Joly, psicologia dei santi

Joly, psicologia dei santi

Joly, psicologia dei santi

Joly, psicologia dei santi

Joly, psicologia dei santi, II edizione 1909, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Enrico Joly, Psicologia dei santi

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Enrico Joly, “Psicologia dei santi”, pubblicato in Italia dalla Desclée & C. nel 1904 sulla ottava edizione francese e ripubblicato nel 1909 in seconda edizione sulla seconda edizione francese.
Il titolo è davvero accattivante, un libro che promette di fornirci la chiave della mente del santo. Spesso però i titoli altisonanti non sempre corrispondono alle aspettative.

Nel primo capitolo l’autore cerca penosamente di comunicare l’idea della santità in relazione alle diverse religioni, peccato che riassumere concetti base di vari credo in poche pagine, non sia affatto saggio. Infatti il discorso si rivela un vero e proprio minestrone di parte. Dopo aver mischiato i vari ingredienti un poco a caso, un po’ di Platone con l’Eutifrone, un poco di Buddismo con le solite reincarnazioni, d’Islamismo e religioni orientali, l’autore arriva alla conclusione che l’unica vera religione sia la sua. Amen. In pratica comunica al lettore che solo i cattolici capiscano appieno il valore della parola santità. Oltretutto dà di Platone una interpretazione del tutto arbitraria:

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L’Eutifrone o Santità, versa tutto quanto su questa questione: La santità è essa santità perché gradita agli dei? Oppure è gradita agli dei perché è santità? Naturalmente Platone abbraccia la seconda soluzione: egli vuol provare che ogni virtù è tale per la sua essenza immutabile ed eterna, e che, se questa essenza venga finalmente a confondersi con il Bene Supremo, che è Dio, essa non dipende dalla volontà arbitraria di divinità capricciose.

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Peccato che Platone non era monoteista, quindi non aveva l’idea di un unico Dio che Joly vuole attribuirgli forzatamente. Un classico della manipolazione dei testi antichi è interpretarli come se parlassero del dio dei cristiani che in realtà nemmeno conoscevano.

Più che eviscerare la psicologia dei santi, argomento a cui Joly non aggiunge nulla di nuovo, il libro tesse l’apologia della Chiesa cattolica, della Francia come patria di santi e grandi uomini, e del santo in genere, criticando medici e teologi che hanno correlato l’isterismo con la santità. In una lunga nota Joly ci informa che l’inquisizione ha condannato la memoria del gesuita P. Hahn, autore di Phénomènes hysteriques et révélations, inserita nella Revue des Questions scientifiques di Bruxelles (1883). La condanna è partita riguardo l’ardente isteria di Santa Teresa: il gesuita aveva infatti proposto una interpretazione che sapeva di “scabroso, inopportuno”.

Joly si lancia così in una dissertazione d’aria fritta per provare che i santi sono tutti sani e alieni da isteria nonché da pazzia, malattia che ovviamente, egli da buon cattolico, non prende neppure in considerazione:

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Non ho creduto opportuno parlare qui di coloro che veggono nei santi varie specie di pazzi, come ne abbiamo viste nei grandi uomini. Non bisogna dare a certe stranezze maggiore importanza di quella che meritano… Per negare che a questo (l’isteria) si riducano le stimmate di San Francesco d’Assisi, le rivelazioni di santa Teresa e le visioni di Margherita lacoque. Non ho bisogno di ricorrere alla indefinita fecondità delle loro creazioni spirituali, come non ho bisogno di discutere con colui che negasse che la religione, bene intesa e praticata, è la forza più grande dell’umanità.

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L’autore non discute con chi ha un parere differente dal suo sulla sua religione, mentre liquida le altre in poche righe.
È il solito libro di un cattolico presuntuoso che non dimostra nulla e lancia verso il lettore gli strali del suo esclusivismo. Di psicologia nel testo non c’è davvero nulla, in compenso c’è molta aria fritta, analisi superficiali e giudizi personali.

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