Polemica, critica, Mengaldo, partito

Polemica, critica, Mengaldo, partito

Polemica, critica, Mengaldo, partito

 

Polemica, critica, Mengaldo, partito

The music God, mixed media on canvas by Mary Blindflowers©

 

Di Lucio Pistis & Sandro Asebès©

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Polemica, critica, Mengaldo, partito

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A più riprese nella polemica suscitata in relazione al nostro commento agli Dei della mattinata di Fortini, a quanto pare eletto poeta intoccabile, è stato citato Pier Vincenzo Mengaldo come grande critico dello stesso.

Potete trovare qui la critica di Mengaldo: “Questo Muro di Franco Fortini”.

http://mcozzapoesie.altervista.org/joomla/pdf/Fortini2.pdf

 

Qui la polemica sull’intoccabilità dei miti scrittori politico-storici:

http://www.poliscritture.it/2020/01/17/fortini-pasolini-e-il-realismo-piu-reale-del-re-quello-dei-dominatori/#more-9710

Facciamo notare che alcuni commenti in risposta al citazionismo sono stati censurati.

 

Ebbene, ci prendiamo la libertà di scrivere due note a proposito di Melgaldo:

Il vento scuote allori e pini. Ai vetri, giù acqua.
Tra fumi e luci la costa la vedi a tratti, poi nulla.
La mattinata si affina nella stanza tranquilla.
Un filo di musica rock, le matite, le carte.
Sono felice della pioggia. O dèi inesistenti,
proteggete l’idillio, vi prego. E che altro potete,
o dèi dell’autunno indulgenti dormenti,
meste di frasche le tempie? Come maestosi quei vostri
luminosi cumuli! Quante ansiose formiche nell’ombra!
(Fortini)

Mengaldo parla di pregevolezza metrica in questo presunto capolavoro, parla di consonanze e rime; ma l’omogeneità delle linee dov’è? I primi due contano 18 sillabe come l’ultimo; poi abbiamo questa sequenza:
3° 16;
4° 15;
5° 16;
6° 17;
7° 13;
8° 16;
Eravamo abituati per lo meno all’isotonia delle linee in un componimento metrico.

Il vento scuòte allori e pìni. Ai vètri, giù àcqua.
Tra fumi e lùci la costa la vèdi a tràtti, poi nùlla.
La mattinàta si affìna nella stànza tranquìlla.
Un fìlo di musica ròck, le matìte, le càrte.
Sono felìce della piòggia. O dèi inesistènti,
proteggète l’idìllio, vi prègo. E che altro potète,
o dèi dell’autùnno indulgènti dormènti,
meste di fràsche le tèmpie? Come maestòsi quei vòstri
luminòsi cùmuli! Quante ansiòse formìche nell’òmbra!

Giudichi chi legge questo sisma tonico serpeggiante di linea in linea (peraltro di numero dispari). La ricerca delle consonanze e delle rime non dovrebbe essere perseguita compattamente in tutto il componimento, anziché limitarsi ad una baciata al secondo e terzo verso (nulla-tranquilla) ed una alternata ai versi 5 e 7 (inesistenti-dormenti)?

Continuiamo a non capire l’entusiasmo metrico espresso da Mengaldo. Tra l’altro nessun accenno a quell’inatteso enjambement tra penultimo ed ultimo verso in una poesia che ne è completamente esente. Pare dunque che il target precipuo di Fortini sia la disorganicità del comporre.

https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

 

 

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