Che cosa compra la gente, un libro o un nome?

Antique Handmade African Tribal Mask

Che cosa compra la gente, un libro o un nome?

Di Mary Blindflowers©

Antique Handmade African Tribal Mask

The Mask, credit Antiche Curiosità©

 

 

Dato un certo sistema manipolatorio delle coscienze che parte dall’alto e si sublima e si sostanzia nel solo ed esclusivo incondizionato amore per il potere, occorre la manovalanza di rappresentanza, ossia persone in grado di replicare nei modi, nei pensieri, nei gesti e nella fama, quello stesso sistema di potere che garantisce loro visibilità e successo ma non le mette al sicuro da una certa eventuale sostituibilità anche in tempi rapidi, rapidissimi, nel caso ci sia una minima defezione alla regola imposta del potere che ha reso loro il servizio di pubblicità martellante, un servizio che comunque in qualche misura si paga sempre con l’aborto del libero pensiero. L’intellettuale che sceglie la fama alla libertà segue pedissequamente le regole base del capitalismo rampante che gli impone di recitare formule imparate a memoria e precedentemente vagliate da altri, e di esserci sempre, di avere un parere su tutto, perfino sulla conformazione delle nuvole al mattino perché non è importante ciò che si dice ma la possibilità di dire qualsiasi banalità che consenta l’esposizione mediatica e generi negli spettatori televisivi o nei lettori dei giornali, una sorta di intorpidita abitudine al déjà-vu che diventa così normale amministrazione delle coscienze assonnate.

Viviamo in una sorta di sonnambulismo culturale, incapace ormai di distinguere il sensato dalla castroneria, in virtù del bollino fama acquisita. E tutto ciò che è in qualche maniera visibile viene investito di una sorta di misticheggiante sacralità secondo lo schema, “se quello occupa la posizione che occupa, ha talento, altrimenti non starebbe là ma da qualche altra parte, nell’oscurità”, un’equazione fallace quella fama-talento che non sempre corrisponde al vero. Tuttavia quando interviene la fama, la verità viene sepolta sotto strati di pesante sabbia che irrita gli occhi del fruitore di immagini e parole, e crea una fitta nebbia di pressappochismo e ignoranza. Il piedistallo platinato su cui i media collocano i prescelti alla visibilità, è perlopiù intoccabile e crea nello spettatore falsi miti che derivano da un misto di invidia e ammirazione. Le capacità critiche si annullano nello spettatore o nel lettore medio, la potenza del nome ha il fascino del canto della sirena di Ulisse, Il nome è tutto, attrae le masse, respinge l’intelligenza, crea proseliti e amori fittizi con crisi pseudo-identificative più o meno patologiche.

La poesia di un autore famoso pubblicata in un social con un nome falso, non attrae l’attenzione, anzi si può dire che la gente la ignori perfino. La stessa poesia con sopra il nome famoso, crea entusiasmi e deliqui.

La scrittrice britannica Joanne Rowling (meglio conosciuta come J. K. Rowling), autrice dei sette libri della saga di Harry Potter, ha pensato di scrivere un romanzo giallo con lo pseudonimo di Robert Galbraith, fingendo di essere uno scrittore alle prime armi. Le vendite sono state piuttosto fiacche, nonostante l’editore, la Little Brown, faccia parte dell’importante gruppo Hachette. Dopo la conferenza stampa in cui la scrittrice ha confessato la vera identità dell’autore del giallo, le vendite sono aumentate di circa 5000 volte.

Secondo i bene informati prima di essere pubblicato dalla Little Brown, il romanzo era stato proposto alla Orion Books, ma Kate Mills – responsabile della sezione narrativa – lo aveva rifiutato, come ammesso da lei stessa su Twitter, definendolo “ben scritto, ma senza guizzi”.

La Rowling ha affermato che la decisione di dare alle stampe un libro sotto falsa identità le ha consentito di scrivere liberamente e senza chissà quali aspettative. Lodevole certo.

In realtà molto probabilmente si è trattata di una semplice operazione pubblicitaria e niente più, utile per vendere più copie, con il finto scoop della scoperta dell’identità dell’autrice che fa sempre notizia e incuriosisce i lettori che così corrono come pecore a comprarsi il libro.

Se si riflette sull’accaduto non si può non pensare ad un impoverimento culturale devastante.

Cosa compra veramente la gente?

Un libro, il suo contenuto, o semplicemente un nome famoso a scatola chiusa e senza ragionamento?

Ma un nome famoso, ovvio. Ragionare non è di moda.

Cosa possiamo aspettarci da un mondo simile?

Nulla, direi. 

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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