Antonio Neri, L’arte vetraria

Antonio Neri, L'arte vetraria

Antonio Neri, L’arte vetraria

Antonio Neri, L'arte vetraria

Antonio Neri, L’arte vetraria, per Giovanni Silvestri, 1817, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Antonio Neri, L’arte vetraria

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Antonio Neri, (Firenze, 29 febbraio 1576 – Pisa, 1614), noto artigiano, molto esperto nella lavorazione del vetro, fu alchimista, intagliatore e indagatore delle reazioni chimico-fisiche della materia prima per fabbricare vetri e pietre preziose.
Diede alle stampe L’Arte vetraria distinta in libri sette, ne quali si scoprono effetti maravigliosi et insegnano segreti bellissimi del vetro nel fuoco et altre cose curiose, Giunti 1612, prima edizione.
Nel 1817 Giovanni Silvestri pubblicava la ristampa della Giuntina, corredandola di una prefazione in cui sosteneva che l’opera venne tradotta in latino e pubblicata ad Amsterdam nel 1669 per Andrea Frisio in un volume in 12° ricco di stampe: Antonii Neri Florentini, De Arte Vitraria Libri Septem, et in eosdem Christoph. Merretti Med. D. et Societ. Regiae Socii, Observationes et Notae, in quibus omne Gemmarum artificialium, Encaustorum et laccarum artificium explicatur.
Nel 1689 venne pubblicato un grosso volume dell’Arte Vetraria in 4° da Cristoforo Riegels di Francoforte. Durand et Pissot nel 1752, pubblicarono un’edizione in francese in 4° con 16 grandi tavole in rame, opera giù rara fin dall’Ottocento.
Silvestri dice che comunque l’edizione più universalmente conosciuta è la prima, dedicata a Don Antonio Medici, in 4° e che Silvestri stesso riproduce nell’edizione del 1817, limitandosi a correggere soltanto alcuni errori di ortografia e lasciando il testo originale intatto.
L’ Arte vetraria di Neri che ho letto nell’edizione ottocentesca in mio possesso, è un testo interessante perché non soltanto fa capire come nasce il vetro partendo dalla materia inerte, ma ci informa che fin dall’antichità era ben nota l’arte di creare gioielli con pietre artificiali e smalti che ancora oggi, ovviamente con tecniche molto più sofisticate, vengono prodotti in laboratorio.
Neri spiega punto per punto il procedimento per fare il vetro e le pietre preziose, per fare i colori da utilizzare per tingere i vetri, per cavare il “sale del polverino” e “le fritte”, come base per il vetro e il cristallo artificiale.
Si tratta di un vero e proprio manuale dell’arte del vetro che spesso mostra procedimenti lunghissimi e costosi prima di raggiungere il risultato finale. Il lettore così fa un vero e proprio viaggio nell’antica arte vetraria scoprendo cose interessanti, per esempio che dall’erba felce si potevano ricavare chimicamente dei sali che poi servivano a fare meravigliosi cristalli:

Il polverino o rocchetta, che viene di Levante e Soria, è cenere di certa erba che quivi è abbondante: non è dubbio alcuno che fa il sale più bianco assai che non fa la soda di Spagna: e però quando si vuol fare un cristallo di tutta perfezione e bellezza, si faccia con il sale cavato dal polverino o rocchetta di Levante… (p. 1).

Il cosiddetto bollito o fritta di cristallo era utile per fare cristalli definiti perfetti. La fritta, elemento base del vetro, si ricavava dal tarso bianchissimo o “quocoli del Tesino”, una pietra che abbondava nel fiume Tesino, una sorta di marmo duro, preferibile molto bianco e senza venature nere né gialle.
Dice il Neri che “ogni pietra che con l’acciaiuolo, o vero fucile, fa fuoco”, è adatta a vetrificare, mentre “tutte quelle pietre che non fanno fuoco con l’acciaiuolo… non vetrificano mai” (p. 8), quindi l’esperto vetraio sapeva ben distinguere le pietre che potenzialmente potevano trasformarsi in vetro, da quelle a cui era impossibile tale trasmutazione.
Neri descrive come ottenere la fritta, dalla polverizzazione in contenitori di pietra e non di bronzo (per evitare che prendesse il colore del metallo), fino all’uso di un setaccio perché la materia restasse fina come farina, dalla cottura per cinque ore sul fuoco alto, alla conservazione in un luogo asciutto per tre o quattro mesi, lontana dall’umidità e coperta con una tela, per evitare contaminazioni con altre sostanze.
Anche la parte dedicata alla fabbricazione dei colori e dei gioielli, è interessantissima.

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