Poesia, i suoi assassini

Poesia, i suoi assassini

Poesia, i suoi assassini

Poesia, i suoi assassini

Private Fishing, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Poesia, i suoi assassini

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La narrativa ufficiale mainstream ci dice che la poesia non vende, e tale dato sembra essere confermato e dal fallimento di note collane di poesia, non posso dire di esserne dispiaciuta, e dalla statistica.
Perché la poesia non vende? E perché non mi dispiaccio se falliscono le collane poetiche?
Perché se la poesia non vende la colpa principale è dei poeti e degli editori che corrono verso una consapevole autodistruzione programmata.
Facile dare la colpa a lettori sempre più ignoranti, indifferenti, asini.
Chi forma l’ignoranza dei lettori?
In primis gli editori che monopolizzano il mercato e che continuano a pubblicare e ripubblicare e pubblicizzare sempre gli stessi poeti che, francamente, in molti casi fanno davvero venire la nausea anche ai bradipi perché sono pieni di stereotipi, di motivi sentimental-patetici sempre identici a se stessi, riproposti fino alla sfinimento del lettore.
Si privilegia una poesia priva di ogni spirito critico, di ogni capacità seria e profonda di analisi della realtà da un punto di vista che vada oltre la parola scritta. Oltre quello che si legge non si vede e intravede nulla!
Ma se la poesia è simbolo, genio, metafora a più piani semantici, sogno radicato nel reale criticabile, allora che motivo c’è di leggere una poesia che volutamente ignora tutto questo? E com’è catalogabile una poetica che ripropone l’amore e il cuore con accanita perseveranza suicida?
Personalmente non sono più interessata all’acquisto di poesie che ripropongono l’eterna figura angelicata della donna rimestata senza creativo estro, ritengo che la poesia sia diventata un capestro per la poesia.
La colpa è di editori e poeti se nessuno legge più testi poetici. Spendere denari per leggere poeti che parlano della guerra con accenti accorati e ripetitivi, immedesimandosi ipocritamente con un dolore che non provano, allappa le menti più quiete. Spendere per leggere poesie ricalcanti il Dolce stil novo o veleggianti sulla biografia dell’autrice o dell’autore la cui fama precede la lettura, perché pittoresca e tipica, o perché è nata in tv, stanca molto. Io voglio leggere non adorare idoli di cartapesta o parlare della loro lacrimevole bio. Insomma me ne frego della loro fantasticosa e appiccicosa vita del Kaiser!
La poesia è diventata inautentica, perché i poeti badano ai numeri, al consenso, a navigare sull’onda del sempre politicamente corretto o dell’inutile. Mai una critica sfugge dai loro versi, mai un senso di annientamento di ciò che chiamano senso.
È un continuo autoreplicarsi di motivi tradizionali ormai sfiniti e abusatissimi, privi di verve, cosparsi di buonismo come panini marci sopra cui si spalma la nutella.
Non compro dunque questo tipo di poesia perché è un inganno, una truffa!
Il lettore se ne accorge, nonostante l’insistenza nel ripubblicare vecchie trombe che cigolano pietosamente sull’amore universale e su ovvietà da manuale scolastico ovvio primina, ormai non ci casca più nessuno, o quasi.
Editori e poeti stessi si leggono allo specchio, ignorando qualsiasi evoluzione creativa che esuli dagli stessi sempiterni temi, serrandosi in un mondo chiuso di amici di amici che si autoleggono in povere riunioni dentro biblioteche e librerie deserte da far pena.
E poi il colpo finale è dato dal marketing, finanziato da quelli che decidono chi è poeta, il marketing per le masse inermi e tonte, quello che si fa a poeti insignificanti e privi di talento ma tanto innocui da aver un dolce effetto euchessina o valeriana. Poeti dell’istante, e della politica o dai dolci e prestigiosi natali all’italiana, sufficienti a far loro pubblicità infinite ovunque, in modo da tirar su qualche soldo, appioppando il libro a poveri fessi che di poesia non capiscono nulla e replicano nei social versi che ad una seria analisi del testo, cadono come birilli dentro il guano.
Che la massa non brilli e non veda vada troppo lontano, si sa, ma il lettore vero si è semplicemente stancato di tutto questo peristaltico movimento di visceri di plastica. Non compra più la riproposizione fantastica di pigolii melensi spacciati per poesia. La massa compra l’autore più pubblicizzato soltanto perché lo vede in tutte le vetrine e quindi si convince che quella sia veramente poesia e si abitua a pensare che fare poesia sia cantare di cose irreali, oppure riproporre temi generali quanto superficiali sulla pace in tempi di guerra e sull’amore, o sul sé sofferente che ha stufato pure le madonnine nelle nicchie, senza andare mai a fondo, sorvolare anziché scavare, e aprir bocca su pianti di bimbi in guerra mentre i propri vanno in giro con il cellulare e le scarpe firmate.
Il borghese in villa canta delle sofferenze altrui senza provarne una di queste sofferenze, insomma le finge artatamente, ma è il fingitore quello che arriva alla grossa editoria perché ha gli agganci giusti.
La poesia diventa così una finzione per dire cose finte, non una finzione per esaltare il vero.
Il lettore che legge veramente se ne accorge, si rende conto di questa megatruffa perpetrata ai danni del suo portafoglio, quindi lo chiude, perché non è l’idiota che passa per caso davanti a una vetrina e compra il libro del momento per sentirsi parte di qualcosa, della istant-moda, del poeta liofilizzato dentro libri di mercato da postare nel profilo fb per fare bella figura coi contatti o quel che è peggio, fingersi esperti di poesia con cuoricini ed emoticons.
Finito lo scavo, è finita anche la poesia e la colpa è soltanto dell’editoria che ormai è una grande fucina di raccomandati iper-pubblicizzati in ogni angolo. Essi uccidono la poesia e lo fanno consapevolmente, con spietata lucidità da assassini.

Perciò se le collane di poesia vanno in malora, io non mi dispiaccio per nulla, perché è la naturale conseguenza di scelte editoriali ben precise. Quanto può reggere mai una finzione? Non si possono servire due padroni, Dio e Mammona. L’editoria sceglie Mammona, escludendo tanti bravi talenti che mai avranno voce, perciò muoia Sansone con tutti i Filistei!  Se la letteratura è un circolo per soli eletti, insomma si comprino da soli i loro bellissimi libri. Io non li compro più! E a quanto pare non sono la sola!

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Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Editore, fai il lenone
    con poetesse flatulente?
    Come può fregar la gente
    la tua petoproduzione?
    Qua tra flatu-trismegisti
    ed insulse paperette
    i lettor, poveri Cristi,
    a pagar superbollete,
    le tue squallide collane
    lasceran sugli scaffali
    incartate in cellophane.
    Nuovi volusiani Annali!!!

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