Cultura, monopolio, libri, potere

I libri? Bruciamoli! Cultura, ricchezza

Cultura, monopolio, libri, potere

 

I libri? Bruciamoli! Cultura, ricchezza

Profili memorabili all’oblio, credit Mary Blindflowers©

 

I libri? Bruciamoli! Cultura, ricchezza

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Mary Blindflowers©

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Movimenti letterari che fiorirebbero principalmente dalle idee e dalla volontà di cambiamento, dall’arte, dal disinteresse, dalla volontà di valorizzare la poesia, la profondità delle lettere, etc. Tutto condivisibile ma nella realtà falso.

La storia dimostra che la cultura, da sempre, è monopolio dei ricchi e dei potenti. Certo un povero oggi può studiare, leggere, informarsi. Le biblioteche di tutto il mondo scansionano libri antichi che chiunque abbia un collegamento ad internet, può consultare.

Tuttavia la cultura non basta anche se l’accessibilità alla stessa è migliorata nei secoli. Si può dire infatti che la volontà di sapere e di studiare, in un individuo senza mezzi economici più che consistenti, diventa quasi una prepotenza narcisistica, un atto di imperdonabile orgoglio.

“Come è possibile che una bambina che è nata da un operaio, pretenda di saperne di più di mio figlio che è nato da un medico? Un’altra educazione, un’altra classe…” Frasi delirio che ho sentito dalla bocca di un medico che pensava che tutti i figli dei medici dovessero per forza essere più intelligenti dei figli degli operai, perché nel suo piccolo universo classista e semi-cieco, la cultura e l’intelligenza non possono cambiare il mondo e ognuno dovrebbe stare al posto che gli è stato assegnato dal destino.

Questo stesso modo di pensare, anche se non esplicitamente espresso dall’autorità, ha segnato e segna ancora oggi, le tappe della storia, delle idee, del pensiero umano.

Prendiamo il caso di due pensatori, uno ricco e uno povero.

Entrambi si mettono in testa di creare un movimento di idee nuove.

Il primo ha i mezzi economici per propagandare il suo movimento: affittare un teatro per organizzare incontri con il pubblico; invitare amici della sua stessa classe sociale a scrivere sui giornali articoli sul movimento stesso, secondo il principio una mano lava l’altra, siamo tutti fratelli. Poi il ricco può aprire un giornale sostenendone i costi, invitare i nuovi talenti letterari a scriverci sopra, previo compenso che sborserà sempre lui. Potrà contattare politici della sua stessa classe sociale, per dare una mano al movimento, oppure contattare e pagare un’agenzia pubblicitaria per curare l’immagine pubblica del movimento. Tutto questo ha un costo spirituale ma soprattutto materiale che il pensatore ricco potrà tranquillamente sostenere. In pratica farà un investimento che gli consentirà di rendere popolari le sue idee e di affermarsi.

Il povero non potrà fare altro che descrivere le sue idee in un blog di sua creazione, non potrà affittare un teatro né spazi di qualunque altro tipo per organizzare alcunché; non potrà aprire un giornale, perché non potrebbe sostenerne i costi. Inoltre un povero non ha amici giornalisti attraverso i quali propagandare le sue idee che rimarranno lettera morta. I suoi nemici turlupineranno il movimento stesso, descrivendolo come ridicolo e inutile mentre saliranno con gioia sul carro del ricco propagandista.

La propaganda è tutto, la propaganda fin dal Novecento, è diventata arte. La propaganda costa, quindi il denaro oggi è arte.

Tutti i movimenti letterari e artistici sono nati, cresciuti e si sono affermati soprattutto in virtù del denaro, perché l’idea alla fine non conta nulla. Un’idea senza mezzi è come una scoperta che non è stata comunicata, come l’arrivo su un continente sconosciuto senza la possibilità di dire al mondo, ho fatto una nuova scoperta.

I Vichinghi scoprirono l’America ben 500 anni prima di Colombo, ma sulle enciclopedie e sui libri di scuola lo scopritore del Nuovo Mondo è Cristoforo Colombo perché ha propagandato la sua scoperta ed è stato finanziato dalla Corona di Castiglia.

Quindi non è l’idea in sé e per sé che conta, non è il fatto nudo e crudo che, diciamolo, non interessa veramente a nessuno, perché è più semplice lasciare che siano gli altri a scrivere la storia per noi. Contano propaganda e denaro. Senza il denaro di Isabella di Castiglia Cristoforo Colombo non comparirebbe in tutti i libri di scuola.

Buttiamo i libri, dunque, bruciamoli, se pensiamo che essi dicano il vero; facciamoli a pezzi sulle pubbliche piazze se pensiamo che siano stati i vinti a scrivere la storia, se pensiamo che tutto ciò che leggiamo sia oro colato. Calpestiamo volumi e volumi con furia iconoclasta se ancora nel Duemila ci illudiamo che essi ci illuminino di sapienza e di cultura infinite e preziose; uccidiamo la cultura, se pensiamo che essa possa avere lo stesso valore per tutti, o che sia diventata democratica, paritaria, che non si faccia abbindolare dal denaro, confondendo l’avere con l’essere.

La verità è che quando esci dalla scuola hai in testa un mucchio di sciocchezze impartite da un potere che ama la stupidità e l’intoccabilità dei miti, ma non insegna a ragionare, bensì a ripetere a pappagallo i nomi celebri, che senza il denaro non sarebbero stati celebri, non sarebbero stati nessuno.

La storia è un bluff come la fama, come tutti i movimenti letterari ed artistici, finte apoteosi scritte dai vincitori per un popolo da indottrinare e infarcire di miti precotti e delle storie di  grandi uomini costruiti. Così la massa nelle nostre democrazie non democratiche fa le rivoluzioni per conto dell’upper class senza neppure rendersene conto.

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https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=8bdeizHM9OU

Comment (1)

  1. Claudio

    Una grande verità. Ma la maggior parte delle persone si lascia ingannare facilmente dai potenti. È sottomessa all’apparenza. E il denaro a questo serve, ad acquistare e costruire verità che sono solo apparenti.

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