Merito e giustizia sociale

Merito e giustizia sociale

Merito e giustizia sociale

Merito e giustizia sociale

Fiori secchi, credit Mary Blindflowers©

 

 

Meritocrazia e giustizia sociale

Lucio Pistis & Sandro Asebès

 

Odiosi mi son gli stordimenti di cotesti leziosi,
Gran fabbri di proteste, larghi dispensatori
Di vani abbracci, e tanto cortesi spacciatori
D’inutili parole… (Molière, Il Misantropo, Atto I, trad. A Moretti, 1876).

 

Se siete in vena di castronerie, questo è l’articolo che fa per voi.

Di seguito troverete alcuni commenti che abbiamo trovato su Facebook circa il rapporto tra merito e giustizia sociale e la definizione di comunismo. Secondo i veterocomunisti infatti, il comunismo non sarebbe un partito ma addirittura una scienza e non esisterebbero criteri “oggettivi” di valutazione del merito, quindi valutare che un individuo sia più bravo di un altro a svolgere il suo compito o il suo lavoro, sarebbe del tutto inutile perché la sola meritocrazia, definita addirittura “parolaccia”, non basta, serve la giustizia sociale e se un soggetto arriva secondo ma è più povero, occorre favorirlo, mentre si loda la lottizzazione in Rai come produttrice di talenti, perché almeno, un tempo, ci sarebbe stato pluralismo.
Un delirio di totale nepotismo settario. Che differenza c’è infatti tra un povero che non ha vinto un concorso ma si sente in diritto di salire sul podio perché è povero e un ricco che non ha vinto un concorso ma si sente in diritto di averlo vinto perché ricco? Nessuna. Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia, il merito è vilipeso in entrambi i casi. Sarebbe come dire che se due individui si presentano ad un concorso ma quello del proprio partito arriva secondo o terzo, occorre farlo vincere, solo così si crea giustizia sociale, in altri termini, filocrazia (il potere degli amici e degli amici degli amici).

In sintesi se sei della mia stessa parrocchia, anche se non sei il migliore devi salire sul podio perché la meritocrazia a noi non piace, questo sarebbe eseguire la filosofia marxista, ma leggete questi illuminati:

Torniamo al merito ed alla giustizia. Il merito se applicato senza giustizia è la sega che taglia i più piccoli e indifesi lasciando solo i più robusti e forti, la selezione naturale darwiniana applicata nel sociale. Anche con i criteri di giustizia sociale (giustizia sociale non clientelismo politico ch’è tutt’altro che criterio di giustizia sociale) si può sbagliare ma meno, molto meno che con un criterio esclusivamente meritocratico dove chi opera la selezione è stato già selezionato da una classe sociale tesa a riprodurre se stessa ed i suoi meccanismi di controllo sociale e culturale… se applicassimo sempre ed in ogni caso il metodo meritocratico così come inteso da certi sapientoni, non ci sarebbe mai avanzamento sociale e intere tribù di diseredati e poveri in canna, resterebbero per sempre diseredati e poveri in canna… Il comunismo non è un partito, è una scienza… Priorità di un partito comunista non è quello di adottare sistemi meritocratici. Priorità di un partito comunista è adottare in ogni circostanza “criteri di giustizia sociale”. La meritocrazia non premia quasi mai il merito: ne fa un cavallo di troia per trasformarsi in craos, potere… Quali sono i criteri per dire questo soggetto merita e lo portiamo sul podio… Senza criteri oggettivi che regolano il procedere, il governo del merito si trasformerebbe ben presto nel governo del puro arbitrio… (G. Ioppolo).

La meritocrazia è una balla che premia chi parte già in vantaggio… La lottizzazione in Rai era basata sulla pluralità che ha per questo prodotto anche diversi talenti… Yuri Gagarin era arrivato secondo ai test come astronauta ma fu preferito per il primo volo rispetto al figlio di un burocrate perché veniva da una famiglia più povera. (D. Bertoli).

La meritocrazia è una parolaccia… Il suffisso crazia (κρατία) che tu individui come governo io lo vedo come potere. Pertanto se il prefisso è “demo” la cosa è sopportabile, se invece è “merito” mi procura un’orticaria da intolleranza… (F. Orsini).

