Spazi mediatici, letteratura, gossip

Spazi mediatici, letteratura, gossip

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Spine, credit Mary Blindflowers©

 

 

Mary Blindflowers©

Spazi mediatici, letteratura, gossip

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Gli spazi mediatici e non spesso riescono a screditare se stessi attraverso la gossippizzazione (che parola orribile, pardon) dei loro contenuti che li rendono simili a giornaletti di serie B.
Cercare di screditare letterariamente un autore attraverso il gossip sta diventando operazione frequente messa in atto dai dilettanti della letteratura ancorati al nome come ad un caposaldo d’essere.
Per fortuna la letteratura riesce a sopravvivere a tutto e va oltre la meschinità del pollaio mediatico e non.
La gossippizzazione di ogni aspetto del reale, attiene ad un movimento di pensiero suddito dell’ignoranza più crassa, non tanto per ciò che esplicita, quanto piuttosto perché snocciola la facezia come se avesse importanza esiziale in primis e secondariamente tratta il pettegolezzo come serio accadimento di cronaca, mirando ad un’operazione di deleterio auto-impoverimento culturale depauperato di senso estetico-creativo, di genialità e forza espressiva e riferendo il pettegolezzo nella sua opaca crudezza da cancelleria del Terzo Reich o, in caso di patemi religiosi, dito puntato di Dio.
Tuttavia non dobbiamo pensare che il gossip sia del tutto estraneo all’arte. Generalmente si tende a pensare che l’arte sia una cosa seria e noiosissima e il gossip divertente, ma questa distinzione è falsa. È il gossip ad essere noioso, ma l’arte può talvolta renderlo interessante.
Una cosa è infatti lo spettegolìo fine a se stesso, esangue, altra cosa è utilizzare frammenti di vita per creare personaggi e situazioni che veicolano altri significati.
Quale scrittore mai non usa la realtà per mettere in scena il suo dramma, la sua satira?
Se pensiamo a Suo marito di Pirandello, possiamo subito capire a cosa mi stia riferendo.
Dal pettegolezzo al romanzo sublime, perché tale è il suindicato lavoro pirandelliano che satirizza il marito della Deledda e lo fa diventare una macchietta tout court, un personaggio da ricordare e che ancora oggi suscita indignazione nei benpensanti che gridano alla violazione della sacra maestà della Deledda, regina intoccabile del cielo e della terra letteraria, premio Nobel e pirimpiìpiripà, tà tà e chi più ne ha ne metta.
Ma non si tratta di un romanzo mediocre o scritto in fretta, quello di Pirandello, ah per nulla, anche se il mainstream tende a farcelo leggere poco e a ristamparlo con una certa parsimonia. Pazienza. Chi cerca trova e legge.
Soltanto uno scrittore di talento può riuscire a trasformare il pettegolezzo in arte vera.
Siccome scrittori di talento ce ne sono pochi, assistiamo all’inutilità dilettantistica e risibile di tanti pseudo-scrittori ed editori piccati che allestiscono pollai di pio pio come se niente fosse, in cui il pollo che ha fatto un pioooo troppo prolungato, viene messo alla gogna da gente che molto in teoria e poco in pratica, dovrebbe occuparsi di cultura, e invece si mette a contare quante piume il polletto da crocifiggere ha nel didietro, una, due, tre, e puffette, ne ha troppe, poi si indaga sulla sua presunta stitichezza o sul suo cagotto, e in quattro e quattr’otto si crea una caricatura che però rimane inerte dal punto di vista artistico perché non vi è genialità nel ritrarre o sbreccare al vento i solstizi umorali delle proprie depressioni riversate sul malcapitato. Resta soltanto una malevola e piccolo-borghese concessione al veleno.
C’è più di una guerra in atto nel mondo, viviamo su un filo sospeso nel vuoto dell’incertezza quotidiana, non siamo nemmeno padroni del nostro destino mortale, vittime e carnefici in un mondo che non conosciamo e non possiamo controllare, chiusi sigillati nel nostro stupido antropocentrismo e delirio di potenza, in quel superomismo idiota dell’uomo come artefice del suo stesso fato (niente di più illusorio), e riproduciamo nel piccolo della vita quotidiana battaglie di Pirro in cui i litiganti discettano e litigano sulla sostanza della polvere extraterrestre di cui si ignora l’origine.
Ci si azzuffa per stabilire se tale pulviscolo provenga dall’ano di un titano o dalle vette del superuranio.
Una volta che ci si accorge di non essere tutti d’accordo, parte il dispetto di non aver ottenuto dal dissidente la pretesa ragione e di qui il pettegolezzo inventato di sana pianta nei casi peggiori e che mai assurge a vette di sublimità letteraria, perché molti si vantano di scrivere ma pochi realmente lo fanno.
Insomma Dante e Forese Donati che si facevano poeticamente a pezzi a vicenda, non solo riuscirono a trasformare l’odio che nutrivano l’uno per l’altro in poesia, ma non se la mandavano a dire e non ci andavano nemmeno tanto leggeri, eppure ci hanno divertito.

E che dire di Anna Karenina? Accanto alla superficialità di una storia di tradimenti, si affrontano profondi problemi filosofici e si smaschera l’ipocrisia pettegola di una società in cui non è importante ciò che si fa ma che non lo si dica pubblicamente.
La colpa di Anna non è tanto quella di aver tradito il marito, quanto di aver esposto il suo comportamento ai pettegolezzi e alla condanna sociale dell’aristocrazia russa, rendendolo pubblico.
I rapporti extraconiugali erano infatti piuttosto comuni tra gli aristocratici, ma tenuti rigorosamente nascosti.
Quando Karenin venne a sapere della relazione della moglie dai pettegolezzi che circolavano, si limitò a darle alcune linee guida per muoversi nell’alta società, pregandola di non dar nell’occhio e comportarsi in modo che le malelingue non continuassero ad esercitare il chiacchiericcio su di lei.
Quello che era infatti inaccettabile per Karenin non era l’esser becco, tanto per dirla volgarmente, ma che tutta l’aristocrazia pietroburghese lo sapesse.

Solo gli artisti possono far diventare il gossip arte, gli altri, beh, gli altri poveretti, sono massa, inerte perlopiù, quindi a meno che non si sia dei novelli Tolstoj, Dante, Forese Donati o Pirandello, etc. evitare di abbandonarsi al gossip forse potrebbe migliorare i contenuti.

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