La regola del silenzio, controlune, invidie e realtà fittizie

La regola del silenzio, controlune, invidie e realtà fittizie

La regola del silenzio, controlune, invidie e realtà fittizie

Di Mary Blindflowers©

Il pulcino, mixed media on paper by Mary Blindflowers©

 

Il silenzio nella filosofia Zen è l’algida luna indicata dal dito che è la parola. Il suo compito è indicare una giusta direzione e poi tacere, per evitare che tutta l’attenzione del mondo si posi sul dito indicatore anziché sulla luna. Ma se la luna è prigioniera e nessuna delle direzioni che il dito può indicare può condurre alla sua liberazione, cosa indicherà il dito per poi tacere e conservare il segreto della prigionia della luna? Nulla, perché qualsiasi cosa indichi, sarà un errore. E parlerà di strade perfettamente lucidate che potrebbero condurre al sentiero della luna, poi contemporaneamente tacerà perché sa che in realtà il sentiero della luna non esiste, che è solo una gabbia, un’illusione e la luna stessa un riflesso imprigionato nelle menti di chi ha in mano le redini dello spazio. Ovunque il dito indichi c’è solo errore e false vie, e voci che si alternano, che giocano a rincorrersi, facendosi eco in un parossismo delirante di moti convulsi e traditori, di persone che dicono affermando e puntando il dito in una direzione possibile e un secondo dopo rinnegano tutto, nascondendosi; di gente che parla e parla e loda la lucentezza della luna, pur sapendo che non ha un’esistenza reale; di uomini e donne che si inchinano alla fredda bellezza lunare costruita nella stanza dei bottoni. Il silenzio cala su tutto. Un dito, due dita, centomila dita e mani innumerevoli e direzioni e moltitudini di illusi che fanno del dire parola che gira attorno al silenzio, nucleo centrale, trasfigurazione ideale del tutto da non esplicitare nella regola non scritta del savoir vivre dans le monde, la quale recita che è nel silenzio che si deve nascondere ciò che non si può dire.

Ma chi decide cosa si può dire e cosa no?

Il Super Ego. E chi c’è dietro il Super-Ego dominante? Uomini e donne che fanno del silenzio delle moltitudini corazza e scudo, dietro cui gestire immagini, situazioni, intrecci, relazioni, etc, come in ogni società gerarchica che si rispetti in cui la massa aspirante a raggiungere una luna che non c’è, ha il primo principale e indiscutibile dovere di tacere. La regola del silenzio è ferrea. Se un dito controluna decide di dire ciò che non si può dire ma che tutti già sanno e non dicono, cioè che la luna non esiste in realtà, che la sua fama è un bluff politico-sociale per favorire le classi dominanti e tenere soggiogati i cervelli col silenzio, le dita cominciano ad agitarsi e tacciare il dito controluna di follia oppure di invidia. “Se parli male della luna significa che non puoi arrivarci, sei un invidioso, uno che siccome non siede al tavolo di chi conta, allora ha del risentimento e dice quello che tutti sanno ma nessuno dice, perché è stupido, risentito e mal disposto verso la luna e il mondo. Uno rancoroso, cattivo e chissà cos’altro, ah sì pure brutto, perché uno che va controluna non può essere che brutto e dannato, un controsanti senza santi, un idiota che non farà mai carriera, uno destinato a perdere per non aver osservato la regola del silenzio e non aver curato la propria immagine nel mondo. L’immagine è tutto, tu sei quello che appari non quello che sei”.

Così si hanno due strade da percorrere, dire che tutte le direzioni valide sono solo quelle che portano alla luna, che è splendida, perfetta e meravigliosamente lucente, tacendo tutto il resto, ignorando quello che accade nel lato nascosto della luna in cui hai capito come funziona più o meno il meccanismo del pianeta, oppure dire le cose come stanno cioè che la luna è finta, che è tutto finto, premi spaziali lunari della strega, riconoscimenti selenici a grandi intellettuali lunatici e geniali, sfere editoriali rotanti, sorrisi come piccole lune titillanti deretani alieni, libri di polvere impalpabile di luna che ti si sbriciolano in mano e vengono venduti a peso di libri veri e autentici capolavori di scrittura, pubblicità di best-sellers all’olio lunare che passano tutti i dolori esistenziali e reumatici, come panacea per tutti i mali dell’umanità desolata che guarda da lontano le strade luminose della luna. Davvero tutto finto. Contratti editoriali al bluff di luna morta che copiano pure i nomi delle collane da appendersi al collo per impiccarsi all’albero lunare, poeti e poetesse lunari, scrittori spaziali, tutto meravigliosamente finto ed inutile. Nomi lunari sbandierati a gran voce come sacri poemi intangibili fatti di creta sbriciolosa, e la posa costante da superomismo selenico, libro in mano, sorriso di plastica e crateri di silenzi dentro al petto della rete magica, pronta ad accoglierli come madre santa di tutti i pianeti.

Ma dire questo significa essere rosi d’invidia, meglio sognare che la luna esista, chiudere gli occhi, tirare avanti e far finta di nulla, sorridere anche quando non se ne ha nessuna voglia, compiacere, fare un minuetto con inchino, recitare a soggetto, fare un saltino se il padrone comanda, ed abbaiare scondinzolando piano piano, per non disturbare troppo, correre a lisciare le piume lunari degli editor e lodare sperticatamente le loro ciofeche letterarie o i loro completini di flanella di polvere di stelle, cantando serenate da luna di miele al chiaro di luna, satellitando tra un cratere e l’altro e cercando di non creparci dentro, così tutto rimarrà esattamente e lucentemente com’è, per poi lamentarsi di come vanno le cose in privato e dire le stesse cose che tutti sanno ma non si possono dire da secoli per non rompere l’eterna regola lunare del silenzio, per costruirsi un’immagine fittizia che non esiste, esattamente come la luna.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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