Tassoni contro le dediche

Tassoni contro le dediche

Tassoni contro le dediche

Tassoni contro le dediche

Dedicatoria de La geografia di Claudio Tolomeo Alessandrino tradotta da Girolamo Ruscelli, 1598, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Alessandro Tassoni contro le dediche ai potenti

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Nel 1608 venne pubblicato a Modena il libro Parte de quisiti del S. Alessandro Tassoni modonese, dati in luce da Giulian Cassiani e dedicati ai Signori Accademici della Crusca. Se vogliamo credere al Tassoni però, la dedica agli Accademici della Crusca fu iniziativa del solo editore che la fece a sua insaputa e senza il suo consenso. Infatti in una edizione successiva, esattamente quella del 1612, rifatta e riordinata, il Tassoni precisò le ragioni per cui si rifiutava di dedicare i suoi libri ai potenti, usanza peraltro diffusissima:

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A chi legge. Perché l’Autore non dedichi Opere sue

Non dedicando io ad alcuno questo mio Libro, come neanche ho mai dedicato cosa alcun’altra pubblicata da me, son sicurissimo che ciò alla maggior parte stravagante e capriccioso debbia parere; poiché qualunque oggidì stampa, fin le più vili minuzie suol dedicare.

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Il Tassoni procede a una disamina piuttosto chiara ed esplicita che, dopo aver elencato i motivi che spingono gli autori verso la dedicatoria, li smonta ad uno ad uno, come non adatti al suo modo di sentire la letteratura.
La giustificazione usata dagli autori di dar protezione ai libri contro i morsi dell’invidia tramite una dedica, sembra al Tassoni di poco peso, dato che le questioni letterarie non dovrebbero essere definite che per mezzo di uomini di lettere e non di persone potenti, ma invocare del resto un letterato come protettore avrebbe avuto egualmente poco senso, avrebbe creato soltanto inutili dispute.
La teoria che la dedica serva a proteggere l’opera dopo la morte dell’autore, non sembra convincere il Tassoni. Che fondamento può porre un autore in una sola persona che può morire prima di lui o vivere per poco tempo dopo di lui? E se anche si dedicasse il libro ad un Ente, a una Accademia, una qualche Repubblica o l’Università che suole vivere molto di più del singolo individuo, la faccenda funzionerebbe? No, dice l’autore, perché non si vede mai che una Accademia o una Università accettino la briga di difendere un’opera dopo la morte del suo autore se questi viene criticato per qualche ragione. I Protettori invocati non fanno caso alcuno agli scrittori che gli dedicano le Opere. Del resto, perché mai un’Adunanza di uomini illustri, dovrebbe rischiare di perdere il credito, per difendere un autore che qualcuno cerca di screditare?
Anche l’argomentazione che sia utile dedicare per la fama che si dà ad uomini degni, convince poco il Tassoni. Che razza di fama e di gloria potrebbe mai dare un libro ad uomini già considerati grandi e famosi? Senza contare la natura servile di certe dediche e:

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delle Epistole di molte carte in nome della persona invocata, piene di tante adulazioni e bugie, e così affettate e tediose che stomacherebbero i polli; si che a gran fatica si trova oramai chi solamente voglia leggerne il titolo. Ma la corruzione de’ buoni e sinceri costumi gastiga gl’inventori di tale abuso; conciosiaché non essendo il fin loro di dar veramente fama alla persona invocata, ma d’aggirarla fra le ruote del secolo e farla cadere a regalare con donativi, o a promuovere il dedicante con qualche dignità, l’arte si schernisce con arte; e i Signori hanno imparato anch’eglino a rimunerare l’adulazioni e l’iperboli mercenarie con una bella girata di parole cortesi.

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Dichiara poi di non approvare la dedica che l’editore ha fatto nel suo libro agli Accademici della Crusca:

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Rimarrebbeci il dubbio dell’essersi già data fuori una parte di questi medesimi Quisiti con la dedicazione, la quale veramente non biasimo… ma non posso già approvar quegli abbozzi, che fatti allora improvvisamente senza aver libri, e dappoi scarmigliati e scipati, per così dire, da chi che fosse, furon per altra mano contra il mio gusto e contra il dovere publicati…

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Indubbiamente da questi scritti emerge l’intera contraddittoria natura del Tassoni, cortigiano che però rifiutava le dedicatorie come simbolo di sottomissione al potere. Non che non avesse a chi dedicare le sue opere, semplicemente non volle.

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Rivista Il Destrutturalismo

 

Comment (1)

  1. giancarlo rosati

    CREDO DI ESSERE NEL MIO PICCOLO UN PO’ TASSONI PERCHE SI DICE PARLANE MALE MA PARLANE E QUESTA SODDISFAZIONE HA FATTO BENE A NON DARLA A NESSUNO

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