Poetici non poetici, falsi miti e censura

Poeri non poetici, falsi miti e censura

Poetici non poetici, falsi miti e censura

Di Mary Blindflowers©

Poeri non poetici, falsi miti e censura

Lo scorpione, credit Mary Blindflowers©

 

Scalciano i poeti per un posto al sole, mentre gli scrittori si sgomitolano su campi di falsità, e sorridono, teneramente odiandosi, fraternizzando per puro interesse, dandosi la mano e ferendosi con occhi spesso digitali e astratti, nella vana speranza di affermarsi. Spacciano platealmente i loro versi delicati con sentimentali rime strumentali al banale e al trito, per acchiappare il consenso, deus ex machina soggetto all’illusione del fatuo, del decadente che non sfugge allo stereotipo ma ci si invischia e ci si avvolge. Come abbattuffolati dentro le calde coperte degli amici, i nostri cari poeti ridono alla vita ma mai di se stessi, prendendosi invero, molto sul serio, tanto da impedire a chiunque una critica o un appunto. La loro eburnea perfezione non deve essere turbata.

E dopo averli conosciuti, o per lo meno aver conosciuto editor e gente che dice di avere l’etichetta di poesia accertata, sono lontani i tempi in cui scrivevo:

I poeti sono i miei fratelli,

sono quelli che

mentre gli altri corrono,

si fermano

ad appoggiare l’orecchio

sulla ferita aperta

del giorno e della notte,

in silenzio,

ad ascoltare

ciò che gli altri

non arrivano neppure

a immaginare

Povera illusa, non sai che fu proprio Caino ad uccidere Abele? Non conosci il mondo, lo vedi con occhi ingenui, da bambina poco consapevole dei meccanismi interni dell’orologio. Se le lancette girano è perché dentro c’è un ingranaggio che le muove, e senza il quale non avrebbero autonomia e cadrebbero come corpi morti.

La grande illusione del mito della poesia è stata proprio quella di far pensare agli ingenui che i poeti siano poeti fuori dalla pagina scritta, che siano visceralmente sensibili e buoni. Niente di più falso. Eppure c’è ancora nel 2018 gente che quando parla di poeti e scrittori, cita le famose farfalle nello stomaco e gli occhi lucidi, la sensibilità umana universalmente cosmica, il lato buono del creato, e giudica i poeti come dei olimpici, come se anche loro non fossero uomini comuni e mortalissimi. Gli stessi che hanno questa falsa idea romantica dei poeti, poi incontrandoli al supermercato, ossia fuori dalla loro veste ufficiale, fuori dal nome e dalla patina aurea, li prenderebbero a gomitate vicino allo scaffale dei fagioli o gli schiafferebbero la faccia contro la confezione delle uova. Perché il poeta va rispettato solo quando si presenta come poeta nei circoli dei poeti, con la coroncina di alloro sulla fronte dei readings e degli apericena culturali. Per fortuna si estinguono anche i poeti col tempo, quelli che imparano a scrivere nelle prestigiose scuole di scrittura, che imparano ad impanare la è fingendo che sia la quintessenza dell’essenza del servizio all’umanità, piagata in realtà da tanta falsa letteratura, da corsi che non insegnano alcunché, perché la creatività è un dono che nessuna grammatica può darti e nessun istruttore di cani, può infondere.

E muoiono anche i movimenti che nascono per segnare la storia col denaro delle pseudo rivoluzioni di una borghesia (una parola che i benpensanti sconsigliano di usare perché ormai saremmo tutti borghesi) impaludata nelle sue rivoluzioni niente affatto rivoluzionarie, quelle rivoluzioni che avvengono a suon di quattrini e conoscenze, per cui sei artista se puoi frequentare i posti giusti al momento giusto e hai il portafoglio ben gonfio per fare business su te stesso.

Poi c’è la scuola che ti parla dei poeti e degli scrittori storici, omettendo le parti scabrose o religiosamente o politicamente sconvenienti e offrendoti una verità parziale e sofistica, per cui alla fine dei tuoi studi, se decidi di non leggere altro, non sai praticamente nulla, tranne forse che la terra ha la forma di un geode e che siamo tutti mortali, qualche nozione di innocua geografia, di letteratura greca e latina depurata, per non turbare troppo le coscienze.

Ricordo una docente di letteratura latina che scriveva anche poesie e che rimproverò aspramente un’alunna che aveva osato comprarsi la versione integrale del Satyricon di Petronio, giudicato inadatto per delle adolescenti, abituate a vedere violenza e sesso in tv, al cinema, nei giornali. Una sorta di censura perbenista quanto inutile. Il risultato fu che l’alunna se lo lesse tutto, perché incuriosita dal divieto, poi fece alla prof. delle domande in classe per cui venne sbattuta fuori dall’aula con la minaccia di sospensione. Proibito sapere.

Tutti sanno che i poeti sono cosmicamente buoni?

Ebbene, continuino a pensarlo, esattamente come la prof, pensava che fosse giusto censurare piuttosto che spiegare.  Viviamo nella coercizione esercitata dal mito litico che non si può scalfire e ne siamo responsabili.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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