Demonizzazione del mezzo digitale

Demonizzazione del mezzo digitale

Demonizzazione del mezzo digitale

Demonizzazione del mezzo digitale

Luminosa solitudine, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Demonizzazione del mezzo digitale

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Attualmente è in atto da parte di psicologi e filosofi noti, una demonizzazione del mezzo digitale che pur essi utilizzano ad ampie mani per amplificare la loro notorietà. Istericamente ancorati al contatto fisico a tutti i costi, i vecchi tromboni, gridano ai bei tempi perduti ed esaltano parossisticamente l’importanza della fisicità anche nei rapporti sociali di semplice amicizia e stima, relegando il mondo dei rapporti metafisico-virtuali in un contenitore con su scritto: superficiali e inutili perché manca il contatto fisico, come se quest’ultimo fosse la chiave di volta d’ogni sincerità emotiva che senza pacche sulle spalle, carezze e abbracci, non esisterebbe. Come se nel mondo reale esistessero soltanto persone meravigliose e in quello virtuale, bestie. Come se da uno sguardo si potesse capire tutto. E quindi ci istruiscono su come fare. Sedute di psicologia da 4 soldi, serie se l’interlocutore guarda con gli occhi rivolti verso l’alto a sinistra significa una cosa ma se guarda a destra significa ben altro, se alza la mano destra per lisciarsi i capelli è un sintomo di…, se alza la sinistra significa che… Dai movimenti dei bulbi oculari capirete esattamente cosa il vostro interlocutore pensa e soprattutto se mente o se tradisce le vostre aspettative. Se chi parla ti fissa innaturalmente negli occhi, mente, perché i bugiardi tendono a fissarti in modo innaturale, dice bugie anche chi sorride troppo concentrato solo sul movimento delle labbra ma non ride con il resto del corpo, poi se sbatte troppo le palpebre non è buon segno ma una catastrofe comunicativa!
Come si fa a fare tutte queste cose nei rapporti virtuali, panico!
Come si fa a vedere se uno sbatte le palpebre come Jessica Rabbit o guarda insistentemente come uno psicopatico, insomma non si può! Inoltre il valore dei baci, degli abbracci da distribuire abbondando! Non sarà troppo? Ma no, melius abundare quam deficere!
Prima del coronavirus si usava molto andare nelle piazze e regalare abbracci. A parte l’assurdità dell’idea di essere abbracciati dal primo che capita senza alcun motivo, mi domando a che serva tutto questo movimento.
La riduzione dei rapporti umani alla sfera fisica, a questo mitico contatto che sarebbe insostituibile, puzza atrocemente di riduttivismo e rivela soltanto l’incapacità attuale di pensare, di costruire rapporti basati sull’intesa metafisica e sulle affinità elettive.
Uno che ha bisogno di spiare i gesti del suo interlocutore per capire se mente o dice la verità, forse tanto bene non sta e non considera che l’interlocutore possa essere anche più intelligente di lui e fargli credere ciò che vuole.
Ma una persona che ha bisogno di essere abbracciata dal primo sconosciuto che offre abbracci gratis in mezzo ad una strada, senza sentirsene infastidita, in fondo chi lo conosce, vi sembra sana?
Cosa è sano e cosa è malato?
Sono sane le lezioni reali a scuola che ti costringono a recarti sul posto prendendo magari un autobus o un pulmann alle sei del mattino per ritrovarti tra compagni di scuola che ti sono capitati in sorte dal caso, e che magari non sopporti, oppure la lezione virtuale in cui vedi anche il professore grazie al mezzo e ne senti la voce? Devi sentire una lezione o fare una seduta spiritica che necessita di contatto fisico?
Voglio dire è davvero necessario avere a che fare fisicamente con gente che non hai scelto e ti è stata imposta? Sederti con un vicino di banco che magari detesti o speteggia durante le ore di lezione? Stare cinque ore dentro un’aula costretti al silenzio di ogni sbadiglio, è più sano che stare seduti a casa propria? Ma chi lo ha stabilito? E soprattutto perché?
Ma chi predica la sublimità dei rapporti fisici con sconosciuti, la perdita dei valori basata sull’impossibilità di darsi pacche sulle spalle e pizzicotti sulle guance, è mai stato alla scuola pubblica?
Nel racconto poco conosciuto di Giovanni Verga, intitolato In piazza della scala, dentro la raccolta Per le vie, in cui abbondano le notazioni d’ambiente, l’autore scrive:

 

