Le panacee del Guelpa-garbugli tra purghe e digiuni

Le panacee del Guelpa-garbugli tra purghe e digiuni

Le panacee del Guelpa-garbugli tra purghe e digiuni

Di Mary Blindflowers©

Le panacee del Guelpa-garbugli tra purghe e digiuni

Guelpa, Frontespizio, credit Mary Blindflowers©

 

 

Il dottor Gugliemo Guelpa nel 1912 diede alla luce o meglio alle stampe un libro dall’apparenza curiosa. Si tratta di un volume che mi è capitato per caso e il cui titolo ha attirato la mia attenzione: “Digiuno e Purga loro applicazioni scientifiche, (rinnovamento dei tessuti, ringiovanimento delle funzioni), Canizie e Calvizie ed igiene dei capelli”.

Ora mi direte voi perché mai qualcuno dovrebbe leggere un libro così datato su questioni di igiene che oramai sono piuttosto note?

La risposta è che ho iniziato a leggerlo oziosamente, pensando ad un noiosissimo trattato medico-scientifico infarcito di macroscopici errori medici, come spesso accade di incontrarne leggendo vecchi testi di medicina. Gli errori ci sono, è garantito. Però vi assicuro che vale proprio la pena di leggerlo se non altro per capire la mentalità di un medico degli inizi del Novecento e vivere storie curiose di pazienti problematici e sofferenti, attraverso quelle che l’autore chiama Osservazioni.

Guelpa infatti ha un linguaggio coloritissimo nel descrivere i casi clinici trattati, le cure e i rimedi a suo dire efficacissimi che egli proponeva.

Non mangiare per una o due settimane e purgarsi abbondantemente diventa in questo libro la panacea universale per ogni tipo di male, dalla nevralgia al diabete, ai problemi intestinali, ai dolori reumatici, all’eczema, insomma proprio per tutto, perfino per le malattie mentali: “Le constatazioni isto-cliniche mi fanno supporre che la cura di disintossicamento rapido e profondo debba dare risultati in certe malattie mentali, soprattutto al loro principio. Non sarei stupito se detto metodo potesse essere un aiuto nella cura dell’alcoolismo, della morfinomania e degli altri avvelenamenti dello stesso genere” (p. 71).

Ma non è la superficialità di questa ed altre indicibili castronerie che deve spingerci a leggere, bensì gli esempi pratici e le storie che adduce e il cui finale a volte lascia di stucco:

Una dozzina di anni fa, uno dei miei più simpatici clienti ed amici, un uomo di 45 anni, era colpito da diabete a cento e più grammi per giorno. Essendo padre di famiglia con parecchi figli, ebbe l’idea di contrarre un’assicurazione sulla vita: e mi consultò per sapere se lo si sarebbe accettato. Naturalmente gli risposi che non era possibile perché si sarebbero esaminate le sue urine emesse in presenza del medico della compagnia, il quale vista la quantità abbondante di glucosio, l’avrebbe immediatamente rifiutato. Di poi, siccome io avevo già praticato diverse volte l’auto-esperimento del digiuno, completato con la purga, e che cominciava a conoscerne gli effetti, mi venne l’idea che razionalmente la cura, che ripetevo appunto in quel momento, avrebbe potuto essere utile contro il diabete. Proposi al mio ammalato di voler sottomettervisi, il che l’avrebbe forse liberato dal suo diabete e gli avrebbe permesso di contrarre la sua assicurazione. Sebbene un po’ di malavoglia, accettò il mio consiglio e l’effettuò coscienziosamente, purgandosi ogni giorno ed astenendosi da qualunque alimento durante tre giorni. Il risultato fu più rapidamente soddisfacente di quanto non avrei osato di supporre. Alla fine del secondo giorno, non v’era più traccia di zucchero nelle orine: ed il terzo giorno il mio cliente si presentava pienamente rassicurato al medico della compagnia. Questi non poté che segnalare il mio cliente come idoneo, trovandosi nelle migliori condizioni vitali. L’assicurazione fu utilissima alla famiglia perché il pover’uomo moriva due anni dopo d’un tumore maligno alla spalla.

Guelpa colleziona così un collage di osservazioni o in sintesi, brevi storie di vita condite da un punto di vista personale, nell’intento forse di autoconvincersi dell’esattezza dei suoi assiomi e delle sue supposizioni mediche, dando al lettore anche notizia di particolari non esattamente medici sui pazienti dei quali fa nome e cognome: “Mme Th, de Noisy-le-Sec che conosco da una ventina d’anni, è di solito una persona calmissima, riflessiva ed attiva al lavoro. Madre di due figli, ha maritato sua figlia alcuni mesi fa” (p. 72).

Nel saggio sulla calvizie e sull’incanutimento dei capelli arriva a conclusioni esilaranti: “Se voi osservate con un po’ d’attenzione una riunione di persone agiate voi sarete colpiti dalla grande abbondanza di teste prematuramente calve. All’incontro se fate lo stesso esame in una riunione di classe media e ancor più di classe bassa (operai o contadini) vi è facile constatare che in essi le teste sono relativamente ben coperte di capelli… coloro i quali, per la loro condizione sociale, possono aver la maggior cura dei loro capelli, sono precisamente quelli che li perdono più presto”. (pp. 94, 95). Afferma anche che le donne perdevano meno i capelli rispetto agli uomini perché si lavavano di meno. Secondo la sua teoria gli shampoo e le frizioni troppo energiche dei parrucchieri e i lavaggi troppo frequenti erano causa della caduta e dell”incanutimento dei capelli.

Insomma un’accozzaglia di sciocchezze che però dimostrano come agli inizi del Novecento la medicina cominciasse a collegare fattori sociali con le malattie e come l’importanza dell’igiene nella profilassi di molti morbi, ancora non fosse entrata completamente nella mentalità degli inizi del secolo: “Io, per conto mio, non ho mai lavato con dell’acqua i bambini che ho assistito alla loro venuta al mondo, e voi sapete tuttavia quanto essi siano sporchi! Per renderli presentabili non mi sono mai servito che di vaselina o di cold-cream e voi potete essere ben certi che essi sono sempre ben più puliti che se li avessi puliti con ripetuti bagni” (p. 221).

Quelle che oggi chiameremmo le pulizie sporche.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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