Religione, politica, Machiavelli, Stato

Religione, politica, Machiavelli, Stato

Religione, politica, Machiavelli, Stato

Mary Blindflowers©

Religione, politica di Stato, Machiavelli aveva ragione.

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Religione, politica, Machiavelli, Stato

L’angelo, credit Mary Blindflowers©

 

La religione è una manipolazione dell’idea originaria e allucinata di dio, attraverso l’istituzione ufficiale di una serie di gerarchie di potere che avrebbero il compito di interpretare la parola di un dio che non hanno mai visto, sulla base di testi creati da uomini che a loro volta non hanno mai visto dio, a meno che non abbiano mangiato pane a base di segale cornuta, claviceps purpurea, il parassita delle graminacee in grado di provocare il fuoco di sant’Antonio o fuoco sacro, ergotismo, che tra gli altri perniciosi sintomi anche mortali, causa allucinazioni. Gli uomini del Medioevo vedevano demoni e santi che ci hanno dato in graziosa eredità. La religione che manipola viene a sua volta utilizzata dalla politica per fini utilitaristici. In un popolo a maggioranza cattolica e in cui il potere della chiesa è forte, i politici di ogni schieramento avranno interesse ad innestare i loro programmi con l’immagine del santo e delle madonne di turno, in modo da attirare la maggioranza con una strategia distrattiva ed emotivamente coinvolgente. Dato che la religione pretende tout court di entrare con prepotenza nella sfera intima e personale dei comportamenti individuali del soggetto, diventa utilissima nella fase della raccolta del consenso perché crea quel pathos che consente una partecipazione emotiva dell’elettore che così si sentirà coinvolto in qualcosa che appartiene alla sua cultura, alla sua identità, al suo mondo quotidiano. Si spezza così quella patina di estraneità che potrebbe compromettere un dialogo tra politico ed eventuale elettore, portato per sua natura a riconoscersi in immagini familiari e ordinarie di cui i santi fanno parte fin dalla nascita. Così si seminano immaginette sacre, statuine, croci e quant’altro durante i comizi elettorali, si stringe in mano il rosario mentre si grida alla folla il programma, si bacia con convinzione l’effigie del santo, per raccogliere il sì della credulità popolare, facendo leva su quell’atavico e ben radicato sentimento religioso inculcato fin dalla culla nel nascituro, quando è praticamente totalmente incapace di intendere e di volere.
Niente di nuovo o di eclatante.
Lo stesso Machiavelli sosteneva con convinzione come la religione statale e ufficiale fosse eminentemente utile in vista del raggiungimento di certi obiettivi politici, non a caso, il fine giustificherebbe i mezzi. Per quanto questa visione poco etica della politica possa sembrare scandalosa, inutile negare che corrisponda esattamente alla realtà dei fatti. Con la religione si costruiscono dunque tramezzi su case fatte dal vento della politica.
Un incastro perfetto.
Il tanto bistrattato Machiavelli che aveva intuito anche i vizi della Chiesa Romana, aveva ragione ed è stato lungimirante, non esiste infatti nemmeno oggi alcuna correlazione tra etica e politica. L’etica di cui finge di ammantarsi la politica, è fittizia, fumo negli occhi, gioco di prestigio. Che lo si chiami leader, Principe o capo di uno schieramento, la sostanza non cambia, il politico finge di essere sempre ciò che non è, se così non fosse non potrebbe di fatto mantenere il potere cercato anche attraverso l’ostentazione di una religiosità che di fatto magari non sente a livello personale ma che diventa comunque instrumentum regni.
Ne I Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, Machiavelli non dice forse che Numa Pompilio, il secondo re di Roma, “trovando uno popolo ferocissimo, e volendolo ridurre nelle obedienze civili con le arti della pace, si volse alla religione, come cosa al tutto necessaria a volere mantenere una civiltà»?
La religione e la politica sono sorelle siamesi, da sempre, che piaccia o no questa è la realtà. Si servono l’una dell’altra per conservare ed ottenere il potere. L’ostentazione di simboli religiosi durante le campagne elettorali è un fenomeno di derivazione antica che trova anche ai nostri giorni il suo spazio a causa del semplice fatto che la religione e la politica sono inseparabili. Lo Stato laico è a tutt’oggi un’utopia mai realizzata che attiene alle frontiere del sogno perché presupporrebbe una libertà di pensiero di fatto inaccettabile anche nella nostra primitiva e stolida società della comunicazione di massa. Il potere, da sempre, ha bisogno di uno stigma sacrale per funzionare. Lo sapeva Machiavelli e lo sapevano anche gli antichi romani, lo sappiamo noi anche se facciamo finta di ignorarlo. La libera Chiesa in libero Stato favoleggiata da Cavour, in Italia non è stata mai realizzata perché lo stato italiano non è affatto laico e non lo diventerà. Il fascismo ha contribuito moltissimo ad ostacolare la laicizzazione dello stato con i Patti Lateranensi che hanno rafforzato enormemente il potere temporale della Chiesa. Certo nel 1984, con la revisione delle disposizioni concordatarie, è stato sostenuta la separazione tra Stato e Chiesa, separazione che di fatto, non è mai realmente avvenuta, dato che l’Italia è a tutti gli effetti uno Stato confessionale ancorato alla vecchia tradizione fascista. La Chiesa mette becco in qualsiasi questione statale entrando nelle nostre case se non dalla porta, da una larga e comoda finestra con piacevole vista sul popolino ingenuo che ancora si scandalizza se un leader brandisce il crocefisso durante un comizio elettorale in un mondo in cui religione e Stato sono praticamente la stessa cosa.

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