I falliti di successo

Il fallito di successo

I falliti di successo

Di Lucio Pistis & Sandro Asebès©

 

Il fallito di successo

Sotto la teca, credit Mary Blindflowers©

 

 

I falliti di successo sono la sottocategoria vincente di quest’epoca alla rovescia, l’abulico e inconsistente qui pro quo di una società che richiede sempre più le spalle coperte da vestitini caldi e invisibili all’occhio del comune mortale. Un fallito di successo è uno che non sa nemmeno cosa sia recitare, tuttavia recita anche se uno sano di mente non lo farebbe recitare nemmeno al teatrino della parrocchia; scrive, anche se di fatto non sa scrivere e ricordarsi a malapena il suo nome; si chiama artista utilizzando gli specchi dell’Ikea e chiamandoli arte perché sotto ha scritto che chi si specchia in quel suo specchio è l’opera d’arte, sottolineando che in questo modo l’autore ha fatto arte e l’ha fatta fare agli altri, una specie di panarte universale per menti leggermente disturbate che non capiscono la differenza tra uno specchio e una pera.

Le ricette per l’elaborazione del planetario successo di un qualunque fallito che si rispetti, sono semplici e a base di pochi ingredienti. La prima condizione indispensabile è che l’aspirante al successo non abbia un parere preciso su nulla, ma ricalchi anche in ciò che chiama “atteggiamento critico”, luoghi comuni che tutti sanno già e in cui il 90 per cento della gente si identifica perché segue pedissequamente quel luogo comune.

Verrebbe da chiosare con il grande Giorgio Gaber: 

Il conformista È uno che di solito sta sempre dalla parte giusta Il conformista Ha tutte le risposte belle chiare dentro la sua testa È un concentrato di opinioni Che tiene sotto il braccio due o tre quotidiani E quando ha voglia di pensare pensa per sentito dire Forse da buon opportunista Si adegua senza farci caso E vive nel suo paradiso Il conformista È un uomo a tutto tondo che si muove Senza consistenza il conformista S’allena a scivolare dentro il mare della maggioranza È un animale assai comune Che vive di parole da conversazione Di notte sogna e vengon fuori i sogni di altri sognatori Il giorno esplode la sua festa Che è stare in pace con il mondo E farsi largo galleggiando il conformista Il conformista”.

La condizione senza la quale però il fallito-conformista non andrebbe da nessuna parte è proprio quel vestitino caldo di cui si parlava, in pratica un rivestimento politico e l’appartenenza ad una classe sociale alta con relativi quattrini di accompagnamento che gli consentano di auto-promuoversi nella sua terra e poi magari anche nel mondo, dipende da quante aderenze e quanti quattrini si hanno.

Ma parliamo più precisamente di scrittura.

Le scuole di scrittura creativa legate ai grossi gruppi editoriali italiani, incoraggiano il raccomandato. Gli editor arrivano addirittura a sostenere, e molti lo dicono in pubblico, che una raccomandazione non sarebbe una cosa negativa per farsi anche solo leggere, sì, perché così le opere arriverebbero all’editore già selezionate.

Ora a questo punto ci si chiede selezionate da chi e perché?

Dalla scuola di scrittura creativa gestita dallo stesso editor che non solo è pagato per fare l’editor, ma prende pure altri quattrini da chi frequenta la sua scuola nella quale egli stesso decide chi può essere pubblicato con la casa editrice per cui fa l’editor?

Oppure selezionate da un amico scrittore a sua volta raccomandato?

O da un politico o un gruppo di potere?

O da natali di eccellenza?

Ma non è una pecca dell’oggi; con il dovuto rispetto Mecenate faceva la stessa cosa sotto Ottaviano Augusto; la gente intelligente come Cornelio Gallo che non s’adeguava al programma augusteo veniva segata e sponsorizzava gente ritenuta grandissima e che era pure capace di scrivere schifezze come queste:

Quid tibi vis, mulier nigris dignissima barris?

munera quid mihi quidve tabellas mittis nec

firmo iuveni neque naris obesae?

Namque sagacius unus odoror,
polypus an gravis hirsutis cubet hircus in alis
quam canis acer ubi lateat sus.
qui sudor vietis et quam malus undique membris
crescit odor, cum pene soluto
indomitam properat rabiem sedare, neque illi
iam manet umida creta colorque
stercore fucatus crocodili iamque subando
tenta cubilia tectaque rumpit.
vel mea cum saevis agitat fastidia verbis:
«Inachia langues minus ac me;
Inachiam ter nocte potes, mihi semper ad unum
mollis opus. pereat male quae te
Lesbia quaerenti taurum monstravit inertem.
cum mihi Cous adesset Amyntas,
cuius in indomito constantior inguine nervus
quam nova collibus arbor inhaeret.
muricibus Tyriis iteratae vellera lanae
cui properabantur? tibi nempe,
ne foret aequalis inter conviva, magis quem
diligeret mulier sua quam te.
o ego non felix, quam tu fugis, ut pavet acris
agna lupos capreaeque leones.»

Provate a tradurla se avete lo stomaco! Eppure questa è considerata l’opera di un artista raffinatissimo come Quinto Orazio Flacco! Misteri dell’editoria antica e moderna!

Cos’è?

Il gioco del cane che si morde la coda e finge che gliel’abbiano morsa gli altri.

E non è lecito neppure domandarsi come mai tanti scrittori non sappiano nemmeno scrivere in un italiano decente, ma troviamo i loro libri ad ogni angolo, perfino nel supermercato nella sezione offerta speciale, specialissima, tipo se compri due patate e una carota può acquistare il libro dell’ultimo scrittore di grido a pochi spicci, tanto lo scaffale è stracolmo dei suoi volumi che, nonostante tutti dicano vengono venduti a milioni, stanno sempre là, per mesi, pile interminabili, immutabili.

E ovviamente non ci possiamo domandare come facciano a loro volta certi editor, che sanno scrivere a malapena poesie elaborate col solo talento dell’andata a capo pubblica subito per interferenza divina, a giudicare chi e perché sia degno di essere considerato nella casa editrice per cui lavorano. E ci chiediamo come possano essi stessi, senza talento alcuno e nessuna capacità di scrittura, essere stati assunti come editor con potere decisionale e allestire costosissimi corsi di scritture per insegnare agli altri cose che neppure loro sanno fare.

Ma sono tutte domande destinate inesorabilmente a rimanere senza risposta.

Soltanto prima di acquistare un libro, pensateci, per evitare di collezionare volumi utili a raddrizzare l’assetto delle gambe dei tavoli o a finire nel fuoco durante le lunghe e tediose sere invernali.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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