La confusione tra fantasy e letteratura metafisica

The massacre of the Druids, 1860 ca.

La confusione tra fantasy e letteratura metafisica

Di Mary Blindflowers©

The massacre of the Druids, 1860 ca.

The massacre of the Druids, 1860 ca., credit Antiche Curiosità©

 

Ho sempre detestato il fantasy, per quel suo cronico e insanabile vuoto contenutistico che ne costituisce l’impronta più vistosa. Tuttavia questo genere letterario di non-letteratura e che utilizza elementi triti e stravisti della tradizione medioevale, come elfi, nani, streghe, immersi in una dimensione onirica fine a se stessa, è entrato prepotentemente nelle nostre vite, grazie anche alla propaganda dei media. C’è un po’ di confusione relativamente al suddetto genere. Parecchi confondono il fantasy puro con romanzi e produzioni letterarie che contengono elementi fantastici, si appiattiscono così le prospettive, si cucina il minestrone della saccenteria. Il visconte dimezzato e Il cavaliere inesistente di Calvino che hanno elementi fantastici, non sono tuttavia dei fantasy, pensavo fosse abbastanza scontato, ma evidentemente no, non lo è. Perché non possono essere ridotti a livello del fantasy? Perché oltre a quello che l’autore dice, ci sono significati ulteriori che soltanto la letteratura può offrire, mentre il fantasy è la scrittura del puro disimpegno, la scrittura adatta a chi vuole evadere e non pensare. La vera letteratura ha un unico scopo, che non è soltanto quello di distrarre il lettore dalla realtà, ma di farlo riflettere. In alcuni articoli per difendere la letterarietà del fantasy, gli articolisti scomodano addirittura Dante. La sua opera conterrebbe elementi fantastici tali da giustificare l’affermazione che il fantasy non sia stato inventato tra il XIX e il XX secolo. Peccato però che tra Le Cronache di Narnia e i tre canti della Divina Commedia ci sia un abisso di simbologia e soprattutto di significati. Per leggere Dante occorre conoscere la storia, capire i simboli, le allegorie, fare un notevole e non comune sforzo interpretativo che non tutti sono disposti ad affrontare. Alcuni passi, nonostante le varie interpretazioni, rimangono ancora oggi un mistero affascinante.

Per leggere Le Cronache di Narnia non occorre sapere nulla, né sforzarsi troppo, dato che, al di là di quello che il libro ci dice, in pratica non dice assolutamente niente e dice così poco che alla fine ci si addormenta sulle pagine disgustosamente banali.

Il successo planetario del fantasy è dovuto proprio al fatto che non invita le persone a far muovere i neuroni, non scava in profondità, ma rimane sulla superficie, per cui il lettore medio legge semplicemente ciò che legge e nient’altro. Quando chiude il libro gli rimane l’impressione derealizzante di un mondo onirico che non ha agganci con il macrouniverso storico reale in cui si vive, mentre dopo che ha chiuso un libro di letteratura che può anche, perché no, contenere elementi fantastici, è spinto a pensare, a porsi domande, a nutrire il dubbio, a voler capire di più su alcuni aspetti affrontati dall’autore, sempre che il fruitore abbia capito il testo e non pensi che sia un fantasy mal riuscito.

Non occorre essere colti per capire la saga del maghetto Harry Potter o Il Signore degli Anelli, perché il fantasy non ha scopi, non comunica profondità, è fine a se stesso, come un serpente che si morde la coda. E siccome per la maggior parte delle persone la cultura è un optional rinunciabile, il fantasy ha molta presa sulle masse.

Quindi chi sostiene che leggere Le Metamorfosi di Kafka o La Pietra lunare di Landolfi, o Dottor Jekill e Mister Hide di Stevenson o addirittura Omero e Dante, abbia lo stesso valore di una lettura delle varie cronache e cronachette di C.S. Lewis, non riesce a distinguere un ragno su una tela sublime da un insignificante tafano e ha poca dimestichezza con la letteratura. Chi bolla superficialmente come fantasy un romanzo di letteratura onirica e metafisica, che, oltre ai significati espliciti, cela tra le righe il mistero di un senso profondo, è un lettore mediocre che confonde l’aglio con la cipolla, pensando che si trattino più o meno della stessa cosa. Chi dice che Edgar Allan Poe, o Lewis Carroll abbiano scritto racconti fantasy, non ha chiaro in mente il concetto di contaminazione letteraria. Se dentro un’opera ci sono elementi magico-irreali o espedienti fantastici, non significa affatto che sia “fantasy” a tutti gli effetti. La differenza è data dal fatto che mentre in un’opera letteraria gli elementi onirico-simbolici servono come base per dire qualcos’altro e sono solo un pretesto per comunicare un messaggio, nel fantasy rappresentano il fine ultimo. Ecco perché il fantasy è un sottogenere (che certo può anche piacere, de gustibus), di non-letteratura, in quanto rifiuta il messaggio tra le righe che è l’essenza dell’arte.

I romanzi non vengono scritti per essere sistemati dentro precisi compartimenti stagni della catalogazione del pensiero umano. Le opere contaminate da elementi sovrannaturali sono difficili da capire e confuse spesso e volentieri dagli ingenui con il puro fantasy.

La letteratura richiede una concentrazione e una capacità di riflessione sull’oltre che il lettore comune non possiede più, in un mondo in cui si legge sempre meno e sempre più pattume commerciale, pubblicizzato in modo ridondante, ossessivo, onnipresente nelle vetrine delle librerie, replicato su magliette e gadget e film, in modo che l’irrealtà entri dentro le nostre vite, le inondi con il nulla facilmente comprensibile, con personaggi tipici immediatamente riconoscibili e in cui l’utente medio possa identificarsi, per poi andare a comprarsi il libro. Si leggono così, sotto la pressione di massicce operazioni di marketing, pagine su pagine di avventure in cui non c’è scritto niente, intervallate da numerosi nomi di elfi e nani che sembrano fatti con lo stampino per un pubblico abituato all’imprinting e al déjà-vu.

Kafka mette in scena il dolore e le sofferenze dell’uomo contemporaneo, ma l’uomo contemporaneo non ha più voglia di contemplare se stesso, è troppo faticoso camminare nel proprio grigiore e prenderne atto, meglio raccontarsi davanti allo specchio del mago di una saga che lascia il tempo marcio che trova e alletta con l’evasione e il totale disimpegno.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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