Noi invece siamo intolleranti verso chiunque faccia ragionamenti da circolo chiuso e chiami craos il kratos, pretendendo di fare giustizia sociale con metodi nepotistici e clientelari, perché è proprio grazie a questi metodi do out des, casacca e parrocchietta, che autentiche mediocrità letterarie prestatesi alla logica giullaresca di partito, sono arrivate sul podio, mentre persone più meritevoli che non vogliono indossare nessuna casacca, vivono nella più totale oscurità.
Ora domandiamo a coloro i quali formulano la suindicata idea del pluralismo della Rai di un tempo: è pura combinazione, è puro criterio di giustizia sociale, ovvero adamantino criterio meritocratico se in Rai fanno lo stesso mestiere dei padri ovvero sono figli di pezzi grossi della politica gente come Bianca Berlinguer, Natalia Augias, Alberto Angela? Giusto per citarne solo 3.
Negare l’esistenza di “criteri oggettivi” nella valutazione significa creare un appiattimento ipocrita per cui non ci sarebbe alcuna differenza tra un genio come Leopardi e uno scrittorucolo come Arminio, tra una mediocre Murgia e un denso Faldella, tra un ridicolo Moccia e un grande come Silone, tra un Maradona e un altro ragazzino proveniente come lui dalle bidonville di Fuerte Apache o Villa Fiorito!
Eh no, noi non ce la beviamo!
E non ci beviamo neppure la storia della giustizia sociale se questa deve passare attraverso i colori di uno schieramento definito “scienza” o di qualsiasi altro partito; se il povero deve schierarsi e fare una tessera per acquisire dei diritti e far sentire la propria voce; se il secondo deve arrivare primo scavalcando la fila in barba al risultato; se inneggiate alla lottizzazione e all’asservimento dell’arte alla politica, come ad una conseguenza della democrazia pluralista che crea ed esalta il talento. Il talento di chi poi? Del tesserato e dell’allineato, escludendo tutti gli altri?
Francamente troviamo tutto questo aberrante, una vera e propria dittatura globalizzante, identica a quella fascista e democristiana che seguiva le stesse identiche logiche mafiosette che hanno portato l’Italia in uno stato di cronica ed irreversibile arretratezza culturale, economica e sociale.
Tutto questo ci ha fatto rammentare un episodio accaduto ad un caro amico negli anni 80 raccontatoci da lui con dovizia di particolari. Ennio, laureato in Fisica e costretto per sopravvivere a sbarcare il lunario  come arruolato nelle forze dell’ordine, suscitò la pietà di un vecchio compagno di scuola, figlio di un pezzo grosso di uno dei partiti che andava all’epoca per la maggiore; gli propose di andare a fare un colloquio nella struttura sociale gestita dal genitore che all’epoca era stata incaricata dal potere vigente di gestire i siti che avrebbero dovuto ospitare le sfortunate creature liberate dai manicomi grazie all’opera del grande Basaglia. Ennio si presentò a quello che credeva fosse un colloquio di lavoro a carattere pre-selettivo; la “commissione” si limitò a descrivergli il tipo di lavoro mentre creature con svariati problemi di natura psicologica pullulavano nelle stanze circostanti. Perplesso e stupefatto, Ennio si permise di formulare loro questa domanda: “Io sono un laureato in Fisica: vi siete posti il problema se io sia in possesso delle attitudini e dei requisiti per affrontare al meglio un lavoro così delicato e specialistico?” I “commissari” si guardarono strabuzzando gli occhi e formularono imbarazzati solo queste parole: “Questo è un criterio che Le fa molto onore, ma a noi era stato detto semplicemente che Lei era un giovane in cerca di lavoro… eravamo qui per offrirglielo!”; Ennio si alzò, ringraziò e girando i tacchi rispose: “Grazie! Rifletterò con attenzione sulla vostra proposta!”
Orbene, come considerano i signori veterocomunisti la reazione di Ennio? Era lui un fanatico meritocrate, un odiatore della filocrazia, il potere degli amici e degli amici degli amici? E i membri di quella commissione, a loro volta scelti con il criterio ereditario come lorsignori lo descrivono, che potere esercitavano nella spartizione dei posti per quelle delicatissime strutture sanitarie? Che avrebbe pensato il grande Basaglia, se fosse stato al corrente delle mani cui venivano affidati quegli sventurati che con grande sacrificio egli aveva sradicato dalle prigioni manicomiali?
Saremmo curiosi di registrare le loro valutazioni al riguardo.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

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