Anche colui che predica di giorno l’eguaglianza nel giornale, poi dorme tranquillamente, o se ne torna dal teatro con il naso dentro la pelliccia… Di facciata le finestre del Club sono aperte fino all’alba. Lì c’è dei signori che non sanno cosa fare del loro tempo e del loro denaro. E allorché sono stanchi di giuocare fanno suonare il fischietto, e se ne vanno a casa in legno, spendendo solo una lira. Ah! Se fosse a cassetta quella povera donna che sta l’intera notte sotto l’arco della galleria, per vendere del caffè a due soldi la tazza, e sapesse che porta delle migliaia di lire, vinte al gioco in due ore, nel paletò di un signore mezzo addormentato passando lungo il Naviglio, di notte, al buio!
O quegli altri poveri diavoli che fingono di spassarsi andando su e giù per la galleria deserta, aspettando che il custode volti il capo, o finga di chiudere gli occhi, per sdraiarsi nel vano di una porta, raggomitolati in un soprabito cencioso.
Questi qui non isbraitano, non stampano giornali, non si mettono in prima fila nelle dimostrazioni. Le dimostrazioni gli altri, alla fin fine, le fanno a piedi, senza spendere un soldo di carrozza.

 

Ma coloro che numerosi sbraitano sui giornali e in televisione e ci danno lezioni, eredi di quegli ipocriti signori del Verga, concertanti predicozzi su cosa è bene e cosa è male per poi tornare alle loro ville calde carichi di soldi, in poche parole, quelli che demonizzano il digitale ma grazie ad esso sono conosciuti da tutti e possono permettersi il lusso di dare esempio di saggezza, sparando sistematicamente sullo stesso piatto che li nutre, comunicando verità ridotte ad uso di un popolo spappagallante, lo sanno che l’impoverimento lo abbiamo raggiunto non perché si siano ridotti baci e abbracci a causa del virtuale e del virus, ma esattamente per il motivo opposto? Nessuno è quasi più in grado di rimanere solo con se stesso, è il non riuscire a sopportare se stessi che induce molti a ripetere che la società si impoverisce per mancanza di abbracci, in realtà si impoverisce per mancanza di cervello, perché proprio quelli che predicano in tv stanno formando una generazione di idioti che dimenticano, giorno dopo giorno, la lezione pascaliana sulla necessità della consapevolezza che non si insegna più, perché piuttosto che insegnare l’autodeterminazione e la profondità dell’autoconoscenza, la si butta sul contatto fisico necessario con estranei imposti dal sistema. Si è perso il dialogo con noi stessi, è questo il dramma vero. Non si dice mai a nessuno che la solitudine possa e debba essere anche libertà e che ogni mezzo non è cattivo o buono in sé ma lo diventa a seconda di come viene usato e mi sembra che il mainstream lo stia usando piuttosto male anche se in modo sicuramente funzionale ai suoi scopi che sono quelli di creare un numero sempre più elevato di ebeti facilmente manovrabili, specie se si fa leva sul sentimento dimentico della razionalità.

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Video – The Black Star of Mu

Rivista Destrutturalismo

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

 

 

Comments (2)

  1. Mariano Grossi

    Parole sagge. Nelle squadre di calcio, basket e altro dove ci sta abbondanza di convivenza fisica, a sera la gente si chiude in camera e preferisce giocare alla play station. Meglio quella dei peti di Alemao e delle mutande cagate di Toninho Cerezo. Quando ero ragazzo un mio amico tifoso di Gianni Rivera mi schiaffeggiò perché tifavo per Mazzola. Io non vedevo l’ora di chiudermi nella Sala ENAL della parrocchia per guocare da solo a flipper. Chi lo ha detto che si debba per forza star meglio a contatto con altri?Baudelaire diceva: “Godere della moltitudine è un’arte”. E non tutti si nasce artisti!

  2. giuseppe ioppolo

    Il problema è grosso e pesante ed io sono piccolo e minuto… per affrontarlo in tutta la sua complessità e grossezza. Ci giro di lato sperando non mi cada addosso. Ci resterei secco. Sono un individuo fatto di carne e ossa… sotto un grosso problema potrei soccombere. Il virtuale mi appassiona…. un po’ come un viaggio in terre sconosciute. La vista è incantevole ma i pericoli ci sono, esistono pressappoco quanti e come quelli esistenti in una bellissima terra conosciuta. Con una differenza: appartengono ad una terra sconosciuta e pertanto sono sconosciuti. Che fa una bella differenza con gli stessi identici pericoli che però fanno parte però d’un mondo sconosciuto…. brrrrrrrr che pericoloni! Infondo anche l’America era bellissima, incantevole e feroce. In questa America incantevole, bellissima e feroce tanti ci hanno fatto i dollari ed hanno messo l’accento su quanto l’America fosse feroce. Caso mai a qualcuno gli venisse voglia di seguire l’esempio. Mai sia. Il coraggio ha da appartenere ai coraggiosi che devono essere pochi. La plebe è vile e tale deve rimanere. Sempre.

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