a più livelli, ma ne otteniamo il piacere puro della trama, dei personaggi, di una ricostruzione filologica dell’epoca, oggetti e suppellettili, abbigliamento e cibi.
Essendo nato nel 1963, ho fatto appena in tempo ad afferrare lo Zeitgeist di allora, all’insegna del mutamento, della trasgressione, tanto quanto questo 2022 appare votato alla regressione. Non basta certamente qualche dibattito sui social sul gender-fluid e sull’uso più o meno difendibile dello Scevà, o magari sulla cultura “cancel”, per trovare intrigante un presente fondamentalmente bloccato. Avere più di 50 anni, in questo senso, costituisce davvero una discriminante. E mi torna alla mente, a questo punto, una considerazione illuminante di Albinati ne “La scuola cattolica”, relativamente all’anno del delitto del Circeo, il 1975. Quell’anno, sostiene, costituiva una “postazione” privilegiata. Era possibile, guardando al passato, distinguere ancora il retaggio di un vecchio mondo contadino e borghese, un’antropologia italiana in estinzione mentre, volgendosi al futuro, era già individuabile la condizione post-moderna/ipermoderna, la nostra attuale vita “liquida”. Oggi, invece, la visuale appare decisamente più limitata. Del passato tradizionale non vediamo più nulla e il futuro è coperto da una nebbia spessa e, soprattutto, torbida. Siamo come talpe in cunicoli ipogei, private della luce di una via di uscita.
Nel 1978 il futuro e, simmetricamente, il passato, esistevano ancora.
Alla fine del romanzo resta il fascino del tempo, delle traiettorie individuali di ciascuno di noi che ne incrociano altre, poi se ne allontanano. Storie di vita che si disperdono, mentre l’onda degli anni stempera lutti e controversie.
“Come portati via si rimane” dice il verso conclusivo di “Nostalgia” di Ungaretti ed è questo che resta dopo la lettura, a un vituperato boomer che nel 1978 è ancora “a casa sua”, tra affettuoso rispecchiamento e quasi incredula distanza.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

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