Premio Malerba, Università Parma

Premio Malerba, Università Parma

Premio Malerba, Università Parma

Premio Malerba, Università Parma

Vintage metal bag, credit Antiche Curiosità©

 

Lucio Pistis & Sandro Asebès©

Premio Malerba, Università Parma

.

Patrick Modiano sosteneva che Il romanziere è un sonnambulo, un chiaroveggente, un visionario, un sismografo ma, aggiungiamo noi, anche un morto di fame.
Che la letteratura non paghi è infatti ormai un fatto accertato, per questo gli scrittori con tessera di partito vanno in tv, perché di base coi cachet della tv si guadagna indiscutibilmente di più che coi libri.
Poi ci sono i concorsi… sì, quelli, come stelle luminose su un cielo nero, oppure, sarebbe meglio dire, come comete collassate cadute e morte che fingono luce. Concorsi che si vantano di giurie prestigiose e che poi, in caso il partecipante vinca, si prendono pure la briga di non pagargli mai i diritti d’autore, come fa ad esempio il Premio Malerba per la narrativa che si vanta di avere una giuria prestigiosa e di onorare la memoria dello scrittore Luigi Malerba con un concorso che “ha sede a Berceto, in provincia di Parma dove lo scrittore è nato e a Roma dove ha vissuto”.
L’opera vincitrice viene pubblicata da MUP editore, Monte Università Parma. Insomma tutto perfetto, ma c’è un ma, come in tutte le belle storie di concorsi rispettabili, c’è una liberatoria che ogni partecipante deve obbligatoriamente firmare. Beh, direte voi, si tratterà della solita autorizzazione formale a pubblicare la propria opera in caso la si spunti, eh no, c’è un piccolo particolare da non trascurare. Se il concorrente dovesse mai avere il privilegio di vincere e di pubblicare con MUP, deve rinunciare al pagamento dei diritti d’autore sul suo stesso libro, ma che meraviglia!
Si legge, testuale nella liberatoria:

“Nell’ipotesi in cui i testi venissero premiati dalla giuria del Premio Malerba, con la presente il sottoscritto autorizza MUP editore alla pubblicazione di tali materiali rinunciando ai diritti economici connessi”.

In poche parole, volete fare gli scrittori? Ottimo, preparatevi a morir di fame, perché oggi pagare i diritti d’autore è cosa volgare, volgarissima, ma chi li paga più a nessuno? Non si usa proprio più!
In pratica come dire che un mastro manovale e un carpentiere edile che operavano, ad esempio, sotto le imprenditorie edilizie dei Matarrese, si dovessero sentire onorati per esser stati ingaggiati dalla pregiatissima ditta, rinunciando pertanto ad esser liquidati a fine mese.
Come se un calciatore, per il fatto stesso di essere inquadrato nell’organico del Paris Saint Germain a Parigi per opera del mecenatismo calcistico dello sceicco Nasser Al-Khelaïfi, debba rinunciare a sottoscrivere un contratto e giocar gratis et amore Dei.
Aggiornatevi, signori, il vile guadagno poi, siamo seri, si scrive per la gloria, per farsi ricordare nel circolo di 4 amici della letteratura perpetua, per dire alla mamma che avete pubblicato con un editore legato all’Università di Parma, che già la sola parola Università, vi renderà liberi e belli! Vi darà gloria e prestigio tra gli eletti! Cosa volete di più, soltanto nei film americani gli scrittori sono tutti miliardari, nella realtà tirano a campare se non sono ricchi di famiglia e se non sono ricchi peggio per loro, mica gli editori hanno il compito di cibarli, insomma provvedano da soli a portarsi il pane alla bocca o muoiano d’inedia, che importa?
Il mondo della letteratura mica è per poveri che si mettono in testa, chissà per quale oscuro motivo, di fare gli scrittori, è per gente già sistemata che cerca nelle belle lettere il trastullo della fantasia e a cui non importa nulla di essere pagata per il proprio lavoro letterario che mica è un lavoro, è un gioco!
In sintesi, Modiano aveva torto, più che un sonnambulo o un chiaroveggente, lo scrittore è un coglione e l’unico sismografo che segna i terremoti della letteratura ormai è totalmente fuori uso, semplicemente perché di sismi, fratture a un sistema ormai pietrificato nella sua insolenza classista, non ce ne sono proprio.
C’è una piatta acquiescenza da parte degli scrittori stessi, un rassegnarsi sommesso, un inchinar di teste e un sollevar mesto di gote in finti sorrisi molto educati, ma poi di fatto non si viene pagati per il proprio lavoro.
Quindi se il sillogismo non è acqua, la letteratura non vale nulla e tutti gli operatori del settore, scrittori per primi, lo accettano come fatto normale in una società che della poesia e della narrativa, non sa davvero più che farsene.
Le operazioni di cultura sono oramai mero appannaggio di accademici già lautamente stipendiati dalle facoltà universitarie coi contratti di docenza ordinaria e straordinaria (si pensi al mercato saturo delle opere di Umberto Eco), gente che può strafregarsene del controllo capillare delle royalties che dovrebbero passar loro le case editrici, jungla di per sé intricatissima per un regolare ed effettivo riscontro delle vendite, gente che può vivere e campare esclusivamente di fama lasciando la fame a chi scrive magari meglio di loro e non ha di che sostentarsi a fine mese.

.

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Video – The Black Star of Mu

Christ was a female

Rivista Destrutturalismo

 

Post a